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L'intervista - Morrone (Lega): "Su Zattini la Lega ha onorato il patto coi cittadini. Rinaldini? Poco istituzionale scendere in piazza"

La Lega di Forlì conferma il suo supporto a Gian Luca Zattini. E non potrebbe essere altrimenti, dato che proprio nell'ambito della Lega è partorita la proposta del suo nome che poi ha condotto alla vittoria elettorale del 2019

La Lega di Forlì conferma il suo supporto alla ricandidatura del sindaco uscente Gian Luca Zattini. E non potrebbe essere altrimenti, dato che proprio nell'ambito della Lega è partorita la proposta del suo nome che poi ha condotto alla vittoria elettorale del 2019, un ribaltone storico dopo 49 anni di governo di centro-sinistra della città. Cinque anni fa ebbe un certo peso anche l' "effetto novità" e uno spostamento di un elettorato deluso dall'area della sinistra moderata ad una di centro disposto a sostenere Zattini, che saldandosi con una Lega che viaggiava col vento in poppa portò all'elezione del candidato di centro-destra. Ad analizzare l'attuale situazione, rispetto a quella di 5 anni fa, è Jacopo Morrone, deputato della Lega e segretario della Romagna del Carroccio.

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Forlì ha avuto la sua prima amministrazione di centro-destra. Qual è il bilancio complessivo di questo mandato?
"Il bilancio è assolutamente positivo e credo sia sotto gli occhi di chiunque non abbia un pregiudizio ideologico nei confronti della Giunta Zattini. Le critiche più pretestuose arrivano sempre dai soliti noti in città e fuori città. Molti forse hanno dimenticato in che stato era ridotta Forlì alla vigilia delle elezioni del 2019: una città ormai sfinita e senza fiducia nel futuro, prigioniera del degrado e in stagnazione. La vittoria del centrodestra ha aperto un nuovo capitolo, un’inedita pagina di storia che ha dato i frutti previsti, ma è evidente che il lavoro è a metà e servono almeno altri cinque anni per portare a compimento il programma che ci siamo prefissati, tenendo anche conto che durante la sindacatura Zattini ci sono stati due eventi terribili, l’emergenza sanitaria e l’alluvione".

Qual è stato l'apporto della Lega in questa amministrazione?
"Innanzitutto l’attività profusa dai due assessori leghisti Daniele Mezzacapo e Andrea Cintorino. Oggi parlando con molti forlivesi, con le associazioni di categoria e con le rappresentanze della società civile si danno per scontati eventi e iniziative che solo qualche anno fa erano preclusi alla città, ma non si deve dimenticare che sono stati frutto di progetti coraggiosi e innovativi che non sempre sono stati capiti. Voglio anche ricordare l’apporto propositivo dei nostri consiglieri comunali sempre presenti e pronti a supportare l’attività dell’intera Giunta Zattini".

Il voto del 2019 fu un combinato di due fattori: la credibilità come civico del candidato sindaco e una forte delusione dell'elettore di centro-sinistra verso il Pd. Sono due fattori che ricorreranno anche nel 2024 secondo lei?
"La coalizione di centrodestra che amministra Forlì è più o meno lo specchio dell’attuale Governo nazionale che ha tuttora la fiducia della maggioranza degli italiani per le stesse ragioni che nel 2019 portarono alla vittoria Zattini, ovvero la pochezza di Pd e alleati, e l’incapacità del partito della Schlein di amministrare con pragmatismo e obiettività per il permanere di un vetero massimalismo e di un radicalismo autoreferenziale che impediscono non solo il dialogo e il confronto ma anche di capire i veri bisogni dei cittadini e dei soggetti economici".

Nel 2019 c'era una parte di elettorato locale “spaventato” dal ribaltamento di fronte secondo lei? Ora invece sarebbe più “normalizzata” la situazione?
"E’ la sinistra, il Pd in primis, che temendo l’alternanza democratica usa l’arma del terrore e della disinformazione per demonizzare l’avversario e spaventare gli elettori nel caso di un cambio ai vertici delle varie amministrazioni. E’ un giochino che al Pd è andato bene fino a oggi in Emilia-Romagna, dove è più consolidata la rete di potere che ha costruito in un settantennio. Ma è proprio la vittoria del centrodestra a Forlì e il cambiamento migliorativo che si è determinato che dovrebbe convincere gli elettori che l’alternanza democratica è salutare per tutti, anche per lo stesso Pd in evidente declino da tutti i punti di vista a livello nazionale".
 
