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Briciole di natura

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A cura di Riccardo Raggi

Il Sentiero del Partigiano Jánošik

Il Partigiano Janošik (nome di battaglia di Giorgio Ceredi, 1925-2016) è stato un partigiano e commissario politico del secondo distaccamento dell’8ª Brigata Garibaldi

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità lì è nata la democrazia, lì è nata la Costituzione italiana”. Queste parole di Piero Calamandrei mi danno spunto per descrivere uno dei percorsi più suggestivi, dal punto di vista storico-naturalistico, presenti nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: il Sentiero del Partigiano Jánošik.

Il Partigiano Janošik (nome di battaglia di Giorgio Ceredi, 1925-2016) è stato un partigiano e commissario politico del secondo distaccamento dell’8ª Brigata Garibaldi, esponente di spicco della Resistenza contro l’occupazione nazi-fascista, combattuta in quello che ora è il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, durante la Seconda Guerra Mondiale. A ricordo perpetuo delle sue gesta, alcuni anni fa il Parco, in collaborazione con gli eredi e familiari di Ceredi, ha realizzato un itinerario escursionistico, che tocca i principali luoghi dove il partigiano ha operato in quegli anni tremendi: il segnavia che caratterizza questo percorso è una stella rossa, tracciata lungo tutto il cammino.

Il Sentiero inizia dai ruderi di Trappisa di Sopra e si percorrono i resti di un’antica strada, in salita (la “Salgheda”, appunto), che da Poggio alla Lastra conduceva alla “Villa” di Strabatenza, dove si arriva in qualche decina di minuti. Ad accogliere i camminatori c’è la Canonica della chiesa di San Donato, prima sede del Comando Gruppo Brigate “Romagna” (nel febbraio-aprile 1944) e, dal maggio ’44, sede del Comando dell’8ª Brigata Garibaldi “Romagna”: poco distante si trova un cippo commemorativo, a ricordo dell’importanza del luogo. Oltrepassiamo ciò che resta del vecchio villaggio di Strabatenza: chiesa e canonica (ristrutturate e adibite a casa-vacanze per gruppi), la casa de “La Villa” e la scuola elementare (ora fatiscente e pericolante), e ci incamminiamo lungo il sentiero che riparte proprio a fianco della scuola.

All’inizio è presente un cartello, che avverte gli escursionisti che il sentiero è classificato EE, cioè per escursionisti esperti: il motivo è dettato dal fatto che, per un tratto di circa 200m (non continuativi) è installata una corda che rende più agevole il passaggio su alcuni tratti leggermente esposti. A dire il vero, il sentiero non è oggettivamente pericoloso, ma la corda può fornire quella sicurezza in più a chi ha timore del vuoto. Il tracciato prosegue fra boschi di roverella e cerro (le specie di querce più rappresentative del Parco), fino a giungere nei pressi dei ruderi de I Fondi, un tipico podere di montagna, che ora si trova all’interno di un rimboschimento: il suo bellissimo ponte a schiena d’asino è stato da pochissimo risistemato e messo in sicurezza.

Camminando per qualche altra decina di minuti nel bosco, con alterni sali-scendi, si raggiunge un punto panoramico, dal quale è possibile ammirare tutta la vallata di Pietrapazza: in questo luogo è stata eretta la Maestà della Casaccia, un’edicola votiva, edificata dagli abitanti della Casaccia molti decenni fa, presumibilmente come ex-voto o come segno di devozione (come spesso avveniva per costruzioni sacre come questa). Da qui inizia il tratto attrezzato con corda, che permette di superare il breve tratto di sentiero che scorre sulla tipica roccia dell’appennino romagnolo, la “marnoso-arenacea”. Il percorso ombreggiato conduce ai ruderi de La Casaccia (sede del Comando dell’8ª Brigata Garibaldi “Romagna”, 2° distaccamento della 2a zona): in questi poderi, ora ridotti a ruderi, trovavano rifugio i partigiani, grazie alla collaborazione dei montanari del tempo, che offrivano loro cibo, un giaciglio su cui dormire o una base operativa da cui organizzare il movimento di Resistenza.

Ora il sentiero si fa più largo, con un tracciato che quasi corre parallelo al torrente: giunti al guado, si sale per una traccia non troppo evidente, fino a raggiungere Cà del Tosco (una delle tante sedi del 2° Distaccamento della 2a zona, utilizzata da Janošik e dagli altri partigiani): sul retro della casa una lapide ricorda la tragica sorte di due bimbe morte nel 1951, a causa dello scoppio di un ordigno bellico casualmente ritrovato. Si ritorna indietro sullo stesso sentiero, fino a ritornare sul torrente che scende dal Monte Moricciona e poi ancora in discesa fra i rimboschimenti di conifere (abeti e pini), per raggiungere Cà Palaino, uno dei tanti ruderi sparsi sui versanti di questi monti, un tempo abitati da boscaioli e contadini. 

Il percorso continua, alternando salite a discese, punti panoramici a boschi misti di latifoglie, che in questo periodo stanno mostrando tutta la loro bellezza con i colori accesi dell’autunno: sulla tavolozza del bosco si mescolano il verde scuro delle aghifoglie ai rossi/gialli/marroni/arancio dei carpini, ornielli, tigli, querce e tante altre specie.Un ultimo sforzo e qualche altro sali-scendi, prima di rivedere nuovamente la casa di Trappisa di Sopra e concludere l’anello del Sentiero del Partigiano Janošik. Per coloro che volessero percorrere questo itinerario, le Guide di Romagnatrekking organizzano un’escursione su questo tracciato domenica 19 novembre (informazioni e prenotazioni a questo link: https://bit.ly/3QoC74t).

Il Sentiero del Partigiano Jánošik-2


 

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