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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

La postina di San Leonardo

Tra collettorie e portalettere rurali, il mondo della posta della campagna forlivese all’inizio del Novecento è declinato anche al femminile

A ridosso dell’Epifania le luci delle festività natalizie brillano per le ultime ore. Nei giorni scorsi, regali e pensieri hanno viaggiato anche attraverso poste e corrieri. Se si fa qualche salto indietro nel tempo, nel 1905 tale servizio, specialmente in campagna, non era sempre scorrevole. Da poco, infatti, i  “portalettere rurali” erano dotati del lusso della bicicletta per cercare destinatari tra gli stradelli polverosi tra un fondo e l’altro. Camminate faticosissime, aggravate dal peso della corrispondenza, erano la cifra del postino di campagna fino a cinque anni prima, poi vennero ruote e pedali. Spesso, per avvertire i destinatari del loro arrivo, si faceva precedere dal suono di un fischietto ma poteva benissimo essere che i chilometri quotidiani restituissero a fine turno la bolgetta ugualmente piena di lettere non recapitate. Pertanto era stata istituita la figura del collettore il cui compito principale era raccogliere in ufficio la posta in partenza, vuotare la buca delle lettere e consegnare il tutto all'ufficio postale da cui dipendeva.

Così, dalla fine dell’Ottocento, le frazioni rurali di Forlì si erano dotate di una collettoria, punti di smistamento della corrispondenza di campagna. Si accedeva per concorso e puntualmente arrivavano sulla scrivania del Regio Prefetto le lettere di raccomandazione. Per esempio si può citare il caso di San Leonardo in Schiova, frazione di Forlì che al censimento del 1901 aveva registrato 585 abitanti. Ora l’abitato, collocato a poco meno di nove chilometri a oriente di Forlì, si è esteso fino a entrare in parte anche nel Comune di Forlimpopoli. 

A scrivere è il colonnello Sisenati: “In seguito alle ripetute lagnanze, specialmente nei mesi della villeggiatura, pei continui ritardi che si verificavano nella giornaliera distribuzione della posta in parrocchia di San Leonardo in Schiova (Comune di Forlì) a causa della grande estensione del territorio assegnato al porta lettere di Carpinello che fa ora servizio anche per San Leonardo, mi feci l’anno scorso promotore di una domanda al locale Direttore provinciale delle Poste e dei Telegrafi tendente ad ottenere che fosse istituita in detta Villa e Parrocchia S. Leonardo una Collettoria Postale destinandovi l’esercente lo spaccio dei Sali e Tabacchi”. La richiesta “è stata favorevolmente accolta dal Ministero delle Poste che in questi giorni aprì il concorso al posto di Collettore Postale in detta località”.

Fra gli aspiranti “a detto posto vi è certa Nitra Barucci, moglie a Gio. Battista Bagini che tiene in San Leonardo lo spaccio dei Sali e Tabacchi”. “Concorre la moglie, non potendolo il marito che sa fare appena il proprio nome. Nel disimpegno però della carica il marito sarà sempre di efficacissimo aiuto”. Il colonnello puntualizzò che “per l’iniziativa da me presa per l’istituzione della Collettoria in San Leonardo” gli sia concesso di “esprimere il desiderio che tale posto sia, sempre quando nulla vi si apponga, di preferenza conferito alla nominata Nitra Barucci in Bagini, a cui coll’esercizio dello Spaccio in unione al marito resta anche agevolato non poco al servizio postale”. Oltre a Nitra (altrove Netra) Barucci, in zona operava un’altra collettrice: Stella Marinucci, in quel di Carpinello, moglie del portalettere rurale. Si sa che qualche tempo fa i romagnoli erano piuttosto originali nell’attribuire nomi ai figli, ma più di un curioso si sarà chiesto da dove scappi fuori “Nitra” o “Netra”. Ebbene, difficile dire se tali erano le vere intenzioni dei genitori, ma “netra”, nella lingua che si usa prevalentemente in India, significa “occhi”. 

Per quanto riguarda la collettoria di Villanova, in quel 1905 si pubblicava il bando di concorso cui risposero sei nomi tutti maschili. Nel fascicolo, anch’esso conservato all’Archivio di Stato, si leggono le referenze dei candidati. Si nota che uno di essi, pur essendo “di buona condotta morale e politica”, “si dice che qualche volta si abbandoni al soverchio bere” tuttavia “per le sue buone qualità gode nel pubblico stima e fiducia”. Tra i candidati, uno “risulta che fu condannato dalla Corte d’appello di Bologna alla pena di otto mesi ed un giorno di reclusione per lesioni personali e porto d’arma senza licenza” non può poi tacersi che “è inoltre di principi repubblicani, di limitata capacità ed istruzione pel disimpegno della carica di collettore postale e gode limitata stima nel pubblico”. 

Altri “sono di buona condotta morale e politica, godono sufficientemente stima e fiducia nel pubblico, ma si ritiene abbiano poca capacità per disimpegnare le mansioni di collettore postale”. Solo di uno si dice che “possiede anche la capacità di coprire la carica alla quale aspira”. Perverrà contestualmente la raccomandazione di Corinto Maffei da Modigliana per il Carabiniere Reale Luigi Emiliani: “ottimo giovane di sani principi e conosce il servizio postale”, con tanto di occhiolino all’amico parlamentare: “Se l’On. Fortis, col quale mi trovo da tanti anni in ottimi rapporti fosse riuscito a comporre il ministero, lo avrei interessato a favore dell’Emiliani”. “Sono sicuro – così conclude - che si occuperà del mio raccomandato”.

Però alla fine la spunterà un insospettabile: Francesco Fiammenghi, originario della bassa ravennate che “dimora a Villanova da circa due anni” e “da tempo ha serbato sempre buona condotta morale”. Tuttavia “si assicura che professi idee repubblicane” e “si vuole abbia anche fatto parte del circolo Dario Papa di Villanova da cui si sarebbe allontanato per potere avere l’ufficio postale”. Egli poteva vantare un “discreto patrimonio” a Massa Forese ma “la passione al commercio di cavalli lo hanno alquanto dissestato” perciò “si trasferì a Villanova ove lavora da carpentiere e tiene uno spaccio di vino e generi diversi conducendo vita regolatissima”. Di lui si dice pure che è “persona tollerante d’ogni idea e si tiene lontano dalle questioni politiche”. Tuttavia ha poi ottenuto l’incarico “mediante l’appoggio di una influente persona di Ravenna”. 
 

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