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Il Diego Fabbri scommette di nuovo sul contemporaneo: a gennaio parte la stagione

Anche quest'anno inizia in gennaio la prima rassegna dedicata al contemporaneo del Teatro Diego Fabbri di Forlì. È iniziato lo scorso anno il desiderio di aprirsi a nuovi linguaggi

Anche quest’anno inizia in gennaio la prima rassegna dedicata al contemporaneo del Teatro Diego Fabbri di Forlì. È iniziato lo scorso anno il desiderio di aprirsi a nuovi linguaggi, di valicare le consuete forme spettacolari a cui siamo abituati, di osare puntare su uno sguardo  obliquo che sappia essere tagliente, critico, presente nell’oggi. Il pubblico della città ha  accolto, sostenuto, seguito questa nuova direzione con curiosità ed entusiasmo, premiando  il teatro con fiducia e costanza.

Consapevoli che questa fiducia non sia un dato acquisito  ma da rinnovare e rinvigorire, la direzione artistica composta da Ruggero Sintoni, Claudio  Casadio, Lorenzo Bazzocchi e Claudio Angelini, quest’anno ha deciso di rilanciare con sette  spettacoli chiamati a delineare con precisione il panorama del contemporaneo di oggi, ma  anche con dialoghi tra artisti e pubblico e workshop capaci entrambi di lavorare in sinergia  per creare quell’humus, quella cornice che contestualizzi e renda forte l’identità di questo  intervento.

Un Teatro Pubblico che sappia aprirsi all’internazionalità con presenze importanti come  Cindy Van Acker, adempie alla sua missione con un continuo rilancio e un occhio puntato  sul mondo. «Nonostante il “mercato” dello spettacolo dal vivo pretenda di mettere in primo  piano sempre e solamente l’“ampio consenso”, è evidente che per arrivare a costruire  un progetto che possa essere visto come tale è necessario superare la mera dimensione  della scelta dell’artista, della compagnia, dello spettacolo, quanto procedere celermente  verso pratiche che mettano in campo saperi condivisibili. Di qui il grande sforzo di  affiancare alla “vetrina” delle tradizionali forme spettacolari una nutrita serie di incontri  e workshop al fine di favorire e accrescere la qualità dello “stare” nella vita, soprattutto per coloro che, ancora giovani, vi si stanno approcciando», sono tra le dichiarazioni di intenti della direzione. Avere la forza e la volontà di promuovere una certa cultura “meno ufficiale” crea automaticamente la possibilità di un laboratorio culturale e sociale da cui partire per ripensare alla città e alle sue potenzialità di sguardo verso nuovi orizzonti, tenendo anche in considerazione la candidatura della città di Ravenna e con essa della Romagna, a Capitale  Europea della Cultura nel 2019>>, spiega la direzione artistica.

Quest’anno tutti gli spettacoli del contemporaneo sono programmati al Diego Fabbri quasi a
 sottolinearne la solennità. La presenza di Cindy Van Acker e di Antonio Latella confermano
 la vocazione a mantenere lo sguardo geograficamente più ampio possibile. Il debutto è affidato proprio ad Antonio Latella (Teatro Diego Fabbri | giovedì 9 gennaio  ore 21) con A:H una riflessione sul male e una grande prova d’attore per Stefano Manetti.  Lo spettacolo, in una carrellata storica sposta lo sguardo da Hitler, maschera dell’orrore  di tutto il ’900, a qualcosa di interiore, di terribilmente intimo, umano. Come e da dove  nasce il male? Da questo interrogativo si parte per confrontarsi con il cancro che ha colpito  l’Europa, che è entrato nei cuori e nelle menti e si è trasformato in pensiero, in politica,  sterminando come un angelo vendicatore.

