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Cronaca

Mostra in chiesa ritenuta blasfema, Minutillo si oppone all'archiviazione: "Il vilipendio è aver messo l'opera sull'altare"

“Abbiamo depositato questa mattina l’atto di formale opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Modena nel procedimento penale per l’ipotesi di reato di vilipendio” ad annunciarlo è l’avvocato Francesco Minutillo

“Abbiamo depositato questa mattina l’atto di formale opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Modena nel procedimento penale per l’ipotesi di reato di vilipendio” ad annunciarlo è l’avvocato Francesco Minutillo di Forlì, difensore delle numerose persone offese che hanno depositato un esposto contro le opere considerate da loro blasfeme in mostra nella Chiesa di Sant’Ignazio, a Carpi, in particolare il quadro "Inri - San Longino" di Andrea Saltini.

Come è noto l'asprezza della polemica ha portato, lo scorso 28 marzo, anche ad un'aggressione, che ha macchiato di sangue la mostra "Gratia Plena" dell'artista Andrea Saltini in corso a Carpi, diocesi diretta dall'arcivescovo forlivese di Modena-Carpi Erio Castellucci. Saltini era stato infatti accoltellato da un uomo che era entrato in chiesa e aveva danneggiato l'opera contestata, praticando un taglio sulla tela con un coltello. Il danneggiamento non è sfuggito all'artista Saltini, che era presente insieme al personale addetto alle visite. Il vandalo non si è limitato allo sfregio, ma ha anche aggredito fisicamente l'artista carpigiano. Saltini avrebbe riportato una ferita al collo, inferta dal coltello fortunatamente in maniera superficiale.  L'aggressione è stata seguita da una manifestazione di circa un centinaio di persone che lo scorso 7 aprile hanno srotolato uno striscione che recitava “Siamo tutti Andrea Saltini”. La mostra intanto ha riaperto con la registrazione dei nomi in ingresso e la presenza di una guardia giurata all’ingresso.

Nel corposo atto di 35 pagine Minutillo ha contestato la scelta della Procura di archiviare: “Sono rimasto basito quando ho fatto accesso al fascicolo della procura ed ho potuto constatare come non sia stata svolta alcuna attività di indagine: nulla, dopo aver ricevuto gli esposti la procura si è affrettata immediatamente a scrivere la richiesta di archiviazione. La Procura si è infatti soffermata a valutare le opere solo in ragione della libertà di pensiero, che in realtà qui c’entra ben poco, senza considerare che il luogo di esposizione è costituito da una Chiesa ancora consacrata e come l’opera più blasfema sia collocata proprio di fronte all’altar maggiore. Ed è stata proprio questa scelta, compiuta anche dalla diocesi, che ha maggiormente indignato ed offeso i fedeli e che viene a costituire il reato di vilipendio. Su questa circostanza abbiamo indicato a persona informata sui fatti tra gli altri anche Mons. Francesco Cavina, già vescovo di Carpi”.

“Unitamente all’atto - continua  Minutillo - abbiamo prodotto al GIP anche ulteriori elementi assolutamente inediti. In primo luogo la registrazione audio di una visita guidata alla mostra che è avvenuta in data 3 marzo, prima che si sviluppassero tutte le polemiche, nella quale l’incaricata diocesana alla precisa domanda se il quadro Inri rappresentasse un atto sessuale rispondeva con una risata dicendo: 'Bè, potrebbe… del resto quello di provocare è uno degli intenti dell’artista'.  Sul punto abbiamo anche chiesto l’acquisizione delle recenti dichiarazioni a del vicario monsignor Ermenegildo Manicardi rese all’emittente locale TVQui Modena nelle quali il medesimo ha dichiarato espressamente 'Ammettiamo che INRI-Longino sia equivoco', peraltro raccontando come la Curia avesse già ricevuto contestazioni di blasfemia della mostra ancor prima dell’apertura”.

Continua Minutillo: “Nell’ambito delle nostre indagini difensive sulla persona dell’artista Saltini abbiamo potuto accertare come il medesimo abbia frequentato un Master in comunicazione concluso con la pubblicazione di una tesi dal titolo inquietante: “Come parlare sporco e influenzare la gente”. Titolo che direi pare significativo sulle finalità del suo operato anche perché esplicitamente ispirato a Lenny Bruce, personaggio americano definito comunemente come predicatore blasfemo e profeta sacrilego. Dunque per quanto ci riguarda ci sono ben pochi dubbi sulla blasfemia dell’opera Inri Longino, la cui titolazione fuorviante, analogamente a quella di tutte le altre opere, cerca di influenzare chi guarda – ed anche chi ha ospitato la rassegna -  sviandolo dalla verità raffigurata”.

Ed infine sulll'aggressione: Abbiamo sollecitato indagini in tutte le direzioni. Del resto non condivido la pervicace cocciutaggine della Diocesi di voler continuare ad alimentare la offesa sofferenza dei Fedeli riaprendo la mostra. Ancora una volta a mio avviso santa prudenza è stata accantonata indicando più che altro una perseveranza del tutto erronea".

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