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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Severi, la versione di Daniele: "Chi lo ha ucciso lo ha fatto per i soldi. Temevo li sperperasse al night club"

Ben 8 ore di interrogativi puntellati da un complesso castello accusatorio a cui Severi ha risposto punto su punto, anche se con alcuni buchi di “non ricordo” proprio per quanto riguarda quei giorni di giugno 2022

Quasi 8 ore di domande e risposte, dall'inizio degli annosi litigi coi fratelli fino ai drammatici giorni in cui Franco Severi veniva ucciso e decapitato: lunedì in Corte d'Assise è stato il giorno dell'imputato Daniele Severi e della sua versione dei fatti, sciorinata tra decine di domande dell'accusa (pm Federica Messina), della parte civile (avvocato Max Starni) e della difesa (avvocati Maria Antonietta Corsetti e Massimiliano Pompignoli).

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Ben 8 ore di interrogativi puntellati da un complesso castello accusatorio a cui Severi ha risposto punto su punto, anche se con alcuni buchi di “non ricordo” proprio per quanto riguarda quei giorni del 20-21-22 giugno del 2022, quelli immediatamente precedenti e successivi alla morte del fratello.  E su una delle prove di maggior peso, una macchia di sangue della vittima su una sua scarpa, non ha esitato nel corso dell'udienza a togliersi la scarpa davanti alla Corte (presidente Monica Galassi) per spiegare meglio il suo ragionamento.

Daniele Severi, 64 anni, autista di ambulanze in pensione, è accusato dal luglio del 2022 di aver ammazzato il fratello per poter entrare nel podere di famiglia di via Montedisotto, a Seggio di Civitella, un cucuzzolo con una casa colonica in cima che ha ospitato la grande famiglia contadina dei Severi. Daniele Severi è andato così con la memoria all'infanzia, quando era suo compito di bambino accudire le mucche, a cui dava fieno e paglia, le portava alla fontana (“perché non avevamo l'acqua corrente in casa”). Un'infanzia in cui “la sera si stava con la candela” e la mattina presto si andava a scuola fino a Civitella a piedi o se qualcuno dava un passaggio. 

“Tutti davano una mano nell'azienda agricola anche quando avevamo altri lavori, poi la domenica facevamo la pizza”, ricorda. Specificando che tante volte aveva dato una mano a Franco. “Non ho mai chiesto niente in cambio, davo una mano perché era mio fratello, l'accordo col passaggio dell'azienda da mio padre a Franco era che l'affitto fosse irrisorio e gli attrezzi erano di tutti i fratelli, anche se non facemmo mai una scrittura”, specifica Daniele per indicare che lui quel podere l'ha sempre considerato di famiglia nonostante fosse formalmente affittato a Franco.

Eppure le liti non mancavano, ed erano anche accese. E la versione di Daniele qui diverge da quella dei fratelli. “Mia sorella Anna Maria nel 2014 mi aggredì, mentre Franco mi teneva da dietro. Vennero su i carabinieri e in quell'occasione Franco mi denunciò per minacce. Dopo di ché mi ritirarono le due armi che avevo e da quel momento non gli diedi più una mano”, dice in tribunale, aprendo così il filone di innumerevoli episodi in cui, a suo dire, sarebbe stato vittima di presunte angherie dei fratelli.  Si fa strada in Daniele anche l'idea di poter essere ucciso. Come? Dalla sorella infermiera Milena durante un intervento chirurgico, o da qualcuno con un incidente stradale simulato, quando un camion dei rifiuti gli tagliò la strada (“Un agguato” chiosa in udienza).

Per arrivare infine a gennaio 2022, quando muore il padre Attilio e spunta il testamento che avrebbe lasciato tutto a Daniele al suo figlio Simone. “Voleva lasciare tutto a me e mio figlio, gli dissi che c'era però la quota di legittima, per cui mettendo assieme me e mio figlio la nostra quota era un po' meno della metà”. Ed ancora: “Ma mi andava benissimo che Franco lo tenesse, aveva tutte le certificazioni per il biologico, la Pac. La mia idea era di lavorare tutti assieme, era l'occasione per chiudere col passato, per mio fratello era un gran vantaggio perché sapevo fare già tutto. Avremmo potuto collaborare. Franco mi rispose però che avevano contestato il testamento e che credevano che non fosse vero”.

Ed infine il decesso di Franco. “Che idee si era fatto sulla sua morte?”, chiede la pm Federica Messina? “Non lo so... All'inizio pensavo a una morte accidentale, pensavo fosse stato un infarto. Poi quando mi dissero della testa, ho pensato al fatto dei soldi presi come risarcimento per gli incendi....”, è la risposta di Daniele Severi. Che stima in almeno 500-600mila euro l'introito dei risarcimenti assicurativi di ben 8 incendi che sarebbero avvenuti in pochi anni. Ma di risarcimenti ne risulta solo uno da 259mila euro, incalza la pm. L'idea del fratello Daniele, ribadita in aula, è però che Franco quei soldi se li sia giocati al night club di Panighina. “Una volta lo seguii perché temevo che sperperasse i soldi di famiglia e perché aveva gli attrezzi intestati. Ho visto prima che giocava alle macchinette, poi alla Panighina ho visto la sua jeep parcheggiata. Ho fatto la foto come prova per farla vedere a mia madre, e glielo dissi, mia madre si arrabbiò”.

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