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Martedì, 30 Aprile 2024
Urbanistica

Maxi area industriale per l'e-commerce, gli ambientalisti: "Cifre spaventose. Serve il coraggio di cambiare rotta"

"E' da codardi nascondersi dietro certe scelte del passato, senza avere il coraggio di cambiare rotta. Sbagliare è umano perseverare è diabolico", attaccano da Parents for future e Fridays for future Forlì

"L’unico futuro che il cemento disegna per il nostro territorio è il degrado progressivo, la perdita di terreni ricchissimi “tombati” per sempre sotto le colate inutili e la totale incapacità di “Riusare” quanto già prodotto". Questa l'opinione di Parents for future e Fridays for future Forlì in merito alla nuova area urbanistica che dovrebbe sorgere a Villa Selva. Gli ambientalisti fanno riferimento al "Rapporto sul consumo di suolo" redatto dall’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) basato su dati riferiti al 2020. "Vorremmo molto semplicemente invitare tutti i soggetti coinvolti a “rifare i conti” del proprio bilancio valutando sia i ricavi da oneri di urbanizzazione che i costi in termini di perdita di servizi “ecosistemici”, come ad esempio lo stoccaggio e il sequestro di carbonio, la rimozione del particolato e dell’ozono, e la regolazione del regime idrologico, particolare non secondario in un territorio che ha sperimentato da meno di un anno un’alluvione devastante", premettono.

"In questo balzano all’occhio alcuni dati di estrema importanza, in particolare che nel 2020, nonostante i ripetuti lockdown, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 chilometri quadrati, più di 15 ettari al giorno - spiegano -. Le conseguenze sono anche economiche: i costi nascosti, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro annui che si aggiungono ai costi fissi accumulati negli anni precedenti". "Rinunciare a un ettaro o a un metro quadrato di suolo libero, impermeabilizzandolo costa tra 66mila e 81mila euro a ettaro per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare - viene illustrato -. È invece compreso tra 23mila e 28mila euro a ettaro per lo stock di risorsa perduta. Complessivamente, quindi, si tratta di una cifra tra 89mila e 109mila euro l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato".

"Moltiplicando quindi queste cifre per i 150.000 metri quadrati che riguardano la costruzione delle nuove aree legate alla logistica tra le quali quella di Villa Selva ne discende una cifra spaventosa - rimarcano da Parents for future e Fridays for future -. Più ancora ne deriva la descrizione di un reale rischio per la popolazione, rischio che non può essere confrontato con i “miseri” oneri di urbanizzazione. Da anni segnaliamo questo comportamento irresponsabile, oggi è ancora più urgente rendersi conto dei danni che stiamo provocando. E' da codardi nascondersi dietro certe scelte del passato, senza avere il coraggio di cambiare rotta. Sbagliare è umano perseverare è diabolico". Concludono gli ambientalisti: "E’ tempo di essere coraggiosi e innovativi perché da queste scelte dipende il futuro dei giovani e delle nuove generazioni, stiamo decidendo se vogliamo seppellirle sotto un mare di manufatti o lasciare in eredità un mondo vivibile. Ci sono pochi anni per decidere, non possiamo perdere tempo".

Il Tavolo delle Associazioni Ambientaliste assieme a NoMegastore si dicono “scioccate da un sempre crescendo consumo di suolo che sta diventando insostenibile a livello ambientale, economico e della salute per i cittadini di Forlì. E attaccano: “Il Consiglio Comunale, nelle ultime 2 sedute di mandato sarà responsabile della più impressionante e grave cementificazione che si andrà a delineare in modo definitivo nell'arco dei prossimi due anni. Inutili gli appelli al buon senso che più volte sono stati lanciati da cittadini e associazioni ambientaliste, inascoltate le preoccupazioni di esperti e professionisti su fattibilità e idoneità del territorio, sottovalutato in modo incosciente, nonostante i danni arrecati dall’alluvione. Vi è la necessità di adottare come requisito principe scelte urbanistiche, proprio per questo, da posticipare ad un aggiornato studio del territorio”.

“Questa amministrazione ha gettato la maschera e ha consentito venissero a palesarsi le reali intenzioni da sempre a sostegno del cemento e della peggiore prospettiva di crescita che si possa augurare ad una città - proseguono gli ambientalisti -. Ha reso possibile quello che lunedì sarà il primo dei due definitivi via libera, nello specifico quello dell'area produttiva di Via Mattei 2 a Villa Selva, una bella colata di cemento da oltre 230.000 metri quadrati.  Consentiteci di chiedere però secondo quali parametri sia stata svincolata questa realtà attuativa, così come per altro le successive tra le quali spunta quella del Polo H”.

“Gli enti pubblici sono, inoltre, tenuti, dal 25 gennaio 2017, alla redazione del bilancio di sostenibilità ambientale obbligatorio che è uno strumento di gestione utilizzato per quantificare e valutare l'impatto ambientale delle proprie attività ed indicare le strategie per il miglioramento della qualità della vita urbana. Invece si sta realizzando una Forlì grigia di cemento, votata alla più sfrenata delocalizzazione commerciale, chiusa in una autoreferenzialità politica sorda alle esigenze, portate avanti dal cambiamento climatico, cinica nel perdurare nell'errore di non investire nel recupero urbanistico. Il risultato sarà quello di avere future periferie sempre più degradate e un centro asettico privo di capacità aggregativa per la comunità - concludono -. Protesteremo fino alla fine perché noi le maschere non le abbiamo mai avute. La sostenibilità ambientale diventa un tema principale per cui le amministrazioni devono lavorare. Ma come diciamo da tempo, basta parole, è il momento dei fatti”.

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