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Da mercato del bestiame a luogo destinato alla socialità cittadina: la storia del Foro Boario

L'edificio arrivato fino a noi, nonostante i notevolissimi danni subiti dal bombardamento alleato del 19 maggio 1944 riparati nel dopoguerra, è composto da un fronte unitario diviso in tre corpi: quello principale ospitava al centro l'ampio salone delle contrattazioni ed era diviso da quelli laterali da due grandi porticati utilizzati per il passaggio del bestiame

E' nato quasi un secolo fa come mercato, con uno sviluppo che lo portò ad essere uno dei più importanti d'Italia. La storia del Foro Boario è raccontata nel libro "Forlì città verde", progetto fotografico di Luca Massari con un saggio storico di Gabriele Zelli e un contributo dell'architetto Fabio Berni. Ha dato il nome ad un'intera area della città, ed oggi alcune parti sono in fare di restauro, circondate dal parco.

La storia del mercato

"A ottocento metri fuori Porta San Pietro, su via Ravegnana, nel 1927 sorse il nuovo Foro Boario, che fu progettato dall'ingegnere comunale Virginio Stramigioli 1899 - 1974). L'area interessata all'intervento, che fu scelta dopo infinite discussioni, venne interamente recintata, dotata di una tettoia e di quei servizi indispensabili al suo utilizzo, tra cui la pesa e le vasche per il lavaggio del bestiame.  Il mercato forlivese si svolgeva il lunedì ed era frequentatissimo, non solo dai Romagnoli, ma anche dai mercanti marchigiani e toscani. Col crescere di importanza dei traffici e per la sua vicinanza con la linea ferroviaria e lo scalo merci, il mercato richiese ben presto una struttura architettonica più appropriata, sia esteticamente sia funzionalmente. Nel 1932 l'incarico per redigere il progetto di adeguamento fu affidato all'ingegnere Arnaldo Fuzzi (1892 - 1974) e approvato personalmente da Benito Mussolini (1833 - 1945). La realizzazione dell'opera venne completata nel 1935. Dal 1950 il Foro Boario di Forlì divenne uno dei cinque mercati più importanti d’Italia: si commerciavano fino a 2500 capi di bestiame e vi si definiva il listino prezzi del mercato nazionale dei bovini. Le contrattazioni iniziavano alle prime luci dell’alba e il mercato veniva affollato dagli addetti ai lavori", si legge nel volume.

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L'edificio

". La struttura era dotata di un bar, di un ufficio postelegrafonico e servizi bancari. I corpi laterali ospitavano gli uffici e l'abitazione del veterinario provinciale. L'intero mercato rinnovato occupava un'area di 50.000 metri quadrati, contro i 16.000 di quello precendente. Lo stile monumentale adottato da Fuzzi, progettista tra l'altro della Scuola elementare "Rosa Maltoni" (ora "Edmondo De Amicis"), dell'Istituto Tecnico Industriale Statale, della Stazione Agraria (poi Istituto per la Frutticoltura, ora sede universitaria) e della Casa del Fascio di Predappio, ricalca gli stili linguistici a lui più cari, arricchiti di precisi riferimenti all'ottocentesco Foro Annonario cittadino di piazza Cavour.
La presenza dell’importante struttura decretò la nascita di un toponimo che ancora oggi individua un quartiere: Foro Boario, appunto. Il Forum Boarium fin dall’età romana era la piazza dedicata alla compravendita dei bovini e nel corso dei secoli la dicitura si è tramandata tanto che come Foro Boario sono stati designati in Italia i grandi mercati delle carni, non solo bovine, ma di tutti i tipi", è spiegato nel libro.

Oggi

"Oggi le contrattazioni in quel luogo non avvengono più. Troppo alto è il costo del trasferimento degli animali, e molto più facile è il viaggio degli acquirenti verso le aziende e lo scambio dei dati per via telematica. Dagli anni ’60 in poi, complici l’urbanizzazione e il boom economico che comportarono una conversione dell’area al settore secondario, il mercato visse una fase di declino che si concluse nel 1987 con la definitiva chiusura.  Nella vasta area esterna, caratterizzata da settanta maestosi tigli, nel 2009 è stato inaugurato un asilo nido con accesso da via Macero Sauli. Di recente l'edificio costruito su progetto di Fuzzi e l'area interna sono stati oggetto di un intervento di restauro da parte dell'Amministratore Comunale, che è proprietaria di tutta la zona e di ciò che vi sorge sopra. La necessità di recuperare un vero e proprio patrimonio immobiliare e di verde è stato sollecitato anche dal FAI, Fondo Ambiente Italiano, Sezione di Forlì, che lo ha inserito fra i "Luoghi del cuore", la campagna nazionale dedicata al censimento dei siti da non dimenticare, ottenendo un numero di voti molto alto. Ciò ha consentito, in una seconda fase, di avere un finanziamento che, seppure di gran lunga inferiore a quello stanziato dal Comune per l'intervento complessivo, è stato sicuramente uno stimolo per raggiungere l'obiettivo di recuperare gran parte del Foro Boario, come ribadito dal sindaco Gian Luca Zattini in occasione della fine della prima parte dei lavori. Attualmente sono in fase di restauro le grandi tettoie che venivano utilizzate per riparare il bestiame, mentre una parte dei locali del complesso che si affaccia su via Ravegnana aspettano di essere destinati a un qualche utilizzo, restano invece attivi il bar, la biblioteca e la sala conferenze e sedi di associazioni. Il grande parco caratterizzato dai secolari tigli è ancora poco frequentato". Questo è il quadro di questa importante area forlivese raccontato nel volume.

(Foto di Luca Massari)

Parco Foro Boario ph Luca Massari

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