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Domenica, 28 Aprile 2024
La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

Il frastuono su Predappio e il rispettoso silenzio nel cimitero di San Cassiano

Per decenni Predappio ha “pagato” i fasti illusori del ventennio. Eppure, Predappio è luogo di bellezze paesaggistiche e architettoniche

Una decina di giorni fa ho incontrato a “Salotto blu” Roberto Canali, sindaco di Predappio, uomo  mite e riflessivo. Ha tenuto a spiegare che, a suo giudizio, la narrazione che si fa abitualmente di Predappio, legata alle feroci divisioni ideologiche di cui il cimitero di San Cassiano è simbolo, è profondamente sbagliata. Canali è sindaco di centro destra, ma parole del tutto simili, ispirate a  responsabilità, avevo sentito più volte pronunciare anche dal precedente sindaco Giorgio Frassineti, espresso dal centro sinistra. Non si può che essere d’accordo con loro.

Canali segnala anche che, nell’impazzimento progressivo della comunicazione, gli capita d’essere interpellato da testate giornalistiche nazionali ed estere su circostanze che non riguardano in alcun modo la comunità che guida. E’ avvenuto anche in occasione della recente manifestazione di Acca Larenzia, come se Predappio fosse la capitale mondiale della nostalgia e il sindaco, chiunque egli sia, rivestisse il ruolo di custode della tradizione. Una sorta di imperitura condanna a rappresentare il passato.

Cos’è, invece, Predappio? Secondo me, un paese troppo a lungo trascurato. Chi frequenta la Romagna conosce lo straordinario sviluppo post bellico di tante piccole comunità. Supportato da ingenti e necessarie opere pubbliche, propedeutiche all’implemento dei commerci e delle opportunità sociali.  Altrettanto non si è fatto per Predappio, dagli anni cinquanta del Novecento in poi. Per decenni Predappio ha “pagato” i fasti illusori del ventennio. Raggiungere la cittadina di fondazione non è mai stato facile, importanti opere pubbliche al suo interno non sono partite. Avvenimenti di richiamo, che avrebbero necessitato di relazioni extra territoriali e di comodi collegamenti, non è mai stato facile organizzarne. organizzarne. Eppure, Predappio è luogo di bellezze paesaggistiche e architettoniche, è abitata da persone di cultura e civiltà, è sede di vivaci attività commerciali, di aziende importanti, di produzioni vinicole rinomate, di orgogliose e significative iniziative culturali. 

Con in testa le parole del sindaco, sono andato a fare due passi in paese martedì scorso: ho notato, tra l’altro, l’interessante programma del piccolo ma orgoglioso Teatro Comunale. Tra gli spettacoli in cartellone c’è anche “Aspettando Godot”, celeberrima opera di Samul Beckett, che sarà messa in scena dal “Teatro delle Forchette”,  coraggiosa compagnia di giovani sorta a Predappio che ha saputo farsi strada nello scosceso campo da gioco delle organizzazioni teatrali. Predappio, dunque, ha tutti i diritti di guardare al futuro. Costituire luogo di scontro tra culture politiche superate dalla Storia non è ambizione di nessuno, da queste parti.

In riferimento, poi, al cimitero di San Cassiano è opportuno spiegare a chi non lo conosce, che è un luogo ove regnano rispetto e silenzio. Non diversamente da  quanto succede in qualsiasi altro cimitero. Martedì vi sono stato. All’ombra della millenaria Pieve di San Cassiano, riposano anime che nulla hanno a che fare con le ideologie novecentesche.

Poi c’è la cripta che ospita i resti di Benito Mussolini e dei suoi familiari. Luogo del quale mille volte mi ha parlato una persona che molto stimo per umanità, libertà di pensiero e rispetto del prossimo: Edda Negri Mussolini, figlia di Anna Maria, ultimogenita di Benito Mussolini e di Rachele Guidi. Edda e sua sorella Silvia rimasero orfane di madre prima ancora di frequentare le scuole elementari. Per questo motivo hanno intensamente frequentato, fin da bambine, a Carpena e a Roma, nonna Rachele, la loro zia Edda Mussolini Ciano, i loro zii Vittorio Mussolini e Romano Mussolini. Tante volte furono prese per mano dalla nonna, dalla zia, dagli zii, e accompagnate all’interno della cripta, ove peraltro Rachele Guidì si recava ogni giorno partendo dalla dimora di Carpena,  ove si era ritirata dopo avere scontato più di dieci anni di confino.

