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Una sbandata, poi lo schianto mortale: 60 anni fa il dramma del pilota Mario Preta

"Gnafin" era nato a Pescara il 3 maggio 1925, ma a due anni di età si ritrova con la famiglia a Forlì, in una casa della zona di Bussecchio

Ore 11.45 del 30 luglio 1955: all’ospedale di Senigallia si ferma per sempre il cuore di Mario Preta, uno dei più brillanti centauri italiani del dopoguerra. “Gnafin” era nato a Pescara il 3 maggio 1925, ma a due anni di età si ritrova con la famiglia a Forlì, in una casa della zona di Bussecchio. Nel 1929 si trasferisce in Corso Diaz, vitalissima arteria del centro storico: da quel momento la sua vita sarà inscindibilmente legata a Borgo Ravaldino.

Preta inizia a correre nel 1952 con una Vespa 125cc, partecipando alla Coppa dell'Appennino dove si classifica primo nella “1000 km Audax” e nel circuito Città di Forlì. Nel 1953 balza in sella ad un Benelli 125 Leoncino, con cui partecipa al Giro d'Italia e ad altre gare lungo la Penisola, sino a vincere i circuiti cittadini di Rimini, Lugo di Romagna e Cesena. In quello stesso anno, al termine del campionato italiano, si cimenta per la prima volta con la temibile e leggendaria “Milano Taranto”, classificandosi undicesimo. Nel 1954 inizia la stagione agonistica con il Benelli 125cc. Dopo diverse gare con scarsa fortuna partecipa nuovamente al Giro d'Italia, classificandosi secondo in terza categoria e nono nella classifica finale.

Il 2 maggio esordisce nel circuito di Lugo di Romagna con il Settebello 175cc gestito dal meccanico e concessionario forlivese della Moto Morini Pietro Spazzoli, che aveva l'officina in via Giorgio Regnoli. All'esordio nella nuova classe motociclistica si classifica quarto, per poi vincere il circuito di Reggio Emilia e quello di Servigliano. A parte la “Milano Taranto” di quell’anno, disputata (e vinta) su Benelli 125cc, Preta partecipa a tutte le gare successive con la Moto Morini Settebello 175, vincendo a Cingoli e Grosseto e classificandosi primo in terza categoria nel giro della Toscana. La classe di Mario Preta esplode in tutta la sua evidenzia quando il reparto corse della Moto Morini gli affida in forma ufficiale la Rebello 175cc: 2° a Tortona, 1° a Imola, 1° a Gallarate e a Camerino, 2° a Grosseto e 1° nel circuito del Mugello di 19,300 km. Poi arriva la strepitosa prestazione nella “Milano Taranto”, nella categoria 175cc, alla fantastica media di 115,265.

In classifica generale, solo il pilota della Gilera Bruno Francisi, che portava in gara la 4 cilindri Gran Premio, gli finisce davanti. In quella Milano Taranto, Mario corse in stupefacente progressione passando 6° a Forlì, 4° ad Ancona, 3° a Roma, prima di giungere vittorioso al traguardo di Taranto. Preta, oltre a stravincere stabilisce il giro più veloce con la media di poco inferiore a quella della Ferrari Sport, che una settimana prima aveva trionfato con Umberto Maglioli nello stesso circuito. Nel 1955, dopo diversi podi e la vittoria della Bolzano-Mendola, conquista anche il titolo del campionato Italiano della montagna, ultima perla prima della tragica uscita di strada a Senigallia.

Preta muore la mattina del 30 luglio 1955 nel circuito cittadino della località marchigiana, mentre sta provando la sua “Morini 175 cc. Rebello”. Uscendo veloce da una curva, la moto sbanda. Striscia contro un muro per poi schiantarsi contro un albero. Giunto in coma all’ospedale, cessa di vivere alle 11,45. Per le moto erano ancora tempi pionieristici, e la sicurezza dei circuiti sarebbe diventato argomento vincente solo negli anni Settanta, sull’onda emotiva della tragica fine di Paolo Tordi e Otello Buscherini, morti entrambi al Mugello il 16 maggio 1976. La camera ardente con i resti del centauro fu allestita il 31 luglio 1955 a Forlì nella sede del Club del Motore, in corso della Repubblica: migliaia di cittadini si recano commossi a porgere l’ultimo saluto al loro campione scomparso.

Lunedì primo agosto, al termine delle esequie solenni celebrate alle 17.30 dal parroco di Ravaldino monsignor Sergio Scaccini, il carro funebre, affiancato dai piloti delle più importanti scuderie italiane, avanza lentamente per corso Diaz fino a raggiungere il cimitero di Bussecchio. Per l’intero percorso un aereo volteggia nel cielo spargendo petali di fiori. Il merito di aver riportato in auge il grande “Gnafin”, va al presidente dell’associazione culturale “Otello Buscherini” Luciano Sansovini, detto Righetto. Al grande campione di Ravaldino, Sansovini, che nel 1955 aveva 8 anni, deve la sua irrefrenabile passione per le moto. Righetto “scopre” Preta dai racconti che Giancarlo Baldini gli faceva nei lunghi viaggi a seguito di Otello Buscherini. Così, nel 2007, assieme a Gilberto Giorgetti e Pasquale Spadola, entrambi scomparsi, ha scritto ed editato il libro “Mario Preta un campione in punta di piedi”. Alcuni anni fa, la sorella di Mario Edvige Preta e il marito Giuliano Montanari, hanno donato a Luciano Sansovini tutti i trofei vinti dall’indimenticabile Gnafin. Piero 

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