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Giorno del Ricordo / Meldola

Giorno del Ricordo, l'esodo dei dalmati raccontato dal meldolese d'azione Bruno Stipcevich

Il sindaco di Meldola Roberto Cavallucci e l’assessore alla cultura Michele Drudi hanno incontrato in Municipio, per un momento di commemorazione, il concittadino Bruno Stipcevic

Meldola ha celebrato giovedì il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 con legge della Repubblica Italiana per conservare la memoria dell’esodo istriano, giuliano e dalmata, di tutte le vittime delle foibe e dei complessi avvenimenti che hanno riguardato il confine orientale nel Novecento, in particolare durante e dopo la Seconda Guerra mondiale. Il sindaco di Meldola Roberto Cavallucci e l’assessore alla cultura Michele Drudi hanno incontrato in Municipio, per un momento di commemorazione, il concittadino Bruno Stipcevich, nato nel 1939 a Zara, città dalmata che fece parte del Regno d’Italia dal 1920 fino al 1947, e che a seguito della conclusione della Seconda Guerra mondiale e del Trattato di pace di Parigi fu assegnata alla Jugoslavia.

COMMEMORAZIONI - Celebrato il Giorno del Ricordo

Il 20 ottobre del 1957 Stipcevich dovette lasciare insieme ai genitori la sua città per raggiungere Trieste e poi essere spostato in un campo profughi a Laterina, in provincia di Arezzo, dove visse in condizioni molto difficili, fino a quando, grazie a una zia che risiedeva a Meldola, arrivò nella città bidentina, dove è riuscito a costruire la propria famiglia e una nuova vita. "Da tempo Stipcevich è impegnato per portare, con la propria testimonianza, un contributo alla conoscenza dell’esodo dei dalmati e alla conservazione della memoria di un periodo storico drammatico per il nostro paese e per i paesi a noi vicini, con i quali oggi viviamo in pace e buone relazioni - affermano Cavallucci e Drudi -. Furono anni terribili, nati da una guerra criminale e da un’ideologia che distruggeva la dignità umana, riducendo intere comunità e nazioni a razze inferiori. Ricordare il tributo di morti e profughi, le ingiustizie e i crimini, le vendette e le sanguinose rese dei conti, il dolore subito dalle varie parti in causa, deve servire non ad alimentare vecchie o nuove contrapposizioni, ma per lanciare un messaggio chiaro: mai più guerre né soprusi tra i popoli d’Europa". 

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