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"Gimbo", il retroscena prima dell'oro a Tokyo: "Aveva un disturbo al tendine di Achille. Ma l'ho rassicurato e ha vinto"

L'INTERVISTA - Il medico che lo ha curato racconta: "Gli ho detto che se non ritrovava il suo solito sorriso non sarebbe andata come voleva"

Il recupero fisico di Gianmarco Tamberi, oro olimpico in salto in alto, passa anche dalla Romagna. Anzi possiamo dire che ha avuto inizio e si è completato in Romagna. Infatti, Tamberi, dopo l'infortunio a pochi giorni dalle olimpiadi di Rio, era stato operato subito al tendine di una caviglia. L'operazione era riuscita ma non riusciva ad allenarsi perché aveva un dolore fastidioso. Così nel 2017, è arrivato al Fisiology Center di Forlì di Fabrizio Borra, una delle eccellenze a livello nazionale dell'ortopedia.

Qui è stato visitato dal dottor Francesco Lijoi, ex primario di Ortopedia e Traumatologia al Morgagni di Forli fino, e dal 2017 consulente in Ortopedia per il Fisiology Center di Forlì e la clinica privata la Malatesta Novello di Cesena, che tramite accertamenti ha rilevato un problema a un ossicino della caviglia infortunata e l'ha operato alla clinica Malatesta Novello di Cesena, iniziando subito dopo, con lo staff del Fisiology Center, una riabilitazione che ha contribuito a rimettere in sesto e ridare fiducia all'atleta che domenica ha coronato il suo sogno e a regalandoci una medaglia d'oro.

"L'ho visto circa quindici giorni dopo l'intervento effettuato da un altro collega - spiega il dottor Lijoi - L'intervento era riuscito perfettamente ma Gianmarco, che nel frattempo si era rimesso in piedi, lamentava ancora un dolore che non gli permetteva di riprendere gli allenamenti. Così è venuto al Fisiology Center col babbo Marco, che al tempo era già il suo allenatore, e lì, grazie a raggi e accertamenti specifici, ho visto che, contemporaneamente all'infortunio del tendine, nella parte posteriore della caviglia aveva avuto un problema a un piccolo osso che, se stimolato, può provocare problemi all'articolazione. L'ho operato al Malatesta Novello di Cesena, dove solitamente faccio i miei interventi, ed è andato tutto bene. Penso che sia stato uno tra i miei primi interventi dalla pensione. Da lì si è instaurato un rapporto di fiducia tra me, Gianmarco e il suo babbo. Così, insieme a Fabrizio Borra, abbiamo messo insieme un team medico che in questi anni si è occupato della riabilitazione di Gianmarco. I nostri contatti sono stati continuativi fino a prima che partisse per Tokyo".

L'ha sentito anche prima della partenza per le olimpiadi? "Non solo ci siamo sentiti, è proprio venuto qui qualche giorno prima. E' venuto perché aveva un disturbo al tendine di Achille - spiega ancora il dottor Lijoi - L'ho rassicurato anche se mi ero accorto che era teso e nervoso. Proprio in quell'occasione gli ho detto che se non ritrovava il suo solito sorriso non sarebbe andata come voleva. Poi mi ha chiamato da Tokyo per farmi sapere che si sentiva bene, e infatti, con mia grande soddisfazione, ho visto che durante la gara era lo stesso Gianmarco che avevo conosciuto: solare, autentico, istintivo. Stava bene sia di fisico che di testa, e infatti ha vinto. Sono contento perché è un ragazzo buono e con una volontà di ferro. E' uno che ha lavorato moltissimo dal primo giorno dopo l'infortunio e non ha mai mollato. Penso che sia un ottimo esempio per tutti i ragazzi che hanno paura di mettersi in gioco. Con il lavoro e la fiducia si possono realizzare i sogni".

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