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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Quando Benedetta Bianchi Porro abitava a Porta Cotogni

Martedì 8 agosto, alle 20.30, il vescovo mons. Livio Corazza presiederà una messa alla Badia di Sant’Andrea a Dovadola, nel giorno del suo 87° compleanno virtuale. Sebbene nata a Dovadola e morta a Sirmione del Garda il 23 gennaio 1964, la beata è da considerarsi anche forlivese

8 agosto 1936: a Dovadola, in provincia di Forlì, nasceva Benedetta Bianchi Porro. Martedì 8 agosto, alle 20.30, nel giorno del suo 87° compleanno virtuale, il vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Livio Corazza presiederà una messa alla Badia di Sant’Andrea, la chiesa dovadolese che dal 1969 ne custodisce le spoglie mortali. “Benedetta - si legge in “www.benedetta.it” - è la seconda di sei figli di Guido Bianchi Porro e di Elsa Giammarchi e il 13 agosto riceve il battesimo “sotto condizione” nella chiesa della SS.ma Annunziata. Le sono imposti i nomi di Benedetta Bianca Maria”. Nel novembre di quell’anno è colpita da poliomielite e resta con la gamba destra un po’ più corta dell’altra. I ragazzetti del paese la chiamano la zoppetta, ma lei non si offende: “Dicono la verità”. Nel maggio 1944, più o meno a ridosso del 19, data in cui Forlì subì il primo terribile bombardamento angloamericano del secondo conflitto mondiale, la sua famiglia sfolla a Casticciano di Bertinoro, dove frequenta per alcuni mesi la terza elementare. “Della guerra vi è solo un bagliore riflesso nei diari che la bimba tiene diligentemente aggiornati, fin dai cinque anni, per volontà materna”.

A Casticciano, i Bianchi Porro vivono nella “casa con cipressi”, con un’eccezione nelle settimane veramente cruciali del passaggio del fronte, in cui si rifugiano in una grotta ai piedi del Colle di Romagna. Sebbene venuta alla luce a Dovadola e morta a Sirmione del Garda il 23 gennaio 1964, Benedetta è da considerarsi anche forlivese. A parte un breve soggiorno a Brescia, nel 1946 ospite dei Rabotti, amici di famiglia, è vissuta nel capoluogo romagnolo per sette anni, dal 1945 a tutto il 1951. “Ti ricordi – scrive alla sorella Emanuela - come eravamo felici quando alla domenica la mamma ci portava a San Mercuriale e tutti volevamo stare attaccati a lei, come eravamo felici allora! E non sapevamo di esserlo”. Il 4 dicembre 1944, Benedetta lascia Casticciano e va a Dovadola, ospite del nonno, mentre la famiglia si trasferisce a Forlì. Il ricongiungimento con i suoi cari è datato 8 gennaio 1945: può così riprendere gli studi, iscrivendosi il 12 febbraio alla 4° elementare dalle suore Dorotee, in via Dei Mille.

Benedetta Bianchi Porro-6

La vita riprende tranquilla, in compagnia dei genitori e dei fratellini. “Sono anni sereni quelli trascorsi in Romagna – si legge sempre in “www.benedetta.it” - vita di provincia: le festicciole di compleanno, un po' di catechismo, le lezioni di pianoforte, il vestito bello la domenica”. Dal 29 ottobre 1947 al 15 giugno 1948, e poi, dal 18 ottobre successivo al 27 giugno 1949, la venerabile frequenta la 2° e 3° media alla Scuola Statale “Flavio Biondo”, in piazza Cavour. Prosegue gli studi della 4° e 5° Ginnasio e 1° Liceo Classico nella scuola statale “G.B. Morgagni” con votazioni eccellenti, dal 5 ottobre 1949 al 15 giugno 1950, dal 24 settembre seguente al 17 giugno 1951, e dal 25 settembre al 16 giugno 1952.

Nei 6 anni forlivesi, la famiglia Bianchi Porro risiedette in due case: “Dapprima - ricorda la sorella Emanuela - siamo stati in via Giove Tonante, dietro il cinema Apollo, per poi trasferirci in viale Bolognesi, nel lasso di tempo in cui Benedetta frequentava il ginnasio”. Questa seconda abitazione a ridosso di Porta Cotogni (all’epoca già sostituita dalle Palazzine Bazzani), denominata Villa Sintoni e che lateralmente si prolungava sull’attuale via Corridoni, è ben visibile al centro della foto d’apertura, subito dietro il Garage Fiat (anch’esso scomparso): nel 1950 viene demolita e al suo posto è sorto il condominio attuale a sette piani. Fu qui, nel 1949, che Benedetta cominciò ad accusare la progressiva perdita dell’udito, sintomo di quella terribile neurofibromatosi diffusa o Morbo di Recklinghausen, che lei stessa si autodiagnosticò nel 1956. Il resto dell’esistenza di Benedetta Bianchi Porro e del suo straordinario affidamento a Dio, è storia nota: dopo la proclamazione a beata il 14 settembre 2019 nel Duomo di Forlì, si è un po’ tutti in attesa di quel secondo miracolo, che le consentirebbe di salire definitivamente alla gloria degli altari come santa. Per approfondire la sua vita si segnala la recente uscita de Gli Scritti Completi della Beata Benedetta, “un autentico scrigno di spiritualità e dottrina”, a cura del biografo ufficiale don Andrea Vena.

Piero Ghetti

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