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La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

L’incredibile, ma vera, vicenda della ragazza di Modigliana che reclamava il trono di Francia

La nostra dolce e nobile Romagna Toscana, violentata, ma non vinta da alluvione e terremoto, è uno scrigno di tesori ambientali e culturali e di storie affascinanti

La nostra dolce e nobile Romagna Toscana, violentata, ma non vinta da alluvione e terremoto, è uno scrigno di tesori ambientali e culturali e di storie affascinanti. Questa domenica ve ne sintetizzo una la cui suggestione non può lasciarci indifferenti. Mi è stata raccontata da Giuseppe Mercatali, leader dei pensionati di Confartigianato, e Giancallisto Mazzolini, avvocato a Firenze, modiglianesi e motori operativi dell’Accademia degli Incamminati. Per saperne di più sono andato giorni fa a Modigliana e mi sono abbeverato al sapere di altre due persone delle quali vi dirò.

Dunque, siamo nel 1773, Modigliana è parte del Granducato di Toscana, retto dagli Asburgo-Lorena, che comprende le magnifiche terre dell’alto faentino, forlivese e cesenate che nel 1923 Benito Mussolini annetterà alla Provincia di Forlì. Modigliana è, allora come oggi, luogo di cultura, arti e professioni, vi si respira aria cosmopolita grazie all’imprinting della feconda influenza fiorentino- medicea. Il giorno sei del mese di ottobre di quell’anno in casa di Lorenzo Chiappini, guardia carceraria, nasce una bambina. La piccola è destinata a coltivare virtù domestiche, ad apprendere cucito e arti figurative, di cui a Modigliana c’è tradizione, e a sposare un giorno un bravo giovane locale. Non sarà così: la sua vicenda umana risulterà più romanzesca di quella di celebri eroine della narrativa.

La bimba, Maria Stella Petronilla Chiappini, contro ogni probabilità rimarrà infatti in Romagna pochissimo e vi farà ritorno solo in età adulta, in circostanze eccezionali. Il padre, di condizione economica modesta, si trasferirà presto a Firenze con la famiglia e iscriverà la piccola in un collegio che oggi definiremmo esclusivo. Mistero: Chiappini è improvvisamente diventato ricco? Si. In quale modo? La possibile risposta la forniremo più avanti.

Maria Stella cresce, è ragazzina piacente e di cervello rapido. Il dipinto che vedete in testa a questo articolo la ritrae in giovane età ed è opera di Margaret Carpenter, una delle più apprezzate ritrattiste britanniche del primo Ottocento. E’ conservato presso la Biblioteca nazionale del Galles. Le  informazioni sul ritratto, e su questa intera straordinaria storia, me le ha fornite Gigi Rivola, giornalista che ha girato il mondo seguendo gare motoristiche e che, assieme all’amico Giuseppe Baldini, dirige il Museo che si trova all’interno del Palazzo Pretorio di Modigliana ove è conservata la memoria di questa vicenda.

Vi chiederete: cosa c’azzecca Maria Stella con la pittura britannica? C’arriviamo. La ragazza, appena adolescente, diviene moglie di un ricco barone inglese, sposandolo a Santa Maria Novella in Firenze. Con lui va a vivere, inizialmente, nella villa del Chiappini, a Fiesole. Tenete a mente che la guarda carceraria e sua moglie Vincenza Diligenti, fino a poco prima donna di servizio dei Borghi di Modigliana, abitano in una ricca dimora sulle colline fiorentine. 

Avvertenza: tutte le vicende che vi sto raccontando sono comprovate da robusti approfondimenti storici effettuati, nel corso di decenni, da saggisti e narratori di vaglia. Qui, ve la sto facendo breve, omettendo passaggi e nomi, per arrivare rapidamente al dunque. Alla morte del marito, di una quarantina d’anni più vecchio di lei, Maria Stella non rimane vedova a lungo. L’aspetto, la cultura e la dimestichezza con le relazioni internazionali, la rendono  affascinante. Sposa un uomo ancor più ricco del precedente marito, un barone estone. A quel punto Maria Stella vive come capita alle signore baciate dalla fortuna dell’epoca. Le capitali d’Europa perimetrano la sua esistenza fatta di frequentazioni privilegiate. Tutto procede a gonfie vele. Fino al 1821. Anno fatidico per la Storia,  Napoleone muore, e importante anche per la letteratura, visto che Manzoni, in ricordo del Bonaparte, scrive una delle odi più potenti che la poesia universale annoveri.

Risulta anno decisivo anche per Maria Stella. Quell’anno il padre, il Chiappini sbirro carcerario, in punto di morte deposita presso un notaio una drammatica lettera indirizzata alla figlia il cui testo sconvolgerà vite, famiglie e rischierà di mettere in discussione le massime istituzioni francesi.

