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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando Napoleone cancellò la chiesa di Sant’Agostino

La recente inaugurazione dei Giardini del San Domenico, voluti dall’Amministrazione del sindaco Gian Luca Zattini per voltare pagina estetica sulla discutibile “colata di cemento” di piazza Guido da Montefeltro, ha ripristinato lo “status quo” delle origini

C’è stato un tempo in cui Forlì era definita la città dei conventi. Ne parlano diversi autori, fra cui Ettore Casadei nella Guida “Forlì e Dintorni” e Giuliano Missirini nella sua opera-capolavoro “Guida raccontata di Forlì”, uscita nel 1971. Nella parte relativa al “Fronte degli Orti”, a lui tanto cara (ha abitato in via Curte, a ridosso dell’ex Monastero della Ripa), il grande letterato, attore, artista e intellettuale, scomparso nel 2000, scrive: “Sembra eccessiva, oggi (e lo era), tutta questa conventualità. Ma non rubava spazio in una città di tredici o quattordicimila anime (nel 1371), salite nel 1591 a sole quindicimila”.

La recente inaugurazione dei Giardini del San Domenico, voluti dall’Amministrazione del sindaco Gian Luca Zattini per voltare pagina estetica sulla discutibile “colata di cemento” di piazza Guido da Montefeltro, ha ripristinato lo “status quo” delle origini: l’orto dei Domenicani. A parte la breve (in termini assoluti) parentesi di circa 80 anni (fino al 1967) in cui è stata sede della fabbrica di feltri Bonavita, durante la secolare presenza a Forlì dell’“Ordo Praedicatorum”, fondato nel 1215 da San Domenico, al secolo lo spagnolo Domingo Guzman, quell’area non ha mai ospitato edifici. L’ampio fronte verde (l’ex parcheggio occupava circa 6.500 metri quadrati) era dunque lasciato alle coltivazioni orticole e divideva il convento dei Domenicani da quello degli Agostiniani. I primi si insediarono in città attorno al 1229, mentre i secondi giunsero in loco alla fine di quel secolo. Ma dove esattamente? Se la chiesa di San Giacomo in San Domenico è rinata nel 2016 dopo un lungo restauro ed ora funge da contenitore per mostre e convegni, dell’antico centro di culto dedicato a Sant’Agostino, vescovo d’Ippona nell’attuale Algeria e dottore della Chiesa cattolica, non rimane traccia.

Eppure basterebbe scavare sotto lo spiazzo asfaltato e dato a parcheggio, oggi dedicato al “Sommo Poeta” Dante Alighieri, per riportare alla luce almeno le fondamenta. Fu eretta tra il 1301 ed il 1307 dagli Agostiniani, i quali, dalla loro dimora posta fuori Porta Schiavonia si trasferirono nel nuovo convento, corrispondente all’attuale caserma della Guardia di Finanza. “Proprio nel 1307 - scrive Sigismondo Marchesi - vi fu traslato, da un vicino oratorio, il corpo di San Sigismondo Re”. Nell'anno 1381, vi si tennero i funerali solenni di Francesco II Ordelaffi e Cia Ubaldini, genitori di Sinibaldo Ordelaffi. I loro corpi, traslati da Venezia, vennero poi portati nella chiesa di San Francesco Grande, anch’essa scomparsa. Nel 1387, Sant’Agostino fu abbellita con un’imponente facciata, mentre il campanile fu completato solo nel 1515.

Missirini ne parla come di uno splendido edificio: “E’ del 1448 la notizia di una chiesa bella, antica, ricca, scomparsa senza lasciare traccia di fondamenta o rammarico di cronista”. Il disastroso terremoto del 17 luglio 1781 danneggiò a tal punto il centro di culto, da imporne l’abbandono. Gli Agostiniani se ne andarono definitivamente da Forlì nel 1797 all’arrivo degli invasori napoleonici, che adibirono la chiesa in rovina a ricovero per la cavalleria. Il convento divenne invece sede del Tribunale. Tra il giugno e l'agosto del 1802 si procedette alla demolizione di quanto rimaneva della chiesa. Fra le opere d’arte che si poterono salvare spiccano due tele della scuola di Carlo Cignani, oggi conservate a Santa Maria in Laterano in Schiavonia. L’attuale Piazza Dante, meglio conosciuta come piazza del vescovo e anche del ferrovecchio, nel lato rivolto alla caserma della Guardia di Finanza è dominata dal monumento ai caduti dell' 11° Reggimento Fanteria, Brigata Casale. Nei blocchi, intersecati da una colonna, sono incisi i nomi alla delle battaglie sostenute dal 1619 alla Grande Guerra.

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