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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Capriolo: il cervide che "abbaia"

Il Capriolo (Capreolus capreolus) è un cervide ungulato di piccole dimensioni, con un peso variabile (a seconda del sesso) fra i 20 e 30 chili, altezza al garrese fra i 65 e 80cm e lunghezza 100-130 centimetri

Se avete fatto una passeggiata in campagna o nelle colline forlivesi negli ultimi mesi vi sarà sicuramente capitato di udire un suono secco e gutturale provenire dai campi o dai boschetti limitrofi, un verso simile all’abbaio di un cane: è lo “scrocchio”, il verso del capriolo, che inizia proprio in questi giorni la sua stagione riproduttiva. Il Capriolo (Capreolus capreolus) è un cervide ungulato di piccole dimensioni, con un peso variabile (a seconda del sesso) fra i 20 e 30 chili, altezza al garrese fra i 65 e 80cm e lunghezza 100-130 centimetri. Diffuso in gran parte dell'Europa continentale e in Gran Bretagna, in Italia si trova sulle Alpi e sugli Appennini, negli ambienti in cui sono presenti boschi aperti, con un fitto sottobosco, interrotti da radure e zone cespugliose: presente a tutte le quote, nella nostra Provincia lo si può osservare dalla pianura fin quasi alle quote di crinale (dove tuttavia è molto meno presente).

La sua pelliccia può avere due colorazioni, in base alla stagione: nel periodo autunnale-invernale (con la muta autunnale di inizio ottobre) assume toni marrone-grigio, mentre da aprile a settembre (quando avviene la muta primaverile) indossa un manto marone-rossiccio. In entrambe le stagioni è ben visibile il cosiddetto “specchio anale”, una macchia di pelo di colore bianco che si trova sulla parte posteriore dell’animale, proprio alla fine della schiena, nell’area anale: grazie alla forma di questa chiazza bianca è possibile determinare il sesso del capriolo. Mentre infatti lo specchio anale del maschio è a forma di “fagiolo” (con la parte concava rivolta all’ingiù) quello della femmina è a forma di “cuore”: questa differenza è dovuta alla “falsa coda” della femmina, un ciuffo di peli giallognoli piuttosto lunghi che ricopre i suoi organi genitali e che modifica la sagoma dello specchio anale, allungandola verso il basso.

Un altro metodo per distinguere i due sessi è la presenza o meno del palco (quelle che, comunemente, vengono definite corna): nelle femmine sono completamente assenti, mentre nei maschi sono visibili (a seconda dell’età dell’animale) da marzo a ottobre. Il palco infatti, a differenza delle corna dei bovidi, non è permanente ed a crescita continua, ma è caduco: alla fine di ottobre-inizio novembre il palco cade (prima negli esemplari adulti, poi nei giovani), per iniziare immediatamente a ricrescere e completare il suo sviluppo in circa 3 mesi. Ciò è possibile perché il palco è di materiale osseo, a differenza del corno, che è costituito da cheratina (la stessa sostanza che abbiamo nei capelli e nelle unghie): un complesso meccanismo di equilibrio fra ormoni antagonisti (testosterone e somatotropina) regola il ciclo di crescita e caduta dei palchi, non solo nel capriolo, ma in tutti i cervidi.

Il palco di un capriolo adulto è semplicissimo da riconoscere: ha tre punte, denominate vertice, oculare e stocco, rivolte rispettivamente in alto, in avanti e indietro. Altre caratteristiche morfologiche che rendono riconoscibile il capriolo dagli altri ungulati locali (anche se già le dimensioni, il colore dello specchio anale e la forma del palco sarebbero sufficienti) sono la presenza di “anelli perinasali” scuri (due macchie scure simili a “baffetti” posti ai lati del naso) e di vistose “ghiandole metatarsali”, visibili anche a distanza. Il periodo riproduttivo, che va da metà luglio a fine agosto circa, è preceduto da un lungo periodo (che inizia ai primi di marzo), costituito da più fasi: la prima è definita “fase gerarchica”, durante la quale i maschi iniziano a fronteggiarsi in parate rituali, volte a definire il rango sociale dei contendenti e, di conseguenza, l’estensione del territorio. Quest’ultimo verrà difeso, tramite marcature e difesa attiva nei confronti degli altri individui, nella successiva “fase territoriale”, che durerà fino alla metà di luglio. Terminato il periodo riproduttivo i maschi entrano nella cosiddetta “fase indifferente”, durante la quale si riposano dalle fatiche amorose e si rifocillano; poi, dalla fine di settembre, inizia la “fase di raggruppamento”, che vede costituire gruppi matriarcali di femmine con i cuccioli dell’anno, qualche giovane e qualche adulto. Tali gruppi permangono per tutto l’inverno, per poi disgregarsi all’inizio della successiva stagione primaverile.

Il periodo di gestazione è di circa 290 giorni, molto più lungo di cervidi più grandi come il cervo e il daino: questa particolarità è dovuta al fatto che, subito dopo la fecondazione, l'embrione non inizia a svilupparsi subito, ma va incontro ad un periodo di quiescenza (fino a dicembre). Questo lungo periodo di stasi nello sviluppo dell'embrione è noto come diapausa embrionale e consiste nell’arresto dello sviluppo allo stadio di blastocisti (cioè quando l’embrione è arrivato in utero, ma ancora non si è impiantato nella mucosa uterina). Questo evidente adattamento evolutivo serve al capriolo per poter partorire ai primi di maggio, stagione favorevole per il sostentamento. Il Capriolo è un ruminante brucatore, tipicamente selettivo di alimenti facilmente digeribili e concentrati: questa elevata selettività nei confronti delle sostanze vegetali inghiottite è dovuta alla presenza di un fegato grande, rumine piccolo e intestino corto, che lo costringono a ingerire una minore quantità di cibo, che va perciò selezionato tra il più nutriente. 
 

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