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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

E' solo una questione di corna… o forse no!

Il cervo è una specie poligama, in cui si verifica, in corrispondenza del periodo riproduttivo, un’accesa competizione fra i maschi dominanti, per l’accesso alle femmine

Nel periodo dell’anno che va dalla metà di settembre alla prima decina di ottobre, i cervi vivono la loro stagione riproduttiva, conosciuta al grande pubblico come la “stagione del bramito”, il verso tipico dei maschi adulti, che è un misto fra un muggito e un ruggito. Lo scopo di questa emissione sonora è affermare il proprio status sociale, al fine di poter conquistare quante più femmine possibile e poter così formare il proprio harem riproduttivo. Il cervo infatti è una specie poligama, in cui si verifica, in corrispondenza del periodo riproduttivo, un’accesa competizione fra i maschi dominanti, per l’accesso alle femmine. 

Tutto ciò è preceduto, già dalla fine di agosto, da una serie di comportamenti ritualizzati, che hanno lo scopo di definire il proprio rango: da questo punto di vista la comunicazione può essere di tipo sonoro (con il bramito, appunto), visivo (con sfilate e marce su file parallele - chiamate “parate” – o ricoprendo il palco di erbe e vegetazione per apparire più imponenti) o olfattivo (tramite marcatura con urina o speciali ghiandole poste sul corpo). Quando a confrontarsi sono due maschi dalle caratteristiche equivalenti, è possibile che si giunga allo scontro diretto, che vede i due contendenti intrecciare le proprie corna in scontri anche molto cruenti. 

Ma siamo proprio sicuri che si tratti di corna? In realtà non lo sono: quelle lunghe appendici che i cervi portano con tanta fierezza sul capo e che li rendono riconoscibili al grande pubblico si chiamano palchi. La struttura di un palco è completamente diversa da quella delle corna (tipiche invece dei bovidi): quest’ultime sono costituite da cheratina, la proteina che costituisce la struttura principale dei capelli e delle unghie. Le corna sono assimilabili ad astucci che ricoprono una sporgenza ossea (cavicchia ossea) che cresce sulla parte frontale del cranio, e su quella sono ancorate: hanno crescita continua e sono portate sia dai maschi che dalle femmine, sebbene in quest’ultime si presentino di dimensioni più ridotte.

Il palco dei cervidi, al contrario delle corna dei bovidi, cade ogni anno e immediatamente comincia a ricrescere. È formato da un tessuto osseo ed è portato solamente dai maschi (fanno eccezione renne e caribù). La crescita e la caduta dei palchi è dovuta alla presenza di due ormoni antagonisti: la somatotropina (ormone della crescita) e il testosterone (ormone presente nel periodo riproduttivo). Quando il palco inizia a crescere, è ricoperto da una sorta di pelliccia (chiamata “velluto”), un’estensione della cute del capo, in grado di espandersi fortemente, per lasciare spazio all’allungamento dei tessuti che avvolge e a cui aderisce. Risulta estremamente vascolarizzato e svolge la funzione di portare nutrimento al tessuto osseo in formazione. Inoltre è molto ricco di terminazione nervose, consentendo ai cervidi di conoscere la posizione e l’orientamento dei palchi in formazione: proprio questa caratteristica consente alle specie come la renna e il caribù di correre nelle grandi foreste senza urtare i rami degli alberi. 

Ogni specie depone i palchi in un diverso periodo dell’anno: i cervi da febbraio fino ai primi di aprile, i daini da metà aprile a inizio giugno, mentre i caprioli da fine ottobre a tutto dicembre. Come per la raccolta dei funghi, nel periodo della deposizione dei palchi è possibile osservare “cercatori” che, in foresta, vanno a “caccia” di palchi: con questo materiale è possibile ottenere oggetti di artigianato o, più semplicemente, un trofeo da appendere al muro. A ricrescita avvenuta (per il cervo verso la metà di agosto), i cervidi si liberano del velluto, sfregando il palco contro rami e arbusti: per qualche giorno il palco risulta lievemente arrossato, per via dei vasi sanguigni, contenuti nel velluto, che si rompono. 

Lo sviluppo del palco di un cervo, oltre che dagli ormoni, è determinato anche dalle condizioni ambientali esterne e di salute dell’animale; generalmente il palco di un maschio adulto è costituito da una “stanga”, sulla quale crescono alcune punte: “oculare” (o pugnale) che si trova sopra l’occhio, “ago” (o invernino) che a volte non è presente ed è solitamente la punta più corta, “mediano” che si trova circa a metà della lunghezza e le punte all’apice della stanga che possono essere due (“forca”) o più di due (“corona”). Sfatiamo la leggenda che il numero delle punte identifichi l’età del cervo: ciò non è assolutamente vero, anzi si può verificare che un cervo anziano abbia un palco cosiddetto in “regressione”, quindi meno sviluppato e meno punte dell’anno precedente.
Restano quindi ancora alcuni giorni per poter ascoltare i bramiti e vedere questi possenti ungulati camminare in foresta: per chi volesse approfittare dell’occasione le Guide Ambientali Escursionistiche di Romagnatrekking® organizzano, nelle prossime settimane, alcune escursioni nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi dedicate all’ascolto del bramito. Per informazioni: www.romagnatrekking.it

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