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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Testuggini: come vivono e cosa fare quando ne troviamo una

Nell’articolo che segue cercheremo di fornire alcune informazioni sulle principali specie presenti in Romagna e cosa prevede la legge in merito al loro possesso

Nelle settimane successive all'alluvione romagnola sono quasi quotidiani i post sui social, con i quali si segnala il ritrovamento di tartarughe, sia in strada che nelle aree verdi pubbliche o private. Nell’articolo che segue cercheremo di fornire alcune informazioni sulle principali specie presenti in Romagna e cosa prevede la legge in merito al loro possesso.

Innanzitutto è bene chiarire che tutti gli esemplari a cui si faceva riferimento poco sopra non sono tartarughe, bensì testuggini: mentre infatti le tartarughe propriamente dette (almeno alle nostre latitudini) sono solamente quelle marine (con arti trasformati in pinne), le testuggini sono quelle adattate alla vita terrestre o di acqua dolce (con arti dotati di unghie). Per quel che riguarda le testuggini acquatiche (quelle terrestri saranno oggetto di un altro articolo), alcune specie presenti nei nostri ambienti romagnoli sono autoctone (cioè una specie che si è originata ed evoluta nel luogo in cui si trova), mentre altre sono alloctone (una specie che, a causa dell'azione intenzionale o accidentale dell'uomo, si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico).

Fra le prime annoveriamo la Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), l’unica testuggine d’acqua dolce autoctona italiana: nella nostra penisola (ad eccezione dell'arco alpino) e nelle isole maggiori è distribuita dal livello del mare fino a oltre 1500 m di quota. Vive in habitat umidi: stagni, pozze, paludi, acquitrini, ma anche canali artificiali, incluse piccole aree incolte tra le risaie. È un animale molto longevo (circa 30 anni in natura, 60-70 anni in cattività) e raggiunge la maturità sessuale a circa 7-11 anni. I maschi, più piccoli delle femmine, sono lunghi di 15-18 cm; il carapace (il rigido scudo dorsale) è di colore variabile, dal marrone-oliva al verde scuro, fino al nero, con fine punteggiatura gialla, mentre il piastrone (lo scudo ventrale, piatto nelle femmine e concavo nei maschi, per facilitare l'accoppiamento) è giallo-sabbia uniforme, con scarse venature più scure. Il piastrone nelle femmine è generalmente più alto e di forma rotondeggiante, mentre nei maschi è più stretto anteriormente e slargato posteriormente. Il colore della pelle va anch'esso dal giallo al verde scuro e anche qui sono presenti punteggiature gialle.
Animale onnivoro, si ciba esclusivamente in acqua, cacciando girini, insetti acquatici, molluschi, crostacei, invertebrati acquatici e piccoli pesci, o  raccogliendo altri organismi morti e vegetazione acquatica.

La riproduzione avviene generalmente nei mesi primaverili, all’uscita dall’ibernazione invernale (trascorsa in una tana costituita da un anfratto tra la vegetazione acquatica o le rocce oppure nel fango del fondo).  Durante l'accoppiamento, che avviene sempre in acqua, il maschio si aggrappa con le unghie dei quattro arti ai bordi del carapace della femmina: inizia così un corteggiamento fatto da atteggiamenti ritualizzati, che può durare qualche ora. Dopo circa 45 giorni dall’accoppiamento la femmina scava con le zampe posteriori una buca (profonda circa 5-15 centimetri) in prossimità della riva, ammorbidendo il terreno bagnandolo con l'urina: all’interno vi depone da 5 a 10 uova, di forma ellittica e guscio rigido. La schiusa avviene dopo circa 80-90 giorni, a meno che la deposizione non sia stata tardiva o il clima non sufficientemente caldo: in tal caso i piccoli possono uscire dall'uovo la primavera successiva.

Come in molte specie di rettili, il sesso dei neonati dipende dalla temperatura di incubazione: con temperature costanti tra i 23° e i 27°C nascono esclusivamente maschi, con temperature tra 30°-33°C nascono esclusivamente femmine, a temperature comprese tra questi due intervalli di temperatura nascono individui di entrambi i sessi. Fra le specie alloctone troviamo invece la Testuggine palustre americana dalle orecchie gialle (Trachemys scripta scripta) e la Testuggine palustre americana dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans), riconoscibili dalle Emys per via di macchie, rispettivamente, gialle e rosse, che dagli occhi attraversano il collo. Originarie del Centro-Nord America, sono state importate negli anni ‘70 per essere vendute nei negozi di acquariofilia, ma il rapido accrescimento a cui vanno incontro può comportare, dopo qualche anno, problemi di gestione.

Infatti molte persone, trovando difficoltà con esemplari adulti, vista anche la loro aggressività, le rilasciano in ambiente naturale: la loro estrema adattabilità ai nostri climi ne fanno due delle specie più diffuse sul territorio. Peccato che siano state dichiarate dall’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) tra le 100 peggiori specie invasive al mondo. Dall’agosto 2016, in Europa ne è vietata la riproduzione, la vendita/cessione e l’allevamento, mentre in Italia, grazie al Decreto legge 230/2017 sulle specie invasive, è obbligatorio dichiararne il possesso al Ministero dell’Ambiente: dopo tale data risulta illegale detenere testuggini “Trachemys scripta” prive di documento di denuncia.

Alla luce di quanto sopra, chiunque dovesse rinvenire testuggini dalle orecchie gialle/rosse è invitato a conferirle presso i centri autorizzati alla loro detenzione (per la Romagna c’è il Centro di Recupero Tartarughe Acquatiche Alloctone Pianura Cesenate, gestito dal Tarta Club Italia), per evitare di incappare in pesanti sanzioni. Anche per le Emys orbicularis vi è divieto di detenzione, essendo fauna selvatica e quindi “bene indisponibile dello stato” (oltre ad essere specie protetta da numerose leggi): chi dovesse trovare un esemplare di questa specie può contattare i Carabinieri Forestali più vicini (per un successivo rilascio in ambiente naturale) oppure il Centro allevamento e salvaguardia fauna minore del Comune di Meldola (contattando direttamente gli uffici preposti del Comune).

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