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Cronaca

Forlì ieri e oggi, i sorprendenti confronti del collezionista di immagini

Forlì com'era e come è in una serie di incredibili confronti. A farli, mettendo a frutto una passione che dura da decenni, è un barista forlivese

Forlì com’era e come è in una serie di incredibili confronti. A farli, mettendo a frutto una passione che dura da decenni, è Mirko Spagnoli titolare del “Bar Iride” di viale dell’Appennino, longeva attività, ereditata dal padre Volgo e dalla madre Iride, che a maggio festeggia 44 anni. Mirko, 50 anni, da quando era bambino colleziona foto storiche di Forlì. Scatti molto particolari rimasti a lungo nel cassetto fino a che non sono arrivati gli smartphone.

“Conservo migliaia di fotografie di ogni angolo di Forlì. Ho sempre amato fare i confronti. Vedere come si trasformava la città. Notavo ogni piccolo cambiamento. Quando ho avuto a disposizione un cellulare con la fotocamera, l’istinto è stato quello di andare sui posti, fare le foto a palazzi e strade e compararle con le immagini che avevo raccolto. Non avrei potuto farlo quando ancora si scattava a pellicola”.

Forlì com'era e com'è: il confronto

Negli scatti la comparazione è curata in ogni minimo particolare: stessa angolatura, stessa composizione. E il colpo d’occhio è di quelli che rimangono impressi. Così, ad esempio, si vede la radicale trasformazione di piazza XX Settembre con il colonnato abbattuto per lasciar posto a palazzi moderni e al parcheggio. Si vede il quartierino modificato per edificare il Tribunale negli anni Trenta. E la Torre dell’acquedotto che svettava nel giardino della Rocca di Caterina Sforza, riprendendone lo stile, abbattuta dai bombardamenti e poi ricostruita nel ’48 con le linee moderne che conosciamo oggi. Nella collezione c’è anche una curiosa foto, datata 1932, che immortala un incidente tra vetture all’angolo tra corso Mazzini e via delle Torri, che all’epoca si chiamava via Battisti.

A suo modo Spagnoli, sia da dietro il bancone del bar che da dietro la fotocamera del cellulare, è un testimone dei cambiamenti di Forlì. “Faccio il barista da quando avevo tredici anni. Quando ho cominciato c’era il juke-box: cinquanta lire una canzone, cento lire tre canzoni e suonava i Led Zeppelin e Jimi Hendrix. I vecchi stavano al bar e ci riempivano dei loro magnifici racconti su come si andava a donne ai loro tempi, su come era la loro vita. Mi sono nutrito di quegli aneddoti per anni e mi piacevano molto. Ora? Ora c’è Facebook, è quello il bar ma è un bar finto dove non ci si guarda più negli occhi e dove si vive di impressioni falsate. Anche fare il barista è un mestiere diverso. Un tempo ci si conosceva tutti e ci si rispettava. Quando con i miei genitori siamo arrivati in viale dell’Appennino, dopo aver aperto in via Quarantola nel 1972, qui non c’era quasi nulla. Campi coltivati e non molto altro. Abbiamo visto il quartiere crescere, abbiamo conosciuto e ascoltato le storie di molti dei suoi residenti. Ora c’è più diffidenza e meno spontaneità. La tecnologia aggiunge e toglie e bisogna stare attenti a cosa ci toglie”.

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