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Il "Monday Night" della Pieffe, da coach a coach: Dell'Agnello esalta le qualità di Serra

Serra saluta così la Pallacanestro Forlì 2.015: "Anche in questo arrivederci, la società si è dimostrata grandissima. Mi hanno fatto un saluto con un grosso in bocca al lupo che porterò sempre con me"

Terzo "Monday Night" della Pallacanestro Forlì 2.015 in compagnia di coach Sandro Dell'Agnello e dei suoi assistenti Alberto Serra, fresco di nuovo incarico con i Raggisolaris Faenza, e Francesco Nanni. Dell’Agnello ha subito delineato la differenza di valore degli assistenti per il capo allenatore col mondo del calcio: "Nel calcio c’è meno bisogno di una parola, un consiglio o un aiuto. Nel basket ogni 5 secondi succede qualcosa, e se non sei sveglio la partita se ne va, quindi è fondamentale avere vicino persone che possano dirti la cosa giusta al momento giusto. L’aiuto di Alberto e Francesco è fondamentale".

La parola passa poi a Serra: "Il difficile è dire la cosa giusta che lui non ha già pensato nel momento giusto, che non è una cosa banale e semplice. La pallacanestro è uno sport rapido e nel giro di qualche secondo cambia tutto". Chiude Nanni: "E' fondamentale filtrare e capire di cosa ha bisogno il capoallenatore in quel momento sulla base delle informazioni a disposizione e su ciò che succede in campo".

L'affiatamento

Spazio poi alle domande dei tifosi: la prima chiede la caratteristica che deve avere un allenatore per essere un vice che possa avere grande affiatamento assieme al coach. Dell’Agnello risponde così: "La prima è essere una persona onesta, perché non va bene costruire il rapporto sulla non fiducia. La seconda cosa che non ho bisogno di collaboratori che mi diano ragione, ma di qualcuno che contesti le mie idee e mi porti diverse visioni delle cose".

Serra è della stessa opinione: "L'onestà intellettuale è la prima cosa che bisogna avere nel rapporto lavorativo con le persone. Una volta che c’è quella, il resto si aggiusta: quest’anno è stato così”. Nanni evidenzia l’utilità della triade: "Quante volte nelle nostre riunioni in spogliatoio abbiamo opinioni diverse. Dal dialogo proviamo a venire fuori con la soluzione migliore, ognuno di noi vede e valuta le cose in modo diverso, mettendole insieme tre teste ragionano meglio di una".

L'importanza dei ruoli

Questi i ruoli nel dettaglio dei protagonisti della live di lunedì sera, a partire dal capoallenatore biancorosso: "La parte importantissima del mio lavoro è fuori dal campo, non tanto nelle due ore di allenamento, dove facciamo pallacanestro - spiega Dell'Agnello -. Andar d’accordo e far funzionare bene lo staff che mi circonda è importante così come far diventare un gruppo i giocatori a disposizione, che per natura tendono a pensare a sé stessi. Solo dopo tutto questo si comincia a parlare di tecnica, tattica e quant’altro. La mia funzione principale credo sia far girare insieme le 20/25 persone tra giocatori e dirigenti vari che costituiscono una squadra”.

Serra sottolinea la componente umana nel suo lavoro: "Sono le relazioni umane ad essere importanti. Possiamo raccontare tutto quanto ai giocatori, ma se questi non hanno fiducia in noi, non fanno ciò che diciamo. Dobbiamo aiutare Sandro a creare questo clima di squadra per far tirare tutti dalla stessa parte".

Nanni svolge anche un ruolo di scout: "Il nostro compito, anche quello del team manager Giovanni Agricola, è cercare di risolvere tutti i problemi che nascono in settimana per far sì che l’allenatore si concentri sulle cose più importanti. Cerchiamo di dare una mano anche nelle piccole cose. Se un giocatore è infortunato, pensiamo a chiamarne uno delle giovanili. Durante la settimana, se giochiamo domenica contro Imola e la domenica successiva contro Verona, il giorno che affrontiamo Imola ho già guardato le partite precedenti di Verona, ho preparato dei mini report sulle caratteristiche principali dei giocatori. A fine gara do tutto quanto a Sandro che così dal giorno dopo ha tutto il materiale per il match successivo”.

