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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

Forlì e il debito turco

Nel gennaio 1895, una francese residente a Costantinopoli contrasse un’obbligazione con una forlivese. Per saldare il debito interverranno Prefettura e Consolato

È durato almeno dieci anni un contenzioso tra Forlì e Costantinopoli, una storia minima che ha prodotto un intenso traffico di corrispondenza tra due realtà tanto lontane. Da un lato, una famiglia forlivese di povera gente. Dall’altro, una misteriosa vedova Vallette, di nazionalità francese ma residente a Costantinopoli. Non si sa bene perché, ma nel gennaio del 1895 la vedova Vallette di Pera (che in Turco è il distretto Beyoğlu, sul Bosforo) si obbligava a versare una cifra alla forlivese, e il tutto, cioè “la somme de Livre Turque trente (30)” sarebbe dovuto essere stato saldato entro “le 31 aôut 1895”. Nel marzo del 1895, però, morì Luigia Monti: all’agosto di quell’anno, nonostante quanto convenuto, nulla era pervenuto di quel debito. 

Erede di Luigia era la nipote Giulia, una trentenne di Borgo Schiavonia residente al numero 132 di corso Garibaldi, figlia di Gaetano, fratello della creditrice. Il debito restò latente fino all’estate del 1897 quando Roma parve interessarsi del caso. Così Giulia, fattasi coraggio o forse fino a quel momento ignara di tale questione, si presentò davanti al Prefetto di Forlì. Costui scrisse al Console italiano a Costantinopoli una lettera datata 25 settembre 1897: “Circa due mesi or sono, a mezzo del Ministero degli Affari Esteri, è stata rimettere a certa Giulia Monti di Gaetano da Forlì una obbligazione firmata da certo Vallette, rilasciata con la data di Pera – Costantinople – Janvier 1895. Interessando alla Giulia Monti di poter esigere questo effetto di cui è venuta in possesso nella sua qualità di nipote ed erede della Luigia Monti, morta il 10 marzo 1895, per aderire alle sue istanze mi rivolgo alla cortesia della S.V. Ill.ma pregandola di volermi far conoscere possibilmente chi sia il sig. Vallette firmatario dell’obbligazione e se sia per sorta solvibile, e quali pratiche occorrano perché possa essere pagata”. 

Da Costantinopoli la risposta giunse il 20 ottobre 1897: “La Sig.a Giuseppina Vedova Vallette, suddita francese, si è presentata in quest’ufficio. Essa riconosce l’obbligazione di lire turche trenta da lei rilasciate alla defunta Luigia Monti, però dichiara non dovere che sole 20 lire avendo pagato in data 7 ottobre 1895 un acconto di lire 10”. Una settimana dopo, il Prefetto di Forlì invierà un’altra raccomandata nella capitale dell’Impero Ottomano: “Avverto che la tratta di pagamento si può fare a favore del sig. Gaetano Monti, fratello della defunta Luisa Monti, residente in Forlì e che può essergli rimessa a mezzo di questa Prefettura. I Monti padre e figlia sono poveri operai i quali risentirebbero grave danno qualora non potessero riscuotere la somma di cui si tratta e sulla quale hanno fatto sicuro assegnamento”. 

Tuttavia pare che miseria s’incontrasse con miseria, se è vero che la debitrice non versava in buone condizioni economiche e non poté far altro che promettere di conferire col contagocce. Il Console di Costantinopoli, per questo motivo, il 17 novembre 1897 garantì che la vedova “s’impegna a pagare piccoli acconti (a partire dal 1 dicembre) ed al primo aprile (1898) venturo l’intera somma”.

