rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

"Il Monastero della Ripa potrebbe essere il primo ospedale di Forlì"

"Ecco il perché della porticina piccola decentrata che, d’inverno, non doveva disperdere il calore interno. Il locale d’ingresso dopo la porticina forse era adibito ad ambulatorio e accettazione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

In virtù di oltre 20 anni di attività lavorativa trascorsi nell'ex Distretto Militare di Forlì propongo una “passeggiata” ideale all’interno del Monastero della Ripa, una memoria e una conoscenza diretta accompagnata da “ipotesi ragionate” su come era il Convento. Cominciamo dal nome: in origine lungo l’attuale “via della Ripa” correva un ramo del fiume Montone, da cui il nome “… della ripa”. A seguito al suo prosciugamento per mutazione di alveo, si crearono nuovi spazi davanti al convento, tanto che si ritenne utile avanzare di circa 5 o 6 metri la facciata della chiesa verso la strada.

Ciò lo si intuisce da alcune osservazioni: la parete laterale sinistra della attuale facciata della chiesa è costituita da mattoni in cotto visibilmente diversi dagli altri (forse provenienti da materiali di recupero) esattamente tra l’ultima parasta e l’attuale facciata. Se guardiamo con attenzione l’interno della chiesa, accanto a 4 campate con magnifiche volte a vela a pianta quadrata (mt 10 x 10 circa) ci sono, lato strada, due vani (quasi sicuramente all’origine uno unico) parallelepipedi regolari a tetto piatto che mal si conciliano con le adiacenti campate “a vela”. Inoltre l’ipotizzata facciata originaria (quella arretrata) risulterebbe anche perfettamente allineata al corpo di fabbrica alle spalle del lato sud-est del chiostro, quello che si affaccia su via Ripa. E’ presumibile che solo successivamente si unì la facciata con lo spigolo est del chiostro con un muro, quello che attualmente contiene un recente affresco sotto vetro di una Madonna, muro che poi prosegue nella recinzione dell’intera area.

Guardando l’attuale facciata della chiesa c’è da chiedersi il perché di un ingresso così piccolo ad ogiva, per giunta decentrato a destra, cosa che contrasta con la centralità canonica dell’asse “ingresso - tabernacolo”. Quella porticina era rimasta nascosta fino a metà degli anni ’70 da una garitta in cemento grigio (poi demolita) che invadeva parte della sede stradale rendendo la viabilità insicura.

Diamo una occhiata ora alla struttura della chiesa. Sicuramente all’origine era costituita da 4 campate alte circa 10 metri con volte “a vela” a base quadrata di circa 10 metri poggiata su 5 coppie di colonne con semplici capitelli in cotto eccetto due. Era una aula unica che probabilmente, quando la facciata fu avanzata sulla strada, fu anche “tagliata” verticalmente al centro creando 2 coppie di aule uguali. Perché? Una ipotesi si basa su un cambiamento di destinazione d’uso di una parte della chiesa.

Infatti, il ritrovamento occasionale negli anni ’80 durante uno scavo (nell’area dei capannoni nel cortile nord-ovest) di diversi resti di suppellettili sanitarie in ceramica (subito consegnate alla Belle Arti) induce a pensare che la metà anteriore della chiesa fosse stata trasformata in una sorta di ospedale-infermeria oppure di ospizio. Ecco il perché della porticina piccola decentrata che, d’inverno, non doveva disperdere il calore interno. Il locale d’ingresso dopo la porticina forse era adibito ad ambulatorio e accettazione mentre la prima metà verso l’ingresso della chiesa era destinata alle degenze.

Resta comunque in piedi la domanda: da dove si accedeva alla parte posteriore per le funzioni religiose? Forse dal chiostro oppure la chiesa era stata “declassata” a cappella ad uso esclusivo delle suore con passaggio interno dal convento. Oggi la struttura originaria si presenta sostanzialmente divisa in 4 parti. Infatti con l’arrivo di Napoleone le due aule furono tramezzate orizzontalmente con un primo pavimento. Sì, un primo pavimento perché in realtà pare che i pavimenti siano due, paralleli e sovrapposti, ma distanziati di una decina di centimetri e non a contatto tra loro. Ci se ne accorse durante i lavori di installazione dei termosifoni quando fu necessario “traforare” il pavimento per l’attraversamento dei tubi. Il pavimento sottostante forse è anche piastrellato mentre quello nuovo, quello attuale, fu rifatto forse per motivi di tenuta di peso. 

Di sicuro le parti superiori delle campate negli anni furono adibite a camerate per i soldati. Sono ancora visibili i fori dei chiodoni che reggevano le “plance-porta zaini” alle testate delle brande. I vani inferiori furono invece adibiti a magazzini e a stalle. Negli anni '70 erano ancora visibili le mangiatoie in pietra lungo i muri. 

Camminando oggi nella parte superiore della chiesa si hanno i capitelli ad altezza d’uomo. Ci sono  cinque coppie di capitelli alcuni dei quali ancora ricoperti da uno spesso strato di intonaco, un paio in semplice cotto “a vista” e un paio, unico, invece in pietra serena con belle foglie di acanto. Il perché di solo due capitelli diversi forse è attribuibile ad un ripensamento in corso d’opera dei costruttori o a una restrizione di fondi.

Nel piano alto sotto le volte “a vela” si verificano particolari effetti acustici. Infatti grazie alla curvatura perfetta delle volte basta bisbigliare una parola fronte-muro perché si possa ascoltarla nettamente nella posizione simmetrica. Un cenno importante merita anche la trabeazione lignea dei sottotetti che è ancora quella originaria che continua a resistere nonostante l’insulto del tempo, delle intemperie e dei piccioni.

M.C.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Il Monastero della Ripa potrebbe essere il primo ospedale di Forlì"

ForlìToday è in caricamento