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Briciole di natura

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A cura di Riccardo Raggi

Un albero che viene dal passato: il Ginkgo Biloba

Il Ginkgo biloba (Ginkgo biloba) è un albero appartenente al gruppo delle Gimnosperme, solitamente piante legnose con foglie aghiformi o squamiformi (come ad es. abeti, pini, cipressi, sequoie, …)

Il 21 novembre si celebra la “Giornata nazionale degli alberi”, istituita come ricorrenza nazionale con una legge del febbraio 2013, allo scopo di valorizzare l’importanza del patrimonio arboreo e di ricordare il ruolo fondamentale ricoperto da boschi e foreste. In questo articolo ricordiamo questa Giornata parlando di un albero che viene dal passato: il Ginkgo biloba.

Il Ginkgo biloba (Ginkgo biloba) è un albero appartenente al gruppo delle Gimnosperme, solitamente piante legnose con foglie aghiformi o squamiformi (come ad es. abeti, pini, cipressi, sequoie, …): pare strano quindi che un albero dalle foglie decidue a lamina espansa possa essere “parente” delle aghifoglie. Di fatto, è un fossile vivente, un albero antichissimo le cui origini risalgono a circa 270-250 milioni di anni fa (era mesozoica): è una specie relitta, che deve la sua resilienza all'elevata resistenza alla siccità e al freddo (−34 °C) e all’inquinamento atmosferico.

Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un'erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese “ginkyō”, derivante a sua volta dal cinese "yin xing" (yín = argento, xìng = albicocca, quindi “albicocca d'argento”). Questo nome è stato attribuito alla specie dal botanico Carlo Linneo, nel 1771, all'atto della sua prima pubblicazione botanica e mantenne quell'erronea trascrizione del nome originale. Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino “bis” e “lobus” con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.

Albero dioico (termine che deriva dal greco “διοικία” = due case, e si riferisce al fatto che una specie abbia individui maschili e femminili), il ginkgo raggiunge un'altezza di 30–40 metri, con un portamento slanciato negli esemplari maschili, con chioma conica, e maggiormente espanso in quelli femminili.
Il tronco si presenta con una corteccia di color argento e liscia nelle piante giovani, che si fessura a maturità, diventando di colore grigio-brunastro fino a marrone scuro. I rami principali risultano asimmetrici e inclinati di 45° con un legno di colore giallo, mentre la chioma mostra rami sparsi da giovane e più fitti in età adulta.

Le foglie, decidue, sono lunghe circa 5-8 cm, dotate di un lungo picciolo: la lamina ha la caratteristica forma a ventaglio (foglia labelliforme), leggermente bilobata e percorsa da un numero elevato di nervature. Di un bel colore verde chiaro, in autunno assume una colorazione giallo vivido, molto decorativa e per questo la specie viene utilizzata spesso come pianta ornamentale in parchi, viali e giardini.  Questo suo impiego è diffuso fin dalla sua introduzione in Europa nel XVIII secolo (l’albero è, infatti, originario della Cina): il primo esemplare (maschile) introdotto in Italia, nel 1750, si trova nell'Orto Botanico di Padova (Patrimonio dell'umanità dell'Unesco). 

Essendo una pianta dioica, il ginkgo presenta fiori maschili e femminili su due esemplari distinti: i fiori maschili sono lunghi e penduli, mentre quelli femminili sono disposti su peduncoli eretti, semplici o biforcati, che si presentano penduli alla maturazione degli pseudo-frutti. La fioritura è primaverile e l’impollinazione anemofila (avviene cioè per opera del vento). Quello che viene comunemente considerato il frutto è, in realtà, uno pseudofrutto di forma ovoidale, costituito da un rivestimento carnoso giallo-glauco (maleodorante a maturazione, a causa della liberazione di acido butirrico), da una parte interna legnosa biancastra e da uno strato sottile di color pallido o marrone-rossastro con, al suo interno, l'embrione sviluppato, che costituisce la parte commestibile del frutto.

Coltivazione ed utilizzi

Per la coltivazione di questa specie (eliofila, cioè amante del sole) è preferibile collocarla in una posizione soleggiata con clima fresco, in terreni sabbiosi, fertili e profondi, preferibilmente su substrato siliceo. È possibile trovarla dalla pianura fino a circa 600m slm. Considerato che i semi maleodoranti sono prodotti dagli esemplari femminili, è consigliabile coltivare gli individui maschili, ma il sesso della specie è difficilmente riconoscibile, in quanto la pianta non presenta caratteri sessuali secondari affidabili. 

Oltre che come pianta ornamentale, diffuso è il suo utilizzo per farne bonsai, mentre il legno giallastro viene usato per la costruzione di mobili, lavori di tornio e intaglio (sebbene di bassa qualità per via della sua fragilità). La parte interna legnosa dei semi (noti come "noci di ginkgo" o “white nuts”) viene utilizzata come cibo in Asia e fa parte della tradizione culinaria cinese e giapponese: i semi di Ginkgo vengono aggiunti a molti piatti, per esempio il “chawanmushi”, e utilizzati come contorno, oppure torrefatti e mangiati da soli.

Questa pianta presenta anche proprietà terapeutiche e salutari: gli estratti di Ginkgo biloba sono tra gli integratori alimentari maggiormente consumati nel mondo occidentale. Inoltre studi scientifici hanno dimostrato risultati postivi per il trattamento del declino cognitivo, demenza senile, morbo di Alzheimer e nel trattamento di alcuni disordini con origini vascolari e sindromi metaboliche.

Curiosità

Il Ginkgo biloba è il simbolo della città di Tokyo ed è pianta sacra ai buddisti per la sua longevità, tanto che spesso viene coltivata presso i templi.
 

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