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Cronaca

Zelli: "Le lunette di San Mercuriale al Seminario? Io lo sapevo, me ne avevano parlato alcuni anni fa"

Nuova testimonianza sulla vicenda delle lunette seicentesche dell’abbazia di piazza Saffi, parte delle quali troppo deteriorate per essere restaurate

“Io sapevo che le lunette del chiostro di San Mercuriale erano al Seminario, me ne parlò l’allora rettore monsignor Dino Zattini, rammaricandosi che non si riusciva ancora a procedere con un loro restauro”: a dirlo è una vera e propria memoria storica della cultura forlivese, Gabriele Zelli. Nuova testimonianza, quindi, sulla vicenda delle lunette seicentesche del chiostro dell’abbazia di piazza Saffi, parte delle quali troppo deteriorate per essere restaurate, un patrimonio storico artistico della città che probabilmente andrà in parte perduto.

Le lunette sono “riemerse”, sia fisicamente dal fango dell’alluvione che le ha intaccate per circa mezzo metro là dove erano state depositate da circa vent’anni (in un cortile posteriore del seminario di via Lunga), sia simbolicamente dall’oblio in cui parevano essere cadute negli ultimi decenni. Un bene della chiesa più antica della città di cui, inspiegabilmente, ad un certo punto si sarebbe perso il filo del ricordo, in particolare da quando nei primi anni Duemila sono state portate da San Mercuriale al Seminario, dopo una serie di vicissitudini partite nel 1939, con l’ “apertura” del chiostro, poi con la Guerra, ed infine con diversi traslochi dalla chiostro all’abbazia nel periodo del Dopoguerra.

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Zelli, lei ha collaborato in centinaia di iniziative riguardanti il patrimonio storico e artistico della città. Che ricordo ha delle lunette?
“Mi ricordo che se ne parlava nel 1988-89 nell’ufficio dell’allora sindaco Zanniboni. L’abate don Bruno Bazzoli e il comitato Pro San Mercuriale ne chiedevano il restauro. Fu interpellata la Soprintendenza che però ci rispose che non c’erano fondi per il restauro e che ci sarebbe stata opposizione, in ogni caso, a riposizionarle nel chiostro, esposte alle intemperie, all'umidità, al caldo e al freddo, anche se non alla pioggia perché sotto il porticato. C’erano due problemi, quindi: il restauro e dove metterle dopo. La questione fu quindi accantonata, anche se era un cruccio di don Bruno”.

Quindi la Soprintendenza alle Belle Arti fino agli anni Ottanta aveva presente il tema delle lunette.
“Parlavamo con il Soprintendente di allora, ma non so se ci siano state delle comunicazioni scritte… All’epoca i rapporti erano più diretti, i pareri anche verbali”.

Poi però se ne sarebbero perse le tracce.
“Sia in seminario che a San Mercuriale c’è stato un ricambio di responsabili, ora ci sono preti giovani. E’ possibile che non ci sia stata comunicazione nei passaggi di consegne. Non so neanche quando le lunette siano state trasferite”.

Vennero anche tolte dalle pareti laterali delle navate e accatastate, sempre a San Mercuriale
“Ci sono state delle modifiche a San Mercuriale anche in anni recenti. Non ricordo bene la questione, ma per esempio ci furono delle polemiche per delle modifiche mentre era abate don Quinto Fabbri”.

Però lei sapeva che le lunette erano al Seminario?
“Sì, me ne aveva parlato in varie occasioni monsignor Dino Zattini, nel 2016-17 quando ci sentivamo spesso per un'iniziativa comune, quando ero sindaco di Dovadola. In quelle occasioni  mi diceva che ce n'erano talmente tante di opere da dover salvare e mi citava anche le lunette. Ne parlava in modo molto sconsolato, angosciato per non poter far nulla. Ne sono state salvate tante di opere negli ultimi anni, dalla lunetta del Fornò, anche questa prima esposta alle intemperie, e sempre al Fornò una "Madonna con bambino" di Agostino di Duccio. Però, da quello che mi ha detto monsignor Zattini non ho mai avuto però l'impressione che si trovassero in una zona dove rischiavano un ulteriore deterioramento. Però anche al Seminario si sono fatti tanti lavori...”.

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