A seguire il giovane critico romano Graziano Graziani condurrà l’incontro con la  compagnia. Nei giorni precedenti (dal 7 al 9 gennaio) il regista terrà un workshop gratuito  alla Fabbrica delle Candele, a testimonianza della vocazione laboratoriale e dell’attenzione  alla formazione che questo progetto sul contemporaneo ha.  Si prosegue la “riflessione sul male” venerdì 21 febbraio (Teatro Diego Fabbri, ore 21) con  T.E.R.R.Y di Pathosformel. Questo nuovo progetto indaga le dinamiche della competizione  e alla soglia sottile tra tensione alla sopravvivenza e sopraffazione dell’altro. La pièce si  domanda se in un’economia della scarsità la competizione, anche selvaggia, è legittima  o viceversa se vi sia la possibilità di un altro modo/mondo. A seguire incontro con la  compagnia dal titolo: Un altro mondo è possibile? La compagnia terrà un laboratorio gratuito  il 20, 21 e 22 febbraio.

Marzo all’insegna della danza: il 7 marzo [collettivo] c_a_p con isTANZe conduce  il pubblico a vedere delle azioni di danza nei luoghi non convenzionali del teatro.  Abbandonata la classica visione che dalla poltrona punta dritta al palcoscenico, gli  spettatori sono chiamati a scoprire luoghi e a diventare artefici della visione, in quanto, attraverso il personale sguardo si possono creare le connessioni drammaturgiche della  visione. Incontro a seguire e workshop l’8 e il 9 marzo. Si prosegue il 21 marzo con la coreografa svizzera Cindy Van Acker, figura di punta della scena coreutica internazionale, che a Forlì porterà Drift, duo di recente presentato a Festival d’Avignone. La sua scrittura  coreografica è matematica, quasi precipitasse dentro la materia corporea per esplorarne  i limiti e fare del corpo una carta, un diagramma, una costellazione dal quale irradiare  il gesto. A seguire incontro con Enrico Pitozzi, professore a contratto all’Università di  Bologna, dipartimento di Musica e Spettacolo.

Aprile è invece dedicato ai lavori firmati da Lorenzo Bazzocchi e Claudio Angelini, entrambi  parte, assieme a Ruggero Sintoni e Claudio Casadio, della direzione artistica del Diego  Fabbri. Città di Ebla con Suite Michelangelo (4 aprile, ore 21), con la sua forza visionaria e  al tempo stesso molto legata alla materia, affronta due grandi geni rivoluzionari: l’uno musicale incarnato da un genio come Dimitri Sostakovic e Michelangelo Buonarroti legato  all’arte e alla scultura. A seguire incontro con la compagnia coordinato da Ida Campeggiani,  studiosa di Michelangelo, e Alessandro Taverna, che si soffermerà sull’approccio creativo di  Michelangelo alla scrittura, per avere delle coordinate precise per accedere al lavoro.  The Decision di Masque teatro (18 aprile, ore 21) trae origine da uno dei primi drammi  didattici di Bertolt Brecht, La linea di condotta. La compagnia forlivese filtra il lavoro brechtiano attraverso la propria sensibilità, e attraverso la creazione di prodigiose architetture sceniche costruisce un mondo abitato da figure isolate, regolate da tutta una serie di prescrizioni corporee, geometriche ed elementari. Se nell’“ordine” è possibile ritrovare la chiave di lettura delle diverse forme di totalitarismo, passate e presenti, è proprio nell’ordine che Masque basa il lavoro sul movimento e sulla luce, avvolgendo i corpi in una sorta di aura che trasforma le figure in simulacri.

Si chiude la stagione con l’Ubu roi di Roberto Latini / Fortebraccio Teatro (2 maggio),  un classico del teatro mondiale, come Edipo o Amleto, capace cioè di superare se stesso  e mettersi a disposizione dell’occasione che ogni appuntamento scenico rappresenta per  riflettere sulla natura dell’arte teatrale. Dalla comparsa degli Ubu sulla scena si può stabilire un punto di non ritorno. E quindi anche di ripartenza, o partenza nuova. Da Jarry inizia il teatro contemporaneo. Workshop il 3 maggio alla Fabbrica delle candele.

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