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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Severi, la moglie: "Daniele oggetto di attacchi e dispetti dei fratelli". Spunta una falsa testimonianza

L'esame della testimone ha quindi visto nuovamente al centro della discussione il presunto falso alibi a Daniele Severi, creato mentendo sulle telefonate fatte all'una e mezza della notte

“Daniele aveva bisogno di uno psicologo dopo l'incidente stradale del 2013? Io non lo vedevo diverso dopo quell'incidente, si è sempre comportato nella stessa maniera. Erano invece gli atteggiamenti dei fratelli ad essere diversi. Quando riprese a lavorare, mio marito c'era meno ad aiutare al podere. Da quel momento ha ricevuto attacchi dai suoi fratelli e dispetti”: nel processo a Daniele Severi, accusato della morte del fratello Franco, è tornata a parlare poi la moglie dell'imputato Monia Marchi, riprendendo oggi, giovedì, la testimonianza interrotta all'udienza precedente e rispondendo alle domande dell'avvocato della difesa Massimiliano Pompignoli.

Ed anche sull'aggressione alla madre, è netta Marchi: “Mi disse che arrivò su, vide le ambulanze e si trovò accusato dai fratelli. Io gli credo, Daniele non avrebbe mai toccato sua madre, lui è uno che può urlarti dietro ma non ti tocca”. Tuttavia, per sua stessa ammissione, a un certo punto, per altre priorità e problemi famigliari, “lo ascoltavo, ma non gli davo il supporto”, ha detto la moglie, spiegando quindi di essersi disinteressata a un certo punto alle liti tra i fratelli, con cui non aveva neanche più rapporti. Daniele Severi, come è noto, è accusato dell’omicidio del fratello Franco, di dieci anni più giovane, ritrovato decapitato in una scarpata vicino alla casa colonica del podere di famiglia a Ca’ Seggio, il 22 giugno 2022.

Come è stata trovata la presunta arma del delitto

L’alibi ritrattato

L'esame della testimone ha quindi visto nuovamente al centro della discussione il presunto falso alibi a Daniele Severi, creato mentendo sulle telefonate fatte all'una e mezza della notte in cui sarebbe avvenuto il delitto. Versione poi ritrattata dalla moglie stessa una dozzina di giorni dopo. Inizialmente la donna dichiarò, infatti, che era stato lo stesso marito, in casa, a usare il suo telefono per chiamarsi non trovando i suoi cellulari, per poi modificare la propria versione sostenendo che era lei a fare le chiamate, non trovando il marito a casa ed essendosi svegliata per un forte rumore di scoppio all'esterno della casa.

Sul punto ribadisce Marchi: “Parlandone anche con l'avvocato ho capito che quella bugia non era a favore di Daniele, non lo salvava da niente”. Per questo “mi sono ravveduta”, precisando poi che “non è stato Daniele a chiedermelo, ero partita io in quarta, il mio scopo era proteggerlo”. Tuttavia, come ha rimarcato l'avvocato di parte civile Max Starni, “con quella bugia collocava suo marito in casa, ritrattando lo collocava fuori casa”.

Mentre la pm Federica Messina ha messo in evidenza che “il ravvedimento avvenne dopo che sapeva che c'erano tabulati” e dopo che gli inquirenti si erano focalizzati su tali telefonate. Marchi replica a riguardo di essersi ravveduta “per dovere morale, la mia coscienza diceva che non andava più bene, per me e per lui”. Nel tempo intercorso tra le due versioni, inoltre, Marchi spiega di aver avuto “una settimana di ricovero in ospedale, dopo che mi sono sentita male durante la perquisizione di casa mia”.

Il precedente della falsa testimonianza

Tuttavia è ancora l’avvocato Starni a rendere noto che non era la prima volta che a Marchi veniva contestato di aver fornito false informazioni all’autorità giudiziaria, tirando fuori una vicenda del 2017 per la quale Marchi è stata condannata in primo grado (ed è pendente il giudizio di Appello) per falsa testimonianza, in relazione all’incidente stradale che aveva visto coinvolto il marito della figlia, in cui morì a Meldola il senatore Stelio de Carolis, 80 anni, mentre attraversava la strada.

In quell’occasione, secondo le accuse, la donna avrebbe sostenuto di aver dato, dopo l’incidente, bevande alcoliche al genero per rinfrancarlo dallo spavento, per l’accusa per sviare le indagini sulla sua guida in stato di ebbrezza al momento del tragico investimento del pedone.

Il mistero della telefonata della nipote

Un’altra informazione taciuta da Marchi sarebbe stata poi la chiamata ricevuta dalla nipote Elisa il giorno in cui circolò la notizia della morte violenta di Franco Severi. In quell’occasione la nipote (figlia del fratello di Franco e Daniele, Romano), che è anche imparentata coi suoi datori di lavoro, la chiamò con un avviso ‘sinistro’: “Mio padre ha un alibi, vogliono incastrare lo zio” (riferendosi a Daniele). Sul punto ha replicato Marchi: “Non mi ricordo perché non l'ho indicato negli interrogatori. So che mia nipote non aveva buoni rapporti con il padre Romano, ma non sapevo come prendere questa frase, era detta dalla figlia di Romano, uno dei fratelli che ce l'avevano con mio marito”. 

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