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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando al Buon Pastore nacque la carità forlivese

In pieno centro storico a Forlì, al civico 28 della scenografica via Dei Mille, c’è un edificio che da secoli dispensa servizi alle persone più bisognose. La sua funzione caritativa ha avuto inizio nel Medioevo con la confraternita dei Battuti Rossi. Oggi è sede della Caritas Diocesana.

In pieno centro storico a Forlì, al civico 28 della scenografica via Dei Mille, c’è un edificio che da secoli dispensa servizi alle persone più bisognose: è il Buon Pastore. La sua funzione caritativa ha avuto inizio al tempo delle 6 confraternite dei Battuti Bianchi, Neri, Bigi, Rossi, Verdi e Turchini (chiamati anche Celestini), sorte dopo la metà del XIII secolo come reazione al clima di violenza che scuoteva la società forlivese.

Ognuna di esse era contraddistinta dal particolare colore della veste indossata dai componenti e caratterizzata dalle funzioni svolte: i Battuti Bianchi, in cui confluivano i cittadini più aristocratici e ricchi, si occupavano anche dei bambini abbandonati e annoveravano il privilegio di salvare per la festività di Ognissanti un condannato; i Neri s'incaricavano della sepoltura dei viandanti uccisi per le strade e dei giustiziati (nel 1281 provvidero a seppellire i francesi del sanguinoso mucchio); i Bigi, i Rossi e i Verdi avevano cura di pellegrini e di indigenti; i Turchini erano dediti all'istruzione dei giovani e alla costituzione della dote alle ragazze povere. Composte da laici, nobili e plebei che, in segno penitenziale, durante le processioni si colpivano le spalle con flagelli formati da strisce di cuoio, col tempo, a colpi di solidarietà riuscirono a risvegliare attenzione e sensibilità nei confronti della condizione umana.

I Battuti Rossi, che avevano come patroni San Rocco e San Michele e assistevano poveri e malati, in principio ebbero sede in un ospedale vicino alla Chiesa di San Biagio, detto di San Michele (oggi scomparso), dotato di 16 posti letto. Per finanziare la loro attività disponevano di 43 tornature di terreno e di un appezzamento arativo all'interno del perimetro delle mura della città. Nel 1517, quando già il Palmezzano aveva affrescato, su cartoni del Melozzo, la Cappella Feo posta all’interno della nuova chiesa di San Biagio in San Girolamo, i Battuti Rossi si trasferirono nell’attuale Via dei Mille, ponendo la prima pietra della nuova chiesa di San Michele Arcangelo, poi denominata del Buon Pastore. Nel 1556 furono sostituiti dagli Eremiti di San Girolamo: detti anche Gerolimini, o Gerolomini, erano un ordine religioso fondato ad Urbino da Pietro Gambacorta e Nicola da Forca Palena agli inizi del XV secolo. Il periodo di massima espansione fu il XVIII secolo: nel 1780, i conventi dei Gerolimini superavano il numero di novanta, in Italia e all'estero.

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Nel 1557 consolidarono la loro presenza a Forlì con l’inaugurazione del convento costruito a fianco della chiesa di San Michele Arcangelo. Ottennero di insediarsi in pieno centro dopo aver visto cadere il loro precedente sito, posto in luogo dell’attuale chiesa dei Romiti, sotto i colpi di Bino Orbetelli, comandante dell’esercito di Papa Paolo IV in guerra contro gli spagnoli: il milite dispose la distruzione dell’intero complesso in quanto si trovava troppo a ridosso delle mura urbane, nei pressi di Porta Schiavonia e gli spagnoli avrebbero potuto nascondervi armi e munizioni. Il nuovo sito fu consacrato dal teologo e vescovo di Bertinoro, mons. Ludovico Theodoli. A seguito della soppressione degli istituti religiosi avvenuta durante l'occupazione napoleonica, il grande edificio posto in via Monsignani fu convertito in tribunale e carcere per detenuti in attesa di giudizio. Nel 1859 fu ceduto dal governo pontificio al vescovo, che lo affidò alle Suore di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore, dipendenti dalla casa madre di Anges, che vi fondarono un educandato.

La loro prerogativa era il recupero e la rieducazione delle prostitute, fino ad ospitare un convitto per le allieve della Scuola normale e commerciale. Attive anche nelle carceri femminili, hanno lasciato Forlì all’inizio degli anni Settanta del XX secolo e sono tuttora presenti in oltre settanta nazioni dei cinque continenti, con sede generalizia a Roma. Il ruolo attuale del Buon Pastore è quello di sede del Centro di Spiritualità fondato negli anni ’90 da mons. Pietro Fabbri e mons. Piero Morigi, nonché, a partire dal 1997, della stessa Caritas diocesana e del Centro di Ascolto e Prima accoglienza. “La Caritas della Diocesi di Forlì-Bertinoro - si legge nello Statuto - è l'organismo istituito dal Vescovo al fine di promuovere, anche in collaborazione con altre istituzioni, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale diocesana e di quelle parrocchiali, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”. 

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