Qualche rata arrivò ma il 18 febbraio 1898 da Forlì giunse un nuovo sollecito di pagamento a fronte delle “misere condizioni economiche” dei creditori. Alla data convenuta, non tutta la somma era stata versata. Seguirono altre richieste cadute nel vuoto fin quando la misteriosa signora Vallette, il 16 settembre 1898, inviò una lettera al cavaliere Rosset, Console reggente d’Italia a Costantinopoli: “Ella replicate volte, per bontà sua, cortesemente si compiacque di favorirmi, col rimettere al Prefetto di Forlì acconti di danaro che io spediva alla Sig.ra Giulia Monti. Costei, con sua lettera del 30 agosto, mi chiede il residuo a compimento del debito di lire 30. Da miei conti risulta non doverle altro che soli franchi 50 quali atteso le sfavorevoli circostanze nelle quali versa oggi il paese non mi è stato possibile d’inviare. Ma spero fra un mese e mezzo tutt’al più di poterle mandare gli ultimi 50 franchi a saldo, e prego caldamente il Sig. Prefetto di Forlì d’aver la somma compiacenza di farmi rilasciare dalla sig.ra Monti la ricevuta integrale del debito da me soddisfatto”. 

A Forlì non tornavano i conti e ben presto (24 settembre 1898) la locale Prefettura chiese chiarimenti: “Gli eredi Monti ai quali ho dato comunicazioni della lettera della Signora Vallette (...) sono rimasti meravigliati nell’apprendere che la predetta signora affermi che il suo debito verso di essi si residua ora In acconto di detto debito la Vallette trasmette: lire 30 con lettera 16 dicembre 1897, lire 131 con vaglia cambiario il 30 aprile 1898, lire 30 con lettera 11 maggio 1898, lire 20 con lettera 8 giugno 1898. Totali 211 lire italiane, invece a Forlì il restante risulta essere di 289 lire”. Giulia non aveva nessuna intenzione di demordere, esigeva tutto, fino all’ultimo centesimo. 

Da queste ultime informazioni si può intuire l’entità della somma richiesta: al tasso attuale, in Romagna erano arrivati 1113 euro dei 1525 dovuti. I levantini, complice la confusione tra diverse valute e la non semplice possibilità di trasferimento di denaro, sembrarono dissolversi e il Prefetto di Forlì il 9 ottobre 1898 insisteva con un’altra lettera protocollata: “Prego la cortesia della S.V. Ill.ma a volersi compiacere di favorire una risposta alla mia lettera del 24 settembre n.2260 riflettente il credito degli eredi Monti verso la sig.a Vallette costà residente. Come ho ripetuto altre volte, gli eredi Monti sono persone poverissime che hanno stretto bisogno di riscuotere il loro avere: epperò, a mio mezzo, fanno appello alla generosità della S.V. Ill.ma perché voglia nuovamente invitare la sig.a Vallette a fare onore ai suoi impegni”. 

Da Costantinopoli si risponderà solo il 29 dicembre 1898: “ho l’onore di rimettere alla S.V. Ill.ma una dichiarazione della Signora Vallette con la quale Ella riconosce il suo debito verso gli eredi Monti in franchi oro 260; ma non può ore soddisfare a questa obbligazione stante le sue ristrettezze finanziarie. Porta pure a conoscenza della S.V. Ill.ma che una lira turca è pari a franchi 23”. Insomma, si capisce che la storia sarebbe stata ancora lunga. 

Giungeranno piccoli acconti nel 1899: il 27 febbraio, il 16 giugno, il 28 agosto, il 10 ottobre e Forlì risponderà con le relative quietanze. Tuttavia ancora non bastava. Il 4 gennaio 1900, il Consolato generale di Sua Maestà il Re d’Italia a Costantinopoli scrisse ancora alla Prefettura di Forlì: “Dopo molte pratiche e molti stenti sono riuscito ad ottenere dalla signora Vallette altri 20 franchi che essa asserisce di aver dovuto farsi prestare trovandosi in condizioni difficilissime. Mi affretto a trasmetterglieli a mezzo di vaglia internazionale”. 

Il 1901 passerà senza altri acconti, sembrava proprio una guerra tra poveri: “La signora Giulia Monti – si trasmetterà da Costantinopoli il 23 agosto 1901 – mi ha pregato di fare nuovi eccitamenti alla signora Vallette per il pronto pagamento del suo debito. Quest’ultima mi ha dichiarato di non essere in grado ora di mandare neppure un acconto ma sperare di poterlo fare alla fine del prossimo settembre”. Invece quell’acconto sarà mandato il 19 febbraio 1902, si trattava di “franchi 20 in oro” a mezzo “di vaglia postale internazionale”. Questa triste vicenda, secondo la documentazione esistente, nel 1905 potrà definirsi conclusa.

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