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Cronaca

Alluvione, lavori conclusi: sanato l'argine. Polemica sulle mancate casse di espansione

Complesso l'intervento messo in atto per "rammendare" l'argine. In sostanza dalle 13,30 circa è stata ristretta la carreggiata dall'A14 e dal piano dell'autostrada vengono calati grossi massi ciclopici

Si è completato martedì sera l'intervento di chiusura dell'argine del fiume Montone che si è rotto in più punti sotto il ponte dell'autostrada A14, causando l'alluvione di Villafranca. Un primo cedimento, lato Faenza, era stato sistemato già lunedì sera, così come un secondo, verso Villafranca, nel pomeriggio di lunedì, ma la situazione è precipitata quando un vasto fronte di circa 40 metri di argine ha ceduto del tutto nella notte, facendo risvegliare Villafranca completamente a mollo martedì mattina. 

Lavori sull'argine del Montone

Complesso l'intervento messo in atto per "rammendare" l'argine. In sostanza dalle 13,30 circa è stata ristretta la carreggiata dall'A14 e dal piano dell'autostrada vengono calati grossi massi ciclopici ai mezzi sottostanti, che li posizionano per chiudere l'argine crollato. Un'operazione lunga che procederà anche di notte e che realisticamente verrà conclusa solo nella mattina di mercoledì, secondo le stime del Servizio Tecnico dei Bacini, che sta coordinando l'intervento, in collaborazione con Autostrade per l'Italia. Questo punto dell'argine era oggetto di un cantiere di lavori della società autostradale, che stava operando sui piloni di sostegno e sulle campate del ponte per lavori di manutenzione. Come e se questi lavori abbiano interferito con l'argine sarà da accertare da parte delle autorità tecniche competenti. Ad ora l'obiettivo primario è bloccare la fuoriuscita di acqua dal Montone e fermare l'allagamento di Villafranca, che ancora nel tardo pomeriggio di martedì si trovava immersa, sebbene con un livello lievemente più basso.

Il racconto della drammatica giornata di alluvione a Villafranca

Il cantiere mai decollato

Per la difesa idrogeologica di Villafranca erano nei cassetti due progetti del Consorzio di Bonfica per circa 5 milioni di euro. Due progetti che erano in cima alle priorità della Regione, per i quali nello scorso marzo era stata firmata un'intesa quadro tra Regione e Stato, ma di fatto i fondi dovevano ancora arrivare ed erano tutt'altro che certi. Progetti a loro volta contestati dalle comunità locali: il comitato di quartiere di Villafranca, infatti, li ritenva troppo invasivi. Si tratta di realizzare 25 ettari di casse di espansione a difesa di Villafranca. "Un intervento che se anche fosse stato realizzato - spiega Andrea Cicchetti, direttore del Consorzio di Bonifica della Romagna - non avrebbe salvato Villafranca in quest'occasione. Le vasche di laminazione servono per compensare le piene dei canali di bonifica, mentre in questo caso è avvenuta la rottura dell'argine del fiume Montone. Si è verificato un incidente".

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I progetti

Gli interventi ipotizzati, ma non realizzati e neanche finanziati al momento si concentrano tra Villafranca, San Tomé e Branzolino. E' previsto l'adeguamento della rete idraulica secondaria dello scolo Lama Superiore per 3,2 milioni di euro a Villafranca e altri 2 milioni per lo stesso scolo a Branzolino e San Tomè, quest'ultimo solo per il primo stralcio. In caso di finanziamenti gli appalti sarebbero potuti partire nel giro di pochi mesi, ma appunto mancavano i soldi da Roma. E anche se ci fossero stati i soldi era tutta da verificare il consenso delle comunità locali.

Così dichiarava Roberto Brolli, presidente del Consorzio di Bonifica, appena un anno fa: "Gli esiti degli studi ingegneristici hanno dimostrato che i predetti canali, in seguito alla imponente urbanizzazione della zona, alla presenza di numerosissimi manufatti (ponti e tombinature) idraulicamente inadeguati ed ai pesanti mutamenti climatici in atto, non riescono a fronteggiare nemmeno eventi con tempo di ritorno di 10 anni. In pratica l’unica certezza è che in questa situazione, qualora avessero a ripetersi eventi simili al 2015 (ed è certo che si verificheranno), la zona andrà nuovamente sott’acqua, nonostante la manutenzione periodica che il Consorzio assicura con continuità. A fronte di tale scenario la soluzione migliore, scientificamente provata, è quella presentata ai rappresentanti di quartiere e del comune di Forlì: trattenere l’acqua nella zona immediatamente a monte dell’abitato, per poi farla tranquillamente defluire dopo qualche ora, ad evento terminato - viene aggiunto -. L’area individuata, dell’estensione di circa 24 ettari, potrà essere nuovamente coltivata, avendo cura di conservarne, durante i lavori, il franco di coltivazione e fugando in tal modo i paventati dubbi di area abbandonata e di degrado".

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