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Briciole di natura

Briciole di natura

A cura di Riccardo Raggi

Un fischio insistente nella notte: l'assiolo, il piccolo gufetto dal canto malinconico

D’ora in poi, quando sentirete un cadenzato fischio nelle notti d’estate, saprete che non è un allarme inceppato, ma è il richiamo d’amore dell’assiolo

Con il suo canto melanconico e ritmato, l’assiolo è la colonna sonora delle nostre notti primaverili ed estive: minuscolo, ma della voce potente, lo si può sentire da molto lontano, mentre richiama la femmina durante il periodo del corteggiamento.

L’assiolo (Otus scops) è un piccolo rapace notturno italiano, di circa 20 cm di lunghezza e 50 cm di apertura alare, che frequenta il territorio romagnolo dalla primavera fino a tutta l’estate. Di abitudini piuttosto elusive e quasi esclusivamente notturne, si può avvertite la sua presenza mettendosi alla finestra ed ascoltando il suo canto territoriale: un ritmato ed insistente (a volte per tutta la notte) “chiu”.

L’etimologia del nome è interessante: il nome Assiolo potrebbe provenire dal latino “asio” o “asius”, per indicare una specie “di gufo coi ciuffi”, o come abbreviativo di “asinus” (asino, animale con lunghe orecchie), sempre per via dei ciuffetti auricolari che questo uccello ha sopra il capo. Il termine “Otus” invece sembra derivare dal greco “ótos” (una specie di gufo citata da Aristotele), mentre la parola “scops” deriva sempre dal greco “skops”, che assume ancora il significato di uccello rapace notturno (nel greco classico). Come scriveva Ferrante Foschi nel suo “I nomi dialettali degli uccelli di Romagna”, l’Assiolo è conosciuto anche come “Ciù”, termine onomatopeico, che potrebbe derivare dal latino “àxio” (grido), che privato della “a” iniziale diventa “xio”, da cui “xiù” e poi “ciù”.
Le sue ridotte dimensioni e la sua livrea criptica lo rendono praticamente invisibile agli occhi: le penne sono di colore grigiastro, su cui si ricamano intricate striature nere e vermicolature grigio-nere, chiazze rossicce, gocciolature bianche e barrature diffuse: insomma, un vero e proprio abito “camouflage”, che gli garantisce l’adeguata protezione da occhi indiscreti.

Alle nostre latitudini è animale migratore con presenza primaverile/estiva, quando fa ritorno dai quartieri di svernamento del Sud Italia o del Nord Africa (con diversi esemplari addirittura a percorrenza sub-Sahariana) per trovare i luoghi idonei per la nidificazione. Frequenta con preferenza gli ambienti di margine fra i boschetti e le aree aperte, ma anche le aree rurali ed agricole (basta che siano alberate), i parchi e i viali alberati (anche in città). Nell’ultimo “Atlante degli Uccelli nidificanti a Forlì”, realizzato dai colleghi della Coop. St.E.R.N.A., si vede come la distribuzione sia raddoppiata, rispetto al 2006 - anno del precedente studio-, con una concentrazione nel centro storico e aree limitrofe. Ovviamente possiamo ascoltare la sua lugubre cantilena anche nelle aree più periferiche, come il parco dell’Ospedale, il parco Paul Harris o l’area dell’ex-Eridania. Di certo è presente anche a Villa Saffi con più di una coppia (e lo dico per esperienza ed osservazione personale!).

Il canto è emesso dal maschio, da una posizione rilevata, quando la luce è ormai calata e può continuare a cantare per tutta la notte: a volte “duetta” con la femmina, che emette una nota più acuta, simile a un “ciu-i”. Non costruisce nidi ma occupa cavità naturali negli alberi (da qui la sua presenza prevalente in ambienti con alberature) oppure sfrutta nidi abbandonati di altre specie. È una specie territoriale e monogama. La cova è affidata esclusivamente alla femmina, che per tutto il periodo viene alimentata dal maschio, che si si adopera in un assiduo “vai-e-vieni” dal nido ai territori di caccia. 

L’assiolo è un predatore che caccia quasi esclusivamente insetti di grosse dimensioni (ortotteri e lepidotteri, cioè cavallette e farfalle), che caccia all’aspetto: attende le sue prede su un posatoio abituale, da cui parte per la cattura, per poi farvi ritorno per consumare il pasto. Come tutti i rapaci notturni, non mangia le sue prede a brandelli, bensì le ingoia intere, producendo poi i caratteristici rigurgiti digestivi, chiamati “borre”, contenenti i resti non digeriti della preda (elitre ed altri elementi chitinosi degli insetti oppure pelo e ossa in caso di micromammiferi). Il suo volo agile gli permette di catturare prede “al volo”, in particolar modo le falene, che mangia sul suo posatoio dopo aver eliminato le ali; le altre prede invece vengono catturate sul terreno, sfruttando la sua acuta vista e il suo finissimo udito.

Nonostante l’aspetto mimetico e la vita notturna, anche per l’assiolo non mancano i predatori: uno di questi è il suo “parente” Allocco, che essendo rapace notturno forestale come lui, può ghermirlo durante le sue attività notturne. Alcuni studi hanno dimostrato come, in taluni territori del Nord Italia, una popolazione di assioli abbia concentrato la distribuzione dei nidi nei territori del Gufo reale, per sfruttare la sua protezione indiretta, in quanto predatore dell’allocco stesso. In caso di minaccia da parte di un mustelide (donnola, faina, …) o di un felino, l’assiolo cerca di assumere una posizione eretta ed allungata (con i ciuffetti auricolari ben eretti), tanto da assomigliare il più possibile ad un tronco. Altro atteggiamento difensivo è rappresentato dal volo librato col corpo tenuto quasi verticale, con le piume gonfie e con l’emissione di un verso simile ad un miagolìo.
 
Nella tradizione popolare, l’assiolo ha nomea di uccello stupido: un noto detto recita “U t’ha bichè e ciù” (Ti ha beccato l’assiolo), per indicare che una persona è sciocca. Infatti, secondo una vecchia credenza, se il Ciù (o Chiù) trova una finestra aperta e di notte si introduce in camera, può trasmettere la stupidità a chi dorme, con un becco in fronte. Altro detto romagnolo vuole che la notte di Pasquetta tutti gli animali potessero parlare: “La nota dla Pasquéta e scor nêca e Ciù e la Zvéta” (La notte di Pasquetta parlano anche l’assiolo e la civetta). Come tutti i rapaci notturni, era considerato un animale porta-sventura e ispiratore di lugubri pensieri, come ci ricorda anche il poeta Giovanni Pascoli che proprio a questi piccolo uccellino a dedicato la poesia “L’assiuolo”.

D’ora in poi, quando sentirete un cadenzato fischio nelle notti d’estate, saprete che non è un allarme inceppato, ma è il richiamo d’amore dell’assiolo. Occhio a non farvi beccare mentre dormite!
 

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