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Cronaca

San Domenico, "mai così tante opere di Piero della Francesca tutte assieme"

“Attorno alle sue sei perle – continua Brunelli – collocheremo ben 250 capolavori tutti riconducibili alla sua filologia pittorica"

Conto alla rovescia per “Piero della Francesca, indagine di un mito”, la nuova grande rassegna internazionale in onda ai Musei San Domenico di Forlì a partire dal 13 febbraio. Un’anticipazione dell’atteso evento espositivo, l’11° della felice serie avviata nel 2004 con la Mostra sul Palmezzano, è stata proposta dal coordinatore generale Gianfranco Brunelli nel corso della periodica riunione conviviale del Centro di cultura romagnola “E Racoz”. Piero di Benedetto de’ Franceschi, noto comunemente come Piero della Francesca, nacque a Borgo Sansepolcro nel 1415-20. . “Abbiamo scelto il mito del genio toscano – dichiara Brunelli – per il chiaro influsso della sua filosofia artistica, sospesa tra arte, geometria e sistema di rappresentazione a più livelli, sull’intero panorama pittorico italiano”. Le prime opere, collocabili anteriormente al 1450, mostrano un profilo artistico già definito, in grado di influenzare persino i contemporanei: struttura prospettica rigorosissima, perfezione dei volumi geometrici, rappresentazione di figure grandiose immerse in un'atmosfera dalla luminosità diffusa, che mantiene i personaggi come sospesi nel tempo.

Al San Domenico saranno presenti sei opere attribuibili con certezza a Piero, di cui un paio mai prestate prima. “Se pensate che siano poche – precisa Brunelli – sappiate che mai sinora sono state concentrate così tante opere di Piero della Francesca in una rassegna a lui dedicata”. I capolavori asportabili di Piero sono pochissimi. Tra l’altro, pur avendo condizionato tutta la futura pittura a venire, e in particolare il ‘900 italiano, il genio di Borgo Sansepolcro nel ‘500 era già caduto nel dimenticatoio. “Attorno alle sue sei perle – continua Brunelli – collocheremo ben 250 capolavori tutti riconducibili alla sua filologia pittorica: sei del Beato Angelico, tre di Del Cossa, quattro di Paolo Uccello, un Perugino, un Melozzo, un Carrà, tre lavori a testa per Balthus e Hopper”. Con questa mostra, inoltre, si cercherà di rappresentare la riscoperta del mito di Piero dopo quasi cinque secoli di oblio, coinvolgendo artisti del calibro dei Macchialioli, di Borrani, Lega e Signorini, oltre al fascino che suscitò in molti artisti europei, come Ramboux, Loyeux, Roger Fry, Duncan Grant e il Gruppo di Bloomsbury, senza dimenticare gli echi risuonanti nelle opere di Degas, Seurat e Signac.

. La fortuna novecentesca dell’artista sarà affidata ai lavori degli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi e Sironi, confrontati con artisti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Edward Hopper. Degni di nota anche i riverberi di Piero nel 900 italiano: “Allestiremo una sezione apposita dedicata agli anni Trenta, mai vista a Forlì”. Dal Fondo Piancastelli depositato nella Pinacoteca di Forlì, saranno estratti alcuni capolavori librari che parlano di Piero, senza dimenticare i trattati dei tanti studiosi che si sono cimentati con la sua dimensione realista. Al san Domenico saranno esposti anche un saggio e alcuni spezzoni della colonna sonora di un film su Piero della Francesca, risalente al 1946: “Servirà ad evidenziare il suo innegabile apporto dato a tutte le arti e persino alla musica”. Piero Ghetti

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