 E' possibile, stanti i trend elettorali nazionali, che cambi la locomotiva del centro-destra forlivese, dalla Lega a Fratelli d'Italia. Come influenzerà i rapporti tra i partiti, i programmi e la composizione della giunta di una eventuale seconda amministrazione Zattini?
"I voti vanno e vengono. Non mi preoccupa più di tanto chi avrà più peso tra gli azionisti politici della auspicata nuova Giunta Zattini. Ciò che conta è essere d’accordo nel portare avanti il progetto complessivo che abbiamo iniziato cinque anni fa. Di sicuro la Lega ha la coscienza a posto, abbiamo stretto un patto con i nostri concittadini, crediamo di averlo mantenuto".

E' realistico l'approdo di liste di centro, come Italia Viva o Azione nella coalizione locale di centro-destra?
"Se gli accordi si stringono sui programmi e se i programmi sono condivisi non vedo perché si debbano chiudere porte e finestre a nuovi ingressi in coalizione. Chiaro che se si stringe un patto si deve essere coerenti fino alla fine".

Sbirciando nel fronte opposto, chi sarà il vostro contendente e che coalizione lo supporterà?
"Non saprei dire. Mi sembra ci sia una grande confusione. Il Pd ha battezzato, attraverso la stampa locale, Graziano Rinaldini come candidato, che non ha particolari esperienze amministrative necessarie in una città di quasi 118mila abitanti, e che certamente non ha brillato come aspirante al ruolo istituzionale di sindaco andando in piazza qualche giorno fa a manifestare contro la premier Meloni e la presidente della Commissione Europea mentre erano a Forlì ad annunciare nuove risorse per la Romagna. Ormai in un PD sempre più diviso in faide e in crisi di identità siamo abituati a vedere di tutto. Bisogna poi capire quale corrente piddina rappresenti Rinaldini e se la coalizione di sinistra sia concorde sul suo nome".

Quali sono i progetti e le politiche a cui la Lega teneva di più e che ha visto realizzarsi negli ultimi 5 anni?
"Come ho detto nel 2019 siamo partiti non da zero ma da meno 100, quindi con pesanti penalizzazioni. Fra le nostre priorità rientrava certamente la lotta al degrado e all’insicurezza ed è stato fatto molto. Poi la questione del potenziamento infrastrutturale, anche attraverso il sostegno alla cordata di imprenditori che ha fortemente investito sull’aeroporto Ridolfi, fondamentale nel quadro di uno sviluppo complessivo del territorio. Penso poi all’attenzione particolare per il settore sportivo, per il verde pubblico e per l’Università con la scelta vincente di puntare sulla Facoltà di Medicina. Altro tema quello del rilancio del centro storico su cui si è lavorato molto, penso per esempio alla riqualificazione di corso della Repubblica e ai nuovi parcheggi, ma rimane da fare altrettanto nei prossimi anni. Voglio anche ricordare i goal segnati con i progetti Pnrr, alcuni già conclusi, e al grande slancio culturale, vedi le tante iniziative (ricordo ad esempio il ‘Miglio Bianco’) che vanno ad affiancare il prestigioso ruolo e la fama internazionale dalle esposizioni del San Domenico",

Quali sono i prossimi progetti a voi particolarmente cari e che vorrete inserire in un prossimo programma di governo della città per i prossimi 5 anni?
"Ci sono certamente i tanti progetti già iniziati da perfezionare o da arricchire e da portare a termine. Penso al centro storico, alle infrastrutture, alla riqualificazione delle aree più periferiche, ai servizi, al turismo senza dimenticare la sicurezza e la lotta al degrado. C’è poi il grande tema del ripristino ambientale e della tutela del territorio su cui l’amministrazione comunale ha alcune competenze ma può agire per sollecitare gli enti responsabili a lavorare presto e bene per la ricostruzione".

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