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Foto dei figlioletti sui social, l'allarme 'sharenting': "Un'incontrollata abitudine, il mondo virtuale è pieno di rischi"

L'APPROFONDIMENTO - Focus con Enrico Valletta, primario dell'Unità di Pediatria dell'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì

C'è chi comincia già con la prima ecografia. Poi il momento del primo vagito, del bagnetto, della colazione o del pranzo o cena, dell primo giorno di scuola o di un momento divertente o di una marachella. Pubblicare le foto dei propri figli sui social per molti è diventata una prassi normale. Ogni tanto vengono resi protagonisti di stories su Instagram e di post su Facebook, talvolta con l’aggiunta di dettagli come il nome del piccolo, la sua età e dove vive. Ma la decisione condividere queste immagini sui social non dovrebbe essere trattata come un atto di ordinaria amministrazione. La Società italiana di pediatria (Sip) ha lanciato l'allerta su rischi connessi al fenomeno dello sharenting, ovvero la condivisione su social delle immagini dei minori, perchè "questa pratica può associarsi ad una serie di problematiche che principalmente ricadono sui bambini".

Enrico Valletta, primario dell'Unità di Pediatria dell'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì, perché questa allerta del Sip?
"Il fenomeno dello sharenting non è certamente nuovo, dal momento che già almeno 7-8 anni fa aveva sollecitato l’attenzione ufficiale del mondo educativo e pediatrico con alcune indagini che mettevano in evidenza quanto stava accadendo in tutto il mondo. Ma quello che ormai non poteva più essere ignorato era l’enorme e incontrollata diffusione dell’abitudine alla condivisione sui canali social, da parte di un numero crescente di genitori, di dati personali, storie e fotografie appartenenti ai loro bambini. Tutto questo, spesso, da ancora prima che nascano (in Italia, il 14% delle future madri mette sul web le ecografie prenatali con i relativi dati) e poi per tutto il loro percorso di crescita, naturalmente senza che i bambini stessi abbiano la possibilità di dare il proprio consenso o quantomeno di scegliere quanto del proprio privato rendere pubblico sul web. E’ venuto il momento di fare seriamente riflettere i genitori sui rischi di un mondo virtuale che pensiamo ancora di controllare e che invece espone noi e i nostri figli a potenziali pericoli di cui non abbiamo esatta conoscenza ma con i quali dobbiamo iniziare a fare i conti. Il dibattito di questi giorni attorno ai possibili impieghi dell’intelligenza artificiale ne è un esempio macroscopico".

Ritiene che ci sia uno sfruttamento indiscriminato sui social dell'immagine dei bambini?
"Per formazione professionale e convinzione personale, sono molto cauto e riservato su tutto quanto possa riguardare l’identità, le storie personali e ancor più l’immagine dei bambini. Qualsiasi loro esposizione fotografica utilizzata per sollecitare la nostra attenzione mi induce a riflettere su quanto della loro vita privata stiamo invadendo e quanto del loro diritto alla riservatezza stiamo violando. Parto, quindi, da una posizione molto restrittiva e “garantista” che, mi rendo conto io stesso, deve confrontarsi con sempre maggiore difficoltà con la realtà di oggi. Per cui, la risposta breve non può che essere affermativa, sì credo che l’uso social dell’immagine dei bambini sia diventato un fenomeno incontrollato sul quale occorrerebbe intervenire per restituire, per quanto possibile, un po’ di dignità al concetto di diritto alla “privacy” dei minori. Per noi adulti temo sia ormai tardi, ma forse per loro qualcosa si può (o si deve) ancora fare".

Foto che vengono pubblicate per esaltare il concetto di famiglia. Ma forse il più delle volte non rispecchia la realtà...
"Qui entriamo nel campo della psicologia e della sociologia e il discorso temo diventi ancora più complesso. La necessità di condividere tutto questo sui social nasconde, forse, una situazione di isolamento delle persone nel mondo reale, un’insicurezza rispetto al proprio ruolo di genitori, la scarsità di modelli educativi e comportamentali solidi e affidabili ai quali riferirsi e la necessità, pertanto, di potersi confrontare con altri genitori rispetto alle proprie emozioni e ai propri dubbi. Il ritorno che ne possiamo avere dai social ci può far sentire meno soli e ci può sostenere nelle difficoltà. La necessità di condivisione credo sia del tutto comprensibile a ciascuno di noi, il problema è che questo avviene oggi su una “piazza” virtuale che non conosce confini e che può nascondere potenziali insidie".

I bimbi percepiscono questo eccesso di protagonismo dei genitori?
"I bambini sono carte assorbenti inconsapevoli del mondo e soprattutto del mondo dei propri genitori. Sono convinto che lo percepiscano, ma temo anche che finiscano per non avvertirne la dimensione di “eccesso” quanto quella di “normalità”: i miei genitori fanno questo, per cui è bene e giusto fare così. E, domani, partiranno da qui e si comporteranno alla stessa maniera o andranno anche oltre, chissà".

Che danni può provocare uno 'sharenting' indiscriminato?
"Sono danni personali che discendono dalla diffusione indiscriminata dei propri dati sensibili con il loro possibile utilizzo per fini non propriamente leciti o francamente illeciti, ma anche danni sociali perché storie e immagini possono riemergere dal web dopo anche molti anni e creare imbarazzo o pregiudizio per l’individuo in ambito sociale, lavorativo o relazionale. Pensiamo al possibile impiego dell’immagine dei nostri bambini nel mondo oscuro della pedopornografia, mondo che temo abbia dimensioni per noi inimmaginabili. Abbiamo imparato che il nostro volto può comparire improvvisamente nel contesto di una rapina in banca o mentre compiamo azioni più o meno corrette, pur essendone completamente estranei. E’ sufficiente una nostra fotografia messa in rete e poi la tecnologia informatica fa il resto. A quel punto, realtà e finzione diventano indistinguibili e le conseguenze inimmaginabili".

Che consigli vuole rivolgere ai genitori 'social'?
"Siate prudenti, riflettete bene prima di postare le informazioni e le immagini del vostro bambino, leggete e prestate attenzione a quello di cui, sempre di più, si discute sulla stampa e sugli organi di informazione rispetto ai rischi di un uso “spensierato” dei social. Pensate che in qualche misura state mettendo in esposizione vostro figlio di fronte al mondo senza essere del tutto sicuri che lui lo vorrebbe, considerate che così facendo rischiate di creargli imbarazzo quando sarà più grande e quando sarà in grado di decidere lui, finalmente, quale immagine dare di sé al mondo. Proteggiamo i nostri bambini nel mondo reale così come nel mondo virtuale e abbiamone rispetto. Io credo che ci ringrazieranno, domani".

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