rotate-mobile
Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Le lunette di San Mercuriale passano al Comune per 20 anni per un lungo restauro. Ma alcune saranno irrecuperabili

Accordo di 20 anni con cui le opere d'arte Seicentesche passano sotto la gestione municipale, finalizzata a un percorso a tappe che vedrà, nell'ordine, “lo studio, il restauro e la ricollocazione nella sede originaria

Il Comune di Forlì “entra in possesso, ma non in proprietà” delle lunette del chiostro di San Mercuriale, per lo meno delle 23 che restano del ciclo di 30. Sono state queste le parole del dirigente del servizio Cultura del Comune Stefano Benetti per presentare l'accordo di 20 anni con cui le opere d'arte Seicentesche passano sotto la gestione municipale, finalizzata a un percorso a tappe che vedrà, nell'ordine, “diagnostica, restauro e la ricollocazione nella sede originaria per la fruizione pubblica”, vale a dire sotto le arcate del chiostro.

Il percorso è iniziato ieri sera, mercoledì, con la firma di un protocollo da parte del sindaco Gian Luca Zattini e del vescovo Livio Corazza, sotto gli occhi della soprintendente alle Belle Arti di Ravenna Federica Gonzato. L'occasione della firma è stata l'appuntamento del ciclo "Un'opera al mese", con la lezione del professor Francesco Salvestrini, docente di storia medievale all'Università degli Studi di Firenze, esperto della storia di San Giovanni Gualberto, a cui il ciclo pittorico è dedicato, e che ha spiegato la grande importanza dell'allora monastero di San Mercuriale a Forlì per la Congregazione Vallombrosana nel '500. 

Leggi le notizie di ForlìToday su WhatsApp

Con la firma del protocollo, che ha avuto il pieno sostegno della Soprintendenza, per il sindaco Zattini “si salva un patrimonio della nostra storia che rischiava di perdersi e di scomparire, opere d'arte di tutti i cittadini di Forlì, indipendentemente che siano del Comune o della Chiesa”. Per il vescovo Livio Corazza le opere “erano in attesa di un benefattore”. Corazza ricorda poi che, al termine del restauro, le lunette “dovranno essere protette in territorio comunale”, richiamando così la doppia competenza sul chiostro, che è suolo pubblico comunale dagli anni '50, dopo l'apertura del passaggio pubblico tra piazza Saffi e tribunale, ma i curi muri esterni (e le relative opere d'arte) restano dell'antica abbazia (per altro gli affreschi sono stati staccati prima del passaggio di proprietà).

VIDEO - La presentazione del restauro delle lunette

firma recupero lunette 2

Non sono ancora prevedibili i tempi e i costi dei restauri: la firma del protocollo è preliminare proprio ad una valutazione. Ma non tutte le lunette sono nel buono stato della scena di San Gualberto che riceve il pane dall'angelo, quella messa in mostra a San Mercuriale ieri sera. Infatti ce ne sono altre 4-5 che già da una ricognizione preliminare sarebbero state giudicate irrecuperabili e che alla fine di questo restauro andranno a sommarsi alle 7 andate disperse, anche se non è ben chiaro quando, dal momento che ancora al termine dei lavori di apertura al pubblico del chiostro del 1939-41 le lunette venivano indicate nel numero di 30 dal sovrintendente di allora. Invece 4 affreschi che sono stati lasciati sui muri del chiostro sono già oggetto di un restauro partito lo scorso giugno.

A contribuire al deterioramento, in alcuni casi oltre l'irreparabile c'è stato anche il loro deposito all'esterno, in un cortile posteriore del Seminario di via Lunga, coperte da un telone di plastica, ma esposte all'umidità, alle escursioni di temperature per circa 20 anni, fino a quando non è intervenuto il fango dell'alluvione a dare un ulteriore colpo al loro precario stato di salute. Lunette che negli ultimi decenni erano inspiegabilmente scivolate nell'oblio con i cambi al vertice di diocesi, seminario e abbazia di San Mercuriale. Risale infatti a circa 30 anni fa l'annuncio di un restauro che, però, non c'è mai stato, poi il trasloco da un angolo dell'abbazia al Seminario, anche questo ad ora senza una traccia documentale

A farle "riemergere" solo le operazioni di rimozione del fango dell'alluvione dello scorso maggio, un mese dopo il recupero degli antichi libri custoditi nel piano interrato del Seminario, quando qualcuno ha tolto il telone dalla catasta semicircolare appoggiata sotto una loggia del cortile, accorgendosi di un tesoro artistico da salvare con urgenza. Per Salvestrini il ciclo pittorico attesta che alla fine del '500 e all'inizio del '600 il monastero di Forlì godeva di grande prestigio perché “cicli di questo tipo ci sono solo nei monasteri di particolare rilievo” e attestano l'azione “di una grande committenza”, che nasceva dagli equilibri geopolitici della Romagna di allora, le cui signorie assumevano potere in base alle alleanze tra il Papato di Roma e i Medici di Firenze. 

Ogni lunetta (il ciclo è stato realizzato tra il 1601 e il 1602) sarebbe stata pagata con 13 lire e 4 soldi, spiega Benetti che, in base alla documentazione raccolta finora, attribuisce il ciclo agli artisti Andrea Baini, Livio Brocchi e Buccetti. Benetti ha raccolto anche un documento che numera la posizione originaria di ogni lunetta nel chiostro, che sarà utile per la ricollocazione al termine del restauro. “Le ricerche storiche sono cominciate, sull'attribuzione c'è ancora molto da lavorare”, dice Benetti, limitandosi ora a questi dati iniziali. Quindi la rassicurazione: “L'eternit presente nei supporti su cui sono stati posizionati gli affreschi staccati è stato bonificato in modo certificato”, conclude.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le lunette di San Mercuriale passano al Comune per 20 anni per un lungo restauro. Ma alcune saranno irrecuperabili

ForlìToday è in caricamento