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Il caso

Limiti alla pesca nel Bidente: "Irregolarità e segnalazioni, era diventata una situazione inaccettabile"

Interviene il presidente della Fipsas Forlì-Cesena, Marzio Ciani, sul provvedimento che vieta la pesca con tecnica feeder nei fiumi Bidente e Savio

Continua a far discutere il divieto imposto dalla delibera regionale, entrata in vigore alla fine di marzo, di praticare la pesca con tecnica feeder (pesca con pasturatore) nei fiumi Bidente e Savio. Un divieto che ha sollevato le proteste dei pescatori ricreativi e sportivi, a loro dire discriminati da un intervento che penalizza anziani e appassionati che praticano questo tipo di attività a livello amatoriale e che non partecipano a competizioni sportive. A intervenire sulla questione è la Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (Fipsas), che riunisce oltre due mila tesserati, tra amatoriali e agonisti.

"In questi anni abbiamo ricevuto molte segnalazioni nei confronti di pescatori che praticano questa tecnica nei tratti protetti dei fiumi Bidente e Savio e non rispettano le regole, trattenendo nel retino quantità di pesce molto superiore ai limiti dei 2 chilogrammi consentiti e utilizzando le esche oltre a quelli fissati per legge pari a 1 chilogrammo - spiega il presidente della sezione Fipsas di Forlì-Cesena, Marzio Ciani -. Una situazione diventata inaccettabile, che riguarda anche pescatori provenienti da altre province e  regioni. E proprio da queste segnalazioni sono scattati i divieti del nuovo regolamento”. 

Secondo il programma ittico regionale 2023, sarà vietato anche l’uso dei farinacei per la pesca - pane, polente e pasterelli - in tratti dei due fiumi lunghi circa 30 chilometri: per il Bidente dall'immissione del fosso dell’Olmo, nel comune di Meldola (a valle), fino alla briglia Enel posta nell'abitato di Santa Sofia (a monte) per una lunghezza di circa 30 chilometri. Per il Savio, nel tratto compreso fra il ponte in località San Carlo, comune di Cesena, e il ponte in località Tranripa, comune di Sarsina (a monte), per una lunghezza di circa 31 chilometri.

“Vista l'impossibilità di effettuare controlli quotidiani con le Guardie giurate ittiche volontarie che operano in un territorio molto vasto - prosegue Ciani - che comprende oltre sei siti, tra fiumi e torrenti, e non essendo in possesso dei dati relativi agli interventi effettuati da Carabinieri e dagli agenti della Polizia forestale e Provinciale, abbiamo portato questa problematica al Tavolo di consultazione ittica locale per un confronto allargato”. E proprio da quel tavolo sono scaturiti i nuovi divieti.

“Non intendiamo assumere comportamenti discriminatori nei confronti dei pescatori amanti della tecnica feeder che rispettano le regole - precisa il presidente provinciale della Fipsas - anche perché non arrecano più danni di altre tecniche all’ambiente ittico, ma non possiamo continuare a restare immobili di fronte a comportamenti irrispettosi”. 

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