rotate-mobile
Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando il Comunale fu Teatro di un pandemonio

Sera del 19 novembre 1939: il caso Bustelli, menzionato persino dalla stampa nazionale, sconcerta non poco l’opinione pubblica forlivese e decreta la fine delle rappresentazioni profane all’interno del Teatro Comunale, che cesserà definitivamente di operare con la distruzione del 9 novembre 1944, causata dal crollo della torre civica minata dai tedeschi in ritirata

Ore 1,45 del 9 novembre 1944: a poche ore dalla Liberazione di Forlì, la Torre Civica, minata dai tedeschi in ritirata, cade al suolo travolgendo anche il sottostante Teatro Comunale, che non sarà mai più ricostruito. Eretto nel 1776 su progetto dell’architetto imolese Cosimo Morelli e impreziosito da decorazioni di Felice Giani, Pompeo Randi e Cesare Camporesi, dominò per quasi due secoli la vita culturale dei forlivesi. Di un primo teatro “stabile” risalente al 1664 e posto al piano terra dell’attuale sede comunale, parla Ettore Casadei nella sua “Guida” del 1928, anche se era poco più di un palco fisso fatto erigere dall’Accademia dei Filergiti. Il teatro per antonomasia sorse solo nel Settecento.

Sebbene nella sua lunga vita abbia subito importanti ristrutturazioni atte ad aumentarne la capienza, i posti a sedere non furono mai più di 600. Nel 1864 risultò il primo in Italia a dotarsi di illuminazione interna a gas. L’ultima manifestazione artistica in assoluto data fra quelle mura rimane il “Barbiere di Siviglia” del 23 marzo 1944, anche se la fine delle rappresentazioni profane era già stata decretata il 19 novembre 1939 dal clamoroso diverbio, rimasto negli annali come “il caso Bustelli”, menzionato persino dalla stampa nazionale. Quella gelida sera, la locandina degli spettacoli posta sotto i portici del Municipio, annunciava l’arrivo in città del Mago Bustelli e della Compagnia d'arte Maresca. Ranieri Bustelli è fra i primi in Italia a proporre l'illusionismo in modo completo, con intermezzi comico-artistici di vario tipo. La sua immagine, alle prese con la classica palla di vetro che predice il futuro, apparirà persino in una scena del film di Vittorio De Sica “Ladri di Biciclette”, girato a Roma nel 1948. La clamorosa lite in terra forlivese è sintetizzata in una lettera di Aurelio Massari. “Illustrissimo signor podestà - scrive il direttore artistico del “Comunale” - mi sono convinto dell'opportunità di far giungere anche la mia voce nel caso che qualcun altro, toccato dalla mia sincerità fascista, abbia voluto travisare i fatti”.

In pratica, Massari aveva invitato l’ispettore del teatro Augusto Cagnani a scendere nell’intervallo nella zona dei camerini per controllare la grande caldaia a carbone, imputata di non fare il suo dovere contro il grande freddo di quei giorni. Non aveva però fatto i conti con la moglie del Bustelli, che interpretò l’iniziativa del Cagnani come il tentativo di spiare il coniuge per impadronirsi dei suoi trucchi. Seguirono parolacce e ingiurie veramente grossolane. La signora Bustelli accusò l’ispettore di “civettare” con le donne in palcoscenico. Quello rispose rozzamente: “Io parlo con le donne perché sono un uomo con due coglioni grossi così”. La “gentildonna” non ci pensò su due volte e ribatté: “Queste cose andatele a dire a vostra moglie e a vostra sorella”. La lite sfociò nello scontro fisico fra gli inservienti del teatro e gli assistenti del Bustelli. Già l’indomani, i due contendenti vennero chiamati a rapporto dal podestà di Forlì, l’avvocato Luigi Panciatichi. “Perché - chiese nell'occasione Bustelli a Cagnani - non vi siete subito qualificato a mia moglie?”.

Ma Massari s'intromise spavaldamente nel discorso fra i due, continuando a difendere a spada tratta il Cagnani: “Nel mio teatro non devo rendere conto di niente a nessuno”. E la spuntò. Non era la prima volta che Bustelli si esibiva a Forlì, ma fu sicuramente l'ultima. Anche perché nemmeno 5 anni dopo, grazie ai solerti bulldozer alleati che “finirono” il lavoro iniziato dai genieri tedeschi, del glorioso Teatro Comunale, danneggiato ma non distrutto dal crollo della torre civica (alcuni suoi ambienti furono utilizzati per qualche tempo come dimora per senza tetto) si sarebbe persa ogni traccia. 

119_Teatro Comunale_Illusionista3-panoramica dall'alto-2

119_Teatro Comunale_Illusionista2-panoramica interna-2

119_Teatro Comunale_Illusionista4-mago Bustelli1-2

119_Teatro Comunale_Illusionista5-locandina.mago Bustelli2-2

Si parla di

Quando il Comunale fu Teatro di un pandemonio

ForlìToday è in caricamento