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Ciclismo, quarantena "social" per l'ex professionista Matteo Montaguti: "Utili per stare vicino agli amici, ma la strada è un'altra cosa"

"Durante questa quarantena mi sono goduto il giardino - sorride -. Se non l'avessi avuto probabilmente avrei avuto ancora più voglia di uscire"

Lo scorso ottobre l'ultima gara da professionista, il Gran Premio Beghelli. Poi la decisione sofferta di non indossare più il pettorale da gara, ma di vivere l'amata bicicletta, fedele compagna di vita, sotto un altro punto di vista. Come se fosse una prima volta, martedì l'ex ciclista professionista Matteo Montaguti è tornato dopo un lungo digiuno, imposto dall'emergenza sanitaria da covid-19, a pedalare sulle strade dei colli forlivesi, quelli che per anni sono stati palestra per i suoi allenamenti quotidiani. Dall'9 marzo, quando il virus ha imposto a tutti di restare a casa, Matteo ha mantenuto i contatti con amici e fan attraverso i social. Dirette e allenamenti sui rulli, tra sudore e risate. "Durante questa quarantena mi sono goduto il giardino - sorride -. Se non l'avessi avuto probabilmente avrei avuto ancora più voglia di uscire".

Come è stato il ritorno in bici?
E' andata bene, anche se era particolarmente ventoso e mi sono ricreduto di essermi allontanato troppo da casa. Stare all'aria aperta però è la cosa migliore. Devo dire che è stato anche faticoso. Anche se ho fatto parecchi rulli in questo periodo di quarantena, la strada dà un altro responso.

Che giro ha fatto?
Volevo fare il mio percorso preferito, quello dei mini colli forlivesi, quello che facevo quando mi allenavo durante gli anni da professionista. Comprende Massa, Rocca Delle Caminate e Bertinoro.

Era in compagna?
No, sono uscito da solo. Non è il momento di fare gruppetti. Cerchiamo di dare il buon esempio a tutti gli appassionati della bicicletta.

Durante la quarantena è stato molto attivo sui social, facendo compagnia ai suoi tifosi...
Tutti mi hanno sempre fatto presente di non esser abbastanza social, ma è una cosa che in realtà non mi interessava particolarmente. Non ho mai saputo sfruttarli al meglio. In questo periodo mi hanno coinvolto in qualche progetto e ho dato una mano per quanto riguarda le raccolte fondi. Alla fine i social si sono trasformati in una sorta di piazza virtuale dove incontrarci. Non c'era altro da fare. Però adesso torno alla realtà.

Quindi niente più dirette Facebook o Instagram?
Vediamo, se non c'è un determinato obiettivo specifico preferisco non fare nulla. Ripeto, in questo periodo li ho usati per stare vicino alle persone che conosco e stare vicino agli appassionati di ciclismo. Ma non vedo i social come un canale da curare tutti i giorni come ad esempio la colazione, il pranzo e la cena.

Però c'è anche questa esperienza del Giro d'Italia virtuale che sta andando bene...
E' bella, soprattutto perchè stata fatta per un obiettivo importante e benefico. Mi sto divertendo, perchè non mi è mai capitato di stare in collegamento con tanti campioni del calibro di Ivan Basso, Maurizio Fondriest, Mario Cipollini, Alessandro Ballan e Gianni Bugno per citarne alcuni. Ne ho quindi approfittato per divertirmi.

Intanto c'è questa maglia rosa da difendere...
Sì, nella categoria delle leggende. E' giusto specificarlo (sorride, ndr). Non ho fatto i tempi dei professionisti e non mi confronto con loro. Domenica c'è l'ultima tappa. Anche se è da casa, è davvero un mini Giro d'Italia. Ci sono riunioni e interviste. E' bello, siamo tutti agguerriti. E in questa esperienza ho coinvolto anche gli amici della U.S Forti e Liberi, che mi hanno aiutato con le dirette su Facebook. Contemporaneamente ero in diretta anche sulla piattoforma Zoom con Rcs, organizzatore dell'evento.

Pensa che si sarà una premiazione?
Magari mi manderanno una virtuale maglia rosa a casa, o una mail con la maglia rosa e la mia faccia sorridente stampante (sorride, ndr). Comunque sarebbe un risultato eccezionale, perchè in nove edizioni di Giro d'Italia alle quali ho partecipato la maglia rosa non l'ho mai indossata. Solo sfiorata. E' un'iniziativa, comunque, nata per divertimento e con fini solidali.

Cosa bolle in pentola per il futuro?
Sto lavorando ad una serie di progetti che possono coinvolgere l'ambito professionistico del mondo del ciclismo, ma anche altri settori, come quello delle sponsorizzazioni anche in altri sport. Questa è la fase della formazione, tramite i corsi della Federazione che ho iniziato a seguire prima della quarantena e che in questo periodo proseguono online. Seguo il percorso che c'è da fare, poi deciderò in base alle opportunità che si possono presentarsi.

Direttore sportivo o un'altra figura di riferimento in una squadra?
Vedremo. Bisogna aver pazienza. Le decisioni non si prendono dall'oggi al domani.

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