La casa ove la mia amica Edda Negri Mussolini mantenne la propria residenza fino a quando l’abitazione fu ceduta, all’inizio del nuovo millennio. La stessa ove abitò fino alla morte Vittorio Mussolini (1916-1997),  e dove si ritrovavano gli altri figli del duce, Edda Ciano (1910-1995), Romano Mussolini (1927-2006), Anna Maria Mussolini (1929-1968). Il quinto figlio, Bruno Mussolini, (1918-1941), comandante pilota dell’aeronautica militare, cadde sul cielo di Pisa. Nessuno, dunque, forse, conosce quanto Edda e Silvia lo stato d’animo della vedova e dei figli del duce  in ordine alla cripta e al cimitero, che per i Mussolini dovevano rimanere luogo di silenzioso ricordo dei  defunti, nel rispetto dei tantissimi che a San Cassiano riposano senza nulla avere a che fare con le  vicende storiche del Novecento.

A San Cassiano sono sepolti anche, a pochi metri l’uno dall’altro, due importanti personaggi politici. Portatori di esperienze eccezionali politicamente agli antipodi. Se vi trovate di fronte ai loro sepolcri faticate a indovinarne le biografie: i loculi che ospitano i loro resti sono, come moltissimi altri, al riparo del dignitoso ma modesto porticato che perimetra l’intero cimitero. Potete leggerne esclusivamente nome e cognome: Pino Romualdi,  Adone Zoli. Nessuna dicitura, per volontà loro e delle loro famiglie, richiama gli importanti ruoli che rivestirono. Una manifestazione di modestia e riserbo che, pensando alla spasmodica ricerca di visibilità della classe politica degli ultimi decenni, fa riflettere.

Pino Romuladi (1913-1988) crebbe vicino alla famiglia di Benito Mussolini e fu convinto fascista. Nel dopoguerra fu molte volte deputato del Movimento Sociale, partito di cui era stato cofondotore e vice segretario nazionale. Nelle concitate fasi post belliche aveva intrecciato una fitta rete di rapporti con i dirigenti dei partiti democratici, contribuendo così alla messa a punto dell’amnistia nei confronti di chi aveva militato nelle organizzazione fasciste. Provvedimento che favorì il ritorno del Paese all’auspicata pace politica e sociale.  Edda Negri Mussolini mi ha raccontato che Romualdi fu sempre molto ascoltato da Rachele Guidi. La quale, per inciso, non era affatto la donna  sottomessa e ignorante, che la recente fiction Rai, “La lunga notte”, ha descritto. Seppe affrontare un destino inaudito, tra polvere e altari, visse tragedie familiari inenarrabili, sempre mantenendo lucidità ed equilibrio in virtù di una tempra d’acciaio e di una intelligenza acuta. Predicando il perdono e auspicando il superamento dei conflitti.

Adone Zoli (1887-1960), democristiano, antifascista, partigiano, fu Presidente del Consiglio dei Ministri e più volte Ministro negli anni cinquanta. Predappiese, si trovò su posizioni opposte a quelle di Mussolini e di Romualdi. Da Firenze, città ove esercitava la professione di avvocato, era stato chiamato a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza dei partigiani cattolici. Non di meno, svolse, da Capo del Governo italiano, un ruolo determinante, nel 1957, nella restituzione alla vedova dei resti mortali di Benito Mussolini che Rachele Guidi da molti anni reclamava. La questione, spinosa, si trascinava da tanto; in Zoli non prevalse il calcolo politico ma la solidarietà, la pietà, e l’idea di superare divisioni  troppo a lungo alimentate. Edda Negri Mussolini mi ha riferito che sua nonna Rachele Guidi, recandosi a San Cassiano, non mancava mai di fermarsi di fronte alla tomba di Adone Zoli per una preghiera.

La sobrietà, la compostezza, delle sepolture di Pino Romualdi e Adone Zoli mi colpirono fin dalla prima volta, parecchi anno or sono, in cui mi ci trovai di fronte. Quel riserbo, quel tacito richiamo ad una umanità che va oltre gli onori terreni, le passioni politiche e le divisioni, mi pare molto importante. L’auspicio dei sindaci va, a mio modestissimo parere, nella stessa direzione. Predappio, e la Romagna intera, sono luoghi di futuro. La Storia va studiata, non sbattuta in faccia. Poi ci sono gli interessi di parte, le esigenze di una comunicazione avida e talvolta isterica. Ma questa è un’altra storia, più piccola. Grazie di questa lettura, buona domenica, alla prossima.

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