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Betoniera in giardino per il ponte della discordia, ancora scintille al cantiere

Continuano le tensioni per la costruzione, a Galeata, di un ponte ciclo-pedonale sul Rio Mercatale, riattivando una vecchia strada finita in disuso dopo il crollo di un ponte durante la Seconda Guerra Mondiale, un'opera finanziata nell'ambito del percorso turistico dell' "Antica via dei Romei". Il progetto è da tempo al centro di un'aspra contesa giudiziaria tra il Comune e la famiglia Campini che da generazioni ha la casa lungo un viottolo finora privato e che sta per diventare il nuovo  percorso turistico pubblico per i pellegrini del percorso turistico.

L'apice della diatriba tra il sindaco Elisa Deo e la famiglia Campini c'è stato lo scorso settembre, quando fu necessario l'intervento della forza pubblica per rimuovere un cancello che impediva il passaggio degli operatori del cantiere, legittimati ad entrare in virtù della regolarità della procedura statuita in quel momento dall'autorità giudiziaria amministrativa. La donna, che invece ritiene lesi i suoi diritti, si incatenò al cancello. Non si tratta tecnicamente di un esporprio quanto una lite sulla reale proprietà della strada, ma l'effetto è lo stesso: una diatriba tra un privato che prima aveva l'uso della strada e l'ente pubblico che vuole utilizzarla per aprirla al pubblico.

Ed ora a cantiere ormai già avviato da tempo continuano a non mancare gli screzi e i disagi, come per esempio l'ingombro dei mezzi pesanti come le betoniere, nel cortile di casa della contestataria, tornato a tutti gl ieffetti un'area pubblica. Questa famiglia ritiene l'area di sua proprietà, ma il Comune è di avviso diverso: quella strada sarebbe comunale, carte alla mano, anche se nei decenni è caduta in disuso per il crollo, durante la Guerra, del ponte medievale che la serviva.  Per questo, sempre per il Comune – che finora l'ha sempre spuntata in tribunale – la strada non può essere chiusa con un cancello. Di diverso avviso i contestatori: quella strada, non più utile al Comune, venne donata ai proprietari dei fondi confinanti, e sono stati loro a prendersene cura nei decenni.  Ma i lavori hanno tutti i titoli di autorizzazione, il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva e per questo sono regolarmente partiti.

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