L'allenatore modello

La domanda sull’allenatore modello, già proposta a Sandro nella live del 18 maggio, è stata proposta ai suoi due collaboratori. Così risponde Serra: “Ne ho tanti, potrei dire Obradovic, Messina. Però sinceramente provo ad essere me stesso, a rubare qualcosa dai capoallenatori che ho avuto. Se imiti qualcun altro vieni subito sgamato e sei poco credibile, quindi provo ad essere me stesso e a sbagliare come Alberto Serra”. La palla passa poi a Nanni: "Le cose più importanti che si possono imparare da uno staff sono quelle non riguardanti la tattica: posso andare su YouTube e vedere gli schemi di Messina o Obradovic senza problemi, però io penso di avere imparato moltissimo da Alberto e Sandro. Dal primo ad esempio ho appreso quando è il momento di fare una battuta con un giocatore e quando è invece il momento di stare seri".

Il post partita

Cosa si pensa alla fine del match. Il primo a rispondere è Dell'Agnelllo: "Un mio grande maestro, che si chiama Gianfranco Benvenuti, che purtroppo non c’è più, diceva una grande verità: ‘Sandro ricordati che il capoallenatore è una persona sola, perché quando vinci hai fatto il tuo, quando perdi la colpa è tua’. Io con Alberto e Francesco non sono mai stato solo, ma un fondo di verità c’è assolutamente. Sono molto autocritico con me stesso: dopo la partita se abbiamo vinto mi sento sereno, se abbiamo perso rimugino e me la prendo con me stesso. Non sono uno che striscia sotto il tavolo, si mette sotto la sedia o dà le testate contro il muro: petto fuori, proviamo a vincere la prossima”.

“Sicuramente penso sempre a quello che è stato, se abbiamo vinto provo gioia e provo a vedere la cosa che non è andata benissimo pur senza dirlo nello spogliatoio, se perdiamo cerco di avere una parola buona per lo staff, perché Sandro ha ragione, alla fine il responsabile è lui, cerco di vedere qualcosa che è andato bene, uno spunto dal quale ripartire e su cui lavorare in settimana", sono le parole di Serra.

“Mi ricordo una partita in casa, vinta, in cui al termine eravamo tornati negli spogliatoi ed era successo qualcosa di tecnico negli ultimi minuti che ci aveva lasciato l’amaro in bocca - ricorda Nanni -. Mi ricordo la reazione di Sandro nello spogliatoio, gioioso per la vittoria: festeggiare è sempre importante”. Quest’ultimo poi mette in risalto l’importanza della molteplicità di punti di vista dopo una sconfitta: “A volte è capitato di avere diverse opinioni, quando si perde mille cose possono essere andate male. C’è un ordine di priorità, avere diversi punti di vista è sempre un aiuto anche in questi casi”.

Serra condivide: "Il pensiero unico non è mai la cosa migliore. A volte sono talmente evidenti le lacune avute o le cose belle fatte che non occorre parlarne, si discute sulle cose sulle quali magari non si è d’accordo, poi si è sempre raggiunta una linea comune tra di noi".

Le emozioni

Serra, giunto al termine della sua avventura con la Pallacanestro 2.015, spiega cosa sia stato per lui lavorare nell'ambiente biancorosso: "La realizzazione di un sogno, è stato il massimo. Io abito anche vicino al Palafiera e tante volte in questi anni mi sono detto ‘Mi piacerebbe un giorno entrare, allenare…’, più di così non potevo chiedere”. Le emozioni non sono mancate neanche al collega Nanni: “Io da piccolo andavo a vedere le partite, mi ricordo le finali contro la Fortitudo in Serie B, gli anni di A2, pensare di avere la fortuna di allenare a questo livello, in una società così solida ed ambiziosa è stato veramente emozionante”.

Il futuro di Serra

Serra saluta così la Pallacanestro Forlì 2.015: "Anche in questo arrivederci, la società si è dimostrata grandissima. Mi hanno fatto un saluto con un grosso in bocca al lupo che porterò sempre con me, sarò sempre un tifoso uno dei primi tifosi". Nanni ripone fiducia su di lui: "In questi tre anni è stata una figura davvero importante per me, per entrare meglio in questo mondo. Ho imparato da Alberto cose molto più importanti della tattica, sono sicuro che fra due anni avrò un dubbio potrò sempre chiamarlo”. Dell’Agnello chiude poi col suo saluto: "Alberto è una persona veramente a posto, è stato un collaboratore preziosissimo perché ha fatto dell’onestà intellettuale e della partecipazione alle vicende comuni il suo credo fin dal primo giorno. Mi è stato di grande aiuto e gli faccio un in bocca al lupo grandissimo, spero che gli vada tutto bene, perché se lo merita sicuramente".

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