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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Unione dei Comuni, il segretario del Pd Valbonesi: "Trasformare il fallimento in un'opportunità"

Questo il commento del segretario territoriale Pd Daniele Valbonesi alle recenti affermazioni del professor Roberto Balzani, che dell’Unione è stato un "padre"

"Se per fallimento dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese - nata per mettere a sistema, efficientandoli, servizi locali territoriali a favore di cittadini e imprese - vogliamo intendere che questo ente di secondo livello non abbia raggiunto molti degli obiettivi alla base della sua costituzione, possiamo essere d’accordo e siamo dunque tenuti a fare le giuste valutazioni sulle cause della sua scarsa efficacia istituzionale, gestionale ed amministrativa. Se invece diciamo che l’esperienza dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese è definitivamente morta, facciamo un favore al centro destra e a chi vorrebbe fare tabula rasa nonostante le risorse pubbliche sin qui investite, tornando, in quel caso certamente, ad un territorio di campanili o aggregazioni di campanili o fondati sui servizi erogati dal più grande al più piccolo, alle condizioni imposte dal più grande". Questo il commento del segretario territoriale Pd Daniele Valbonesi alle recenti affermazioni del professor Roberto Balzani, che dell’Unione è stato un "padre".

Continua il segretario Dem: "L’uscita dall’Unione del Comune di Forlì per volontà politica-elettorale della giunta Zattini, è un grave danno all’Unione e ai soci dell’Unione ma conferma due cose. La prima è il totale disinteresse dell’attuale amministrazione forlivese per il territorio nel quale il capoluogo, per posizione, dimensioni, ruolo, sarebbe chiamato ad essere guida e propulsore dello sviluppo generale, in linea coi principi di solidarietà e sussidiarietà su cui l’idea dell’Unione dei Comuni forlivesi si fonda. La seconda riguarda invece la visione politica propria della coalizione di centro destra che governa Forlì: l’uscita dall’Unione è solo la punta dell’iceberg di una concezione “autarchica” della politica e dell’amministrazione, che sta portando Forlì a "dismettere" le proprie responsabilità e il proprio ruolo all’interno di tutte le reti di relazioni politiche-economiche sviluppate in anni di lavoro delle istituzioni forlivesi. Uscire da un’Unione in difficoltà, rifiutando di lavorare insieme agli altri comuni per modificare quanto non funziona nel progetto corrente, è un precedente pericoloso, che facilita la frammentazione istituzionale locale e indebolisce i processi collaborativi virtuosi orientati alla standardizzazione e alla qualità di servizi omogenei, erogati su base intercomunale, provinciale".

Nei giorni scorsi, inoltre, sui problemi dell’Unione si è espresso anche il suo ex presidente Giorgio Frassineti. "Da ex sindaco, l’analisi di Frassineti coglie senza dubbio diversi dei problemi che in questi anni hanno impedito all’Unione di rispondere ai bisogni dei comuni soci, soprattutto dei più piccoli - si sofferma Valbonesi -. Ciò nonostante, siamo convinti che quello che, anche a ragione, è definito un fallimento possa trasformarsi in un’opportunità per i soci dell’Unione e per l’innovazione istituzionale del contesto forlivese. Per questo motivo, il Pd forlivese lavora coi suoi sindaci e li sostiene affinché all’interno dell’attuale Unione, insieme ai soci disponibili, si possa riprogettare la dimensione gestionale e programmatica dell’ente stesso, studiando sin da ora come intervenire per dotarlo degli strumenti e delle risorse, umane e finanziarie, adeguati alla gestione degli obiettivi politici e amministrativi che il territorio forlivese merita".

"L’innovazione, anche istituzionale, non è un processo lineare, anzi, ma alla sua base serve sempre la volontà politica di trovare le soluzioni idonee a rispondere ai bisogni in campo, che in questo caso sono in prima battuta quelli di funzionamento dei comuni soci, allo scopo di erogare servizi di qualità a cittadini e imprese - conclude -. Per questo motivo, riteniamo necessario andare oltre il colore delle giunte dei 14 comuni soci e concentrarci collettivamente su un processo di riprogettazione situazionale, economica, funzionale, che vada a vantaggio di tutti i soci, a partire dai più piccoli".

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