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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

“…Avvinta come l’edera…”: curiosità e falsi miti di una pianta un po’ bistrattata

L’Edera (Hedera helix) è una pianta legnosa, a portamento rampicante o strisciante, in quanto incapace di reggersi autonomamente

“…Son qui tra le tue braccia ancor, avvinta come l’edera, son qui respiro il tuo respiro, son l’edera legata al tuo cuor…”: così cantava Nilla Pizzi (con la sua canzone “Edera”) nel 1958 al Festival di Sanremo ed in effetti, con questi celebri versi, ha ben descritto il carattere avviluppante di questa pianta, spesso poco considerata e ritenuta dannosa per altre piante. Proviamo a sfatarne i falsi miti, conoscendo un po’ di più questo rampicante. L’Edera (Hedera helix) è una pianta legnosa, a portamento rampicante o strisciante, in quanto incapace di reggersi autonomamente.

Il significato etimologico del nome “Hedera” deriva dal latino “hĕdĕra”, che ha assonanze con il termine “hadaéreo” (=aderire), mentre il termine specifico “helix” deriva dal greco “ἔλιξ -ῐκος helix –ikos” (= attorcigliamento, spirale) con riferimento ai fusti che si attorcigliano ai rami o tronchi delle piante che la sorreggono. È proprio questa la caratteristica principale dell’edera: dapprima con fusti erbacei e successivamente con fusti legnosi, questa pianta emette delle radici definite “avventizie” (che non provengono dalla radichetta dell'embrione, ma che originano in qualsiasi altro luogo della pianta) con la quale cerca ogni possibile appiglio per potersi sviluppare in verticale, alla ricerca di maggior quantità di luce ed acqua (elementi fondamentali per la fotosintesi e quindi per la vita).

Ecco dunque sfatato già il primo mito: l’edera non è una pianta parassita! Per definizione, le piante parassite sono piante che vivono sfruttando un'altra pianta da cui traggono le sostanze necessarie alla sopravvivenza, mentre invece l’edera si sostenta da sola facendo la fotosintesi clorofilliana. Utilizza pertanto le altre piante solamente come sostegno meccanico per potersi elevare verso l’alto.  È invece una pianta assai utile dal punto di vista della biodiversità in quanto concorre alla selezione naturale del bosco: con il suo peso può contribuire al crollo di alberi deboli e malati, abbarbicandosi ai loro tronchi e favorendo così il rinnovo naturale della foresta.

È anche una pianta sempreverde e quando non trova sostegni verticali dove arrampicarsi, assume carattere strisciante, divenendo così tappezzante. Questa sua caratteristica, unita al fatto che è estremamente resistente al freddo, rustica e di rapido accrescimento, la rendono interessante per la realizzazione di siepi o pareti verdi. Le foglie sono coriacee e lucide nella pagina superiore, di un bel colore verde cupo con nervature biancastre, il margine è sempre liscio mentre invece la forma è variabile, anche all’interno della stessa pianta. Questo fenomeno è noto come “eterofillia”: le foglie dei rami giovani (solitamente posti nella parte bassa del tronco o a terra, quando prostrata) hanno forma palmato-lobata, mentre sui rami più alti (posti in pieno sole) le foglie sono ovato-romboidali.

La fioritura avviene a settembre ed è rappresentata da 2-3 piccole infiorescenze ombrelliformi, formate da 8-20 fiori giallo verdastri, portate sui rami fertili; l’edera è un’importante pianta mellifera, in quanto le infiorescenze sono ricche di nettare, anche se il miele d’edera non è così comune ed è prodotto in poche piccole aree. Inoltre una delle caratteristiche di questo miele è la sua rapida cristallizzazione (frequentemente già nei favi dentro l'arnia), tanto da renderne difficile l'estrazione se non impossibile tramite la tecnica della centrifugazione. L’importanza che riveste dal punto di vista apistico risiede nel fatto che è l'ultima pianta a fornire quantità considerevoli di nettare e polline prima dell'inverno: pertanto è solitamente utilizzato come ultimo rifornimento per le scorte invernali dell'alveare. 

I frutti spuntano sulla pianta nella primavera successiva e hanno l’aspetto di bacche raggruppate a “grappolo ombrelliforme”: dapprima verdi, virano nelle diverse fasi di maturazione dal rossastro al nero-bluastro, quando mature, e sono ampiamente utilizzate come fonte di alimentazione da numerosi uccelli (merli e tordi fra i primi). I frutti, così come le foglie giovani e, più in generale, tutte le parti della pianta, sono invece velenosi per l'uomo, in quanto contengono una “saponina” (sostanza chimica di origine vegetale) che provoca nausea, vomito, depressione del sistema nervoso centrale e, nei casi più gravi, coma con depressione respiratoria. In taluni casi si possono verificare anche irritazioni e allergie cutanee da contatto. Qualsiasi utilizzo di parti della pianta a scopo “erboristico” deve pertanto essere effettuato sempre con la supervisione medica. Considerate le caratteristiche di questa pianta e vista l’emergenza climatica a cui stiamo andando incontro, forse un bel pergolato o una bella siepe di edera potrebbero essere rimedi rapidi e a basso costo per mitigare le temperature attorno alle nostre abitazioni: fateci un pensierino!
 

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