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Mollo tutto e vado via

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A cura di Michelangelo Pasini

Scutari, il suo lago e l'Albania: amore a prima vista

A Scutari, Albania, le guide consigliano di stare un paio di giorni. Noi siamo rimasti una settimana e ancora non ci è bastato: il nostro viaggio va ben oltre musei, chiese e piazze.

Dopo un mese in Montenegro, tra tempo speso a mungere capre da eremiti sulle montagne e il ritorno alla civiltà tra quartieri socialisti e movida di Podgorica, è ora di passare oltre: direzione Lago Scutari, Albania. Al confine tra i due paesi (Montenegro ed Albania, appunto), il lago gode di una posizione geografica che ne fa un unicum in tutto il mondo: si trova infatti a meno di quindici chilometri dal Mare Adriatico e a due passi dalla catena montuosa delle alpi albanesi. Vale a dire che in un soffio passerete dalla pianura che ospita il bacino idrico, alle alture albanesi e in men che non si dica sarete al mare.

Nonostante il suo blasone e il fatto che a quel che si legge in giro l'Albania stia diventando il nuovo paese di tendenza, il turismo, quello straniero, non pare essere tanto sviluppato. Meglio per noi, senza ombra di dubbio. A Scutari, si legge nelle guide, è consigliato fermarsi un paio di giorni: uno per vedere la città e l'altro per dedicarsi al lago. Noi di giorni ne siamo rimasti sette e molto probabilmente torneremo fra un paio di settimane, utilzzandola come base per alcuni percorsi di trekking.
Perchè la città ci ha conquistato fin dal primo istante: quando si viaggia senza una data di ritorno non si è alla ricerca (solo) musei, belle piazze, chiese stupefacenti; a tutto questo si preferisce l'atmosfera. Non volendo cambiare casa tutti i giorni, ma preferendo prendere i nostri tempi, ha poco senso scegliere le nostre mete esclusivamente per quello che offrono a livello turistico: perché questo, fatto salvo per le grandi metropoli, si esaurirà nel giro di un paio di giorni. Dobbiamo innamorarci dell'aria che si respira, della gente, dei suoi colori, dei suoi vicoli: scegliamo una città, un paesino, un villaggio se riesce a stupirci anche se sulla carta di motivi per farlo non ne ha. 

È questo in parte il caso di Scutari: non fraintedeteci, ha un paio di moschee notevoli, due musei interessanti, un castello spettacolare arroccato sulla collina che lo domina, un ponte romano disperso nel nulla in cui far amicizia con i locali che vi nuotano sotto e il lago che offre panorami di rara bellezza. Ma ce ne siamo innamorati per altri motivi. Il primo tra questi è la sua vivacità: già dall'autobus che ci ha portato in città ci siamo stupiti di quanto le strade fossero piene di famiglie, ragazzi, persone che riempivano i cafè, i negozi e i mercati. Poi la prima sera, il tempo di una doccia veloce e via ad immergerci nella cultura locale: facciamo quella che chiamiamo la passeggiata dello struscio, ovvero una lunga via pedonale lungo la quale si snodano locali all'aperto, ristorantini, birrerie e gelaterie. Bambini in bicicletta scorrazzano attorno a noi con la confusione gioiosa che solo loro sanno fare, compensando il silenzio degli anziani che, seduti sull'uscio di casa (sulle loro immancabili sedie pieghevoli), approfittano del calare della sera per godere dell'aria fresca, con quell'espressione che ti dice senza bisogno di parole che anche la giornata di oggi è passata e non tornerà. Ci confondiamo coi locali bevendo per ore un caffé alla turca, ci stupiamo perché in centro città sotto un condominio nuovo di zecca stanno pascolando delle pecore, evitiamo i cavalli che si parano sulla nostra strada quando tentiamo di entrare in una farmacia.
Noi questa prima giornata a Scutari ce la siamo goduta ma ancora di più pregustiamo quella di domani ed i giorni a venire: mentre mangiamo un cocomero in un bar che ha piccioni e altri uccelli come mascotte (li hanno dipinti anche sull'insegna) finiamo come sempre per progettare quello che faremo tra una settimana, un mese, un anno... dieci anni. 
Perchè da quando siamo partiti non riusciamo a smettere di fare progetti, un'emozione che vale più di ogni altra cosa al mondo.

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