rotate-mobile
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

La palestra fantasma

Nella notte, un fruscio di teli di plastica si sente a Campostrino. La Palestra, dopo un veloce ma ancora incompleto restauro, rimane vuota e in attesa di rinascere. Che ruolo ha avuto nella storia della città?

Nella notte, un fruscio di teli di plastica si avverte dalle parti di Campostrino. Niente paura: nessun fenomeno paranormale. Si tratta di una palestra, cara a molti forlivesi, che dopo un veloce ma ancora incompleto restauro, rimane vuota e in attesa di riprendere fiato. Potrebbe sembrare una chiesa e così, erroneamente, è indicata in alcune di quelle cartine turistiche che si trovano nei locali. Protetta da una provvisoria recinzione arancione, è come un fantasma dalla bocca e dagli occhi aperti, soffocati dai teli che coprono le finestre. A poco a poco, sull'erba, si sono accumulati materassini o simili, sempre dello stesso tono di arancione. 

L'origine del luogo, in effetti, è macabra: nel campo ustrino si bruciavano i cadaveri fin dall'epoca romana, quand'era, rispetto alla città, una zona alquanto periferica. Oggi conserva quel nome popolarmente un quartiere e una piccola piazza davanti alla quale si erge la “Palestra Ginnastica Giulio Paolucci”. Costruita nel 1888, divenne la sede degli allenamenti della società sportiva “Forti e Liberi”. Utilizzata fino a tutto il Ventesimo secolo anche da scuole, oggi è chiusa. Una verniciata di giallo ha tolto il grigiore, solerti interventi hanno rifatto il tetto e ripulito laddove crescevano indisturbate piantine; ma alle finestre svolazzano teli di plastica trasparente, segno che ancora e per non si sa quanto, ci sarà da aspettare. Da un po' è spuntata una struttura circolare in cemento che copre una discreta parte del parco. E anche in questo caso ci sono più domande che risposte. 

Eppure, ormai ingoiata dalla città, la palestra di Campostrino era, almeno in origine, il fulcro di importanti iniziative sportive e non solo. Attorno ad essa si sperimentarono i primordi del calcio: quel football che nel giro di pochi anni cancellerà completamente la lunga tradizione del “giuoco del pallone” che si praticava con successo nello sferisterio di viale Corridoni. La “palla al calcio” inizierà le sue partite regolari a Forlì nel 1911, condannando precipitosamente all'oblio la “palla al bracciale” alias “giuoco del pallone”, sport per il quale la città poteva vantarsi di avere lo sferisterio “più bello d'Italia” e una passione assai radicata. Ancor prima, esistevano squadre forlivesi che si chiamavano “Intrepida” e “Stella”, poi nacque la “Pro Forlì” e l'“Unione Sportiva Forlivese”. In seguito, dai primi calci in piazza d'Armi, fu disegnato il campo regolamentare di Campostrino. Attorno alla palestra, dove ora è rimasto un fazzoletto di erba, era stato allestito il terreno di gioco che, almeno dal primo Dopoguerra e fino alla metà degli anni Venti, sarà il primo campo recintato con rete metallica e con spalti in terra battuta. Immagini mostrano queste partite: sullo sfondo il "nuovo" ospedale, candido come un lenzuolo da degente, e il campanile di San Pellegrino. Altro non c'era. Si giocava un calcio rude, tra fango e fondo ghiaioso. Il campo, vissuto per lo più di domenica, veniva schermato con teloni impermeabili presi in affitto per impedire la vista ai portoghesi. E i biglietti? Offerta libera: qualcuno, tra primo e secondo tempo, passava con un piattino per raccogliere offerte. Il calcio forlivese permarrà in questo campo fino alla costruzione dello stadio “Morgagni” nell'allora piazza d'Armi la cui prima pietra sarà collocata il 15 aprile 1923.

La palestra che faceva ombra al campo è sopravvissuta agli stravolgimenti edilizi che, dagli anni Sessanta, hanno mutato l'area che fino a mezzo secolo fa era pressoché una continua successione di orti e giardini fino alla Rocca di Ravaldino. Qui Romeo Neri si allenava per le Olimpiadi di Los Angeles del 1932 dove vinse 3 ori. La società ha ottenuto riconoscimenti anche internazionali e numerosi atleti vi si sono cimentati. All'interno, sotto l'iscrizione Mens sana in corpore sano, una targa ricorda i “forti e liberi” che caddero sul fronte della Grande Guerra. All'esterno, un'altra lapide ormai illeggibile è testimonianza di un fatto la cui memoria è altrettanto sbiadita: presso la palestra di Campostrino tenne un comizio Cesare Battisti, deputato socialista di Trento, una delle più importanti figure dell'irredentismo italiano. Nel numero del 13 febbraio 1915 de “Il Pensiero Romagnolo”, si racconta la cronaca di questo incontro: “La vastissima palestra – si legge - rigurgitava di pubblico che all'apparire dell'oratore scoppiò in una lunga ovazione”. L'anno precedente, alla data del 19 aprile, si era svolto un convegno atletico-ginnastico di una certa rilevanza: cioè il primo concorso ginnastico fra squadre delle scuole medie della Romagna. L'auspicio della manifestazione, in occasione dei primi quindici anni di vita della “Forti e Liberi”, era avere “una prova dei progressi che l'insegnamento della ginnastica ha fatto in questi ultimi tempi e dal modo razionale e veramente utile con cui viene impartito”.

Pochi ricordano che ancor prima (occorre fare un salto nell'Ottocento) in quei campi si sperimentavano colture per la stazione agraria di Forlì. Tra le idee per la destinazione più recenti, cose poi non andate in porto, vi è stata quella di deposito e laboratorio per scenografie teatrali, spazi, insomma, dedicati all'arte, specialmente per i più giovani. Tra il marzo e il maggio 2012, poi, fu coinvolta la cittadinanza sul "che farne" della palestra. La partecipazione fu discretamente numerosa, con diverse ipotesi e 1406 votanti. Il progetto vincente prevedrebbe la destinazione a "palestra dell'arte", un "contenitore per la cultura": luogo per conferenze, pellicole, spettacoli, esposizioni aperti a tutta la cittadinanza. Ma quando fu annunciato era la primavera del 2013 e quello che ancora manca è il contenuto. Così, quattro anni dopo, i lavori si sarebbero fermati, smentendo la data che prevedeva la chiusura del cantiere col 2016. Sospesi da questioni di vario tipo, si spera che presto siano portati a termine i disegni sull'antica "fabbrica di mente e corpo" tra le vie Oreste Regnoli e Giacomo della Torre.

Si parla di

La palestra fantasma

ForlìToday è in caricamento