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Venerdì, 26 Aprile 2024

Per-donare, donare-per: come liberarsi di una zavorra per migliorarsi, comprendere ed essere umili

Ogni giorno noi possiamo attraverso il perdono dare una parola, un pensiero, una carezza, un semplice gesto che comporta mille parole non espresse

Per-donare, donare-per. Ogni giorno noi possiamo attraverso il perdono dare una parola, un pensiero, una carezza, un semplice gesto che comporta mille parole non espresse. E tutto ciò ci porta finalmente ad essere “esseri umani”, nel vero senso della parola. Proprio così: essere umani. "Vivi, semplici, fragili e soprattutto veri” nella nostra essenza, senza dimostrare nulla a nessuno se non a noi stessi. Per tanto non vi nascondo che il perdono ci porta a liberare ciò che ci pesa sulle spalle che noi molto spesso lo decliniamo con il termine (zavorra); non semplice farlo, ma possibile, in particolare modo quando cambiamo come si suol dire gli addendi della frase: “perdonare in” “donare per”.

Questo “per” potremmo donarlo per essere maggiormente forti, liberandoci da pesi psicologici che ci porterebbero a vivere effetti psicosomatici; e acquisire maggiore serenità partendo dal fatto che come possiamo perdonare allo stesso modo desidereremo essere perdonati quando ci caleremo nello sbaglio. “Per-donare” significa amare, magicamente ogni qual volta si perdona si ama colui o colei  che ha commesso un passo falso nei nostri confronti e non vi nascondo che l’amore donato è il più grosso insegnamento al cambiamento. Inoltre riconoscere uno degli aspetti maggiormente unici nello sbagliare per essere poi perdonati: “essere imperfetti” (ti dono la mia originalità attraverso la quale ho finalmente commesso quel fatidico passo).

Sapete perché fatidico? Perché attraverso quel come si suol dire passo falso io mi permetto di migliorarmi, di comprendere, di imparare e di essere umile. Non si evolve se non nell’umiltà di essere semplici come Dio ci insegna attraverso la cosa più bella è naturale che l’essere umano vive “il parto”. Appena sbocciamo dalla pancia della nostra madre siamo dei piccoli doni di Dio rosei di carnagione biancastra o colorata e febbricitanti, allo stesso tempo in una completa semplicità ove non ci manca nulla, accompagnati dalla gioia dell’umiltà di essere come si è da quel momento in poi nel nostro divenire. Con questo mi preme sottolineare che ci sono errori di diverse entità attraverso le quali nessuno può giudicare il come ci si può comportare se non il proprio cuore. Credo che nel nostro momento di oggi il passo più longevo che possiamo fare mano nella mano sia vivere e concedersi il fatto di essere se stessi nella propria bellezza di ciò che si è, con uno degli alleati super potenti il “donare-per”...

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