Avvertimento ulteriore: qui finisce la parte comprovata e inattaccabile della vicenda  e inizia quella che appare molto probabile. Con la propria lettera Chiappini avverte Maria Stella che non è figlia sua e di sua moglie, ma di una ricca famiglia francese che nel 1773 si trovava a Modigliana, ospite dei Borghi, sotto falso nome. La coppia francese cercava, o comunque preferiva, un figlio maschio. Ne sortì, scrive Chiappini a Maria Stella un accordo scellerato: i francesi portarono con loro il bimbo maschio nato dalla serva dei Borghi e dallo stesso Chiappini, e lasciarono ai due modiglianesi, lautamente ricompensati, la bambina che la signora francese aveva appena partorito. 

Una volta letta la missiva, Maria Stella venne a conoscenza dei propri effettivi natali. Non era figlia di Chiappini ma di una coppia francese appartenente alla famiglia degli Orlèans. Stirpe nobiliare che, superate vicissitudini storiche che non sto a raccontarvi, era tornata in auge nel confuso periodo post napoleonico. Tanto che il bambino oggetto del triste accordo, era nel frattempo salito al Trono di Francia con il nome di Filippo I D’Orleans. 

Maria Stella assunse come veritiera la testimonianza dell’uomo che aveva sempre chiamato padre (quale motivo avrebbe avuto il disinvolto Chiappini per inventare quella storia in punto di morte?) e, da quel momento, finirono la pace e l’equilibrio nella sua vita.  Fece ogni tentativo, fino all’ultimo dei suoi giorni, per dimostrare che era lei la legittima erede degli Orleans e che il Trono le sarebbe spettato per diritto. 

Scrisse un libro che riconnetteva l’intera vicenda, ricco di argomentazioni e testimonianze, inizialmente diffusissimo. La cui circolazione in Francia venne proibita dal Re, che di certo non aveva interesse a a far si che si diffondesse l’idea che  lui fosse figlio di due poveracci di Modigliana.  I ceti nobiliari e i gesuiti lo sostennero, per comunanza d’interessi.  Maria Stella tornò ripetutamente a Modigliana e a Faenza, recuperò testimonianze e documenti che, a giudizio suo e di molti, comprovavano lo scambio delle culle.  Baratto sempre negato, tuttavia, dalle autorità francesi e dunque mai accreditato dal potere giudiziario.

Una vicenda triste, disperata, se vista con gli occhi di Maria Stella. Che probabilmente ai conoscitori della grande narrativa francese ricorderà quella, descritta da Balzac, del Colonnello Chabert, tornato dalle campagne militari a Parigi ma disconosciuto e privato di famiglia e proprietà. Anche Chabert combattè, perdendole, lunghe battaglie giudiziarie, finendo povero e folle. Maria stella morì nel 1843 a Parigi, in odore di precaria sanità mentale. In gioventù era stata tutt’altro che debole di mente, c’è da pensare che l’afflizione determinata dal muro di gomma che si trovò ad affrontare, abbiano lasciato segni indelebili nella sua anima e nella sua psiche.

Questa è, spogliata e dozzinalmente raccontata, la clamorosa, drammatica, storia di Maria Stella Petronilla Chiappini, indicata dai documenti ufficiali come Contessina di Modigliana. Ma non era figlia d’una modesta guardia carceraria? Vale la pena, credetemi, saperne di più. Visitando il suggestivo Museo che a Modigliana ricorda quegli avvenimenti, ricco di documentazione e di ritrattistica dell’epoca. Scoprirete, scorrendo quei ritratti, anche la incredibile somiglianza tra Maria Stella e gli Orlèans. La sorella del Re pare gemella della protagonista della vicenda. Mentre, osservando i ritratti dedicati al Re Filippo, non si evidenzia una simile somiglianza. Un’ulteriore e non secondario elemento a favore della tesi secondo cui il baratto effettivamente avvenne.

Molto di più e molto meglio di quanto possa fare io, di questa vicenda vi possono riferire Luigi Rivola e Giuseppe Baldini. Mi autorizzano, gentilmente, a diffondere le loro mail: lrivola@gmail.com e baldinigiuseppe@libero.it. Contattateli, sono persone squisite, oltre che studiosi appassionati; gratuitamente e volentieri vi introdurranno al Museo e vi descriveranno mille risvolti suggestivi. 

Andate a Modigliana, magnifico comune colpito, come altri della zona, dalle calamità naturali. Lì, nella Romagna Toscana, c’è, del resto, solo gente gentile e ospitale. Arrivateci da Faenza, spazzata dalle acque lo scorso Maggio. Oppure dalla meravigliosa strada di crinale che da Portico vi porta a Brisighella e poi a Modigliana. Se potete, dormite, pranzate e cenate a Portico, Tredozio, Brisighella, Modigliana. Difficile possiate trovarvi meglio. Fermatevi per un selfie sui  meravigliosi ponti a schiena d’asino che hanno mille anni, osservate i palazzi che sono retaggio della cultura fiorentina. Lì abitava Beatrice Portinari, amata da Dante Alighieri, che quei borghi percorreva a piedi. Respirate il profumo dei boschi, ubriacatevi con il verde della vegetazione. Pochi luoghi fanno innamorare quanto la Romagna Toscana. Diamo una mano a chi in mezzo a enormi difficoltà sta ricostruendo dopo le frane. Andare a trovare quella gente è il miglior modo per rendersi utili.

Buona domenica, alla prossima.

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