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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando in Piazza riapparve la Torre Civica

Fatta crollare dai tedeschi in ritirata la notte del 9 novembre 1944, la “Torre del pubblico orologio” è stata ricostruita nel dopoguerra. I lavori, iniziati nel 1975, si conclusero l’anno seguente

La mattina del 9 novembre 1944, assurto convenzionalmente a giorno della Liberazione di Forlì (anche se il ripiegamento della Wehrmacht si è concluso solo il 13), la città si risveglia mutilata delle sue torri. Sopravvive solo il campanile di San Mercuriale, seppur minato, salvato da un intervento provvidenziale del parroco don Pippo Prati. “All’1,45, senza preavviso alcuno, a distanza di dieci minuti fra l’una e l’altra esplosione, i tedeschi fanno saltare la torretta degli Uffici Statali, la Torre dell’Orologio, di cui rimane solo un mozzicone a punta, di poco elevato sopra i tetti degli edifici circostanti, il campanile del Duomo, torre in antico degli Orgogliosi, alto 42 metri, più volte restaurato”.

La cronaca è quella del bibliotecario comunale Antonio Mambelli, autore del “Diario degli Avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945”, Lacaita Editore. “La torre municipale - continua il cronista - testimone di tante vicende, precipitando ha sfondato il soffitto della sala del teatro, abbattuto la parete d’ingresso, ingombrato con l’enorme mucchio delle sue macerie, la piazzetta antistante”. Cadendo al suolo, aveva ridotto in rovina anche il glorioso Teatro Comunale, eretto nel 1776 su progetto dell’architetto imolese Cosimo Morelli e mai più ricostruito. La torre del pubblico orologio era stata eretta in epoca medievale su un antico manufatto romano, posto sulle rive di un ramo del fiume Montone, che scorreva sotto il loggiato comunale (il popolare “Ponte Buio”, che è anche il titolo di un’opera letteraria del compianto Giuliano Missirini). Quell’alveo fu poi occupato dal corso artificiale del Canale di Ravaldino, tuttora esistente anche se quasi interamente coperto.

“La torre - scrive Ettore Casadei nella sua Guida di Forlì e Dintorni - terminava con un grande macigno quadrato, atterrato dopo il terremoto del 1781 e riedificato, a guisa di lanterna ottagonale”. L’edificio aveva subito gravi danni per un incendio anche nel 1468: il fuoco distrusse l’incastellatura di campane e orologio, provocando la morte di una persona. Il legato pontificio cardinale Sanseverino ne dispose il restauro, dopo che nel 1818 si erano evidenziati pericolosi cedimenti nell’angolo di nord ovest. Il Consiglio Comunale del 13 marzo 1819 approvò anche la sopraelevazione. Poi la distruzione, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale. Per almeno un trentennio, della gloriosa torre è rimasta solo la base, utile a dividere le due piazzette XC Pacifici e Della Misura, in attesa di una ricostruzione caldeggiata da più parti. Nei primi anni '70 fu bandita finalmente una pubblica sottoscrizione: il rifacimento, come si legge nella deliberazione consiliare del tempo, fu deciso “per restituire alla città uno dei simboli più antichi che da sempre ne hanno contraddistinto il profilo”.

I lavori, iniziati nel 1975, si conclusero l’anno seguente. Il manufatto attuale è più alto dell’originale, poiché misura 70 metri in luogo dei 65 della prima versione. La presenza di un orologio alla sommità è attestata da più fonti fin dal XIV secolo. Anticamente era controllato dal “magister orologi”, responsabile del funzionamento e della manutenzione. “Per i restauri del 1781 – precisa il Casadei – fu fabbricato dall’ing. Antonio Praga un castello d’orologio sotto le campane, che avrebbe dovuto regolare un quadrante per ciascuna delle quattro porte della città”.

“La dimensione del quadrante e l’unica lancetta - scrivono Marco Viroli e Gabriele Zelli in “Forlì Guida alla città” - consentivano di leggere l’ora da gran parte della campagna circostante”. La torre fu anche campanaria: ancora agli inizi del 1900, le tre campane avevano funzioni diversificate: la più grande chiamava a raccolta i pompieri in caso d’incendio, la più piccola gli alunni delle scuole elementari nei giorni feriali, mentre l’ultima suonava le ore. L’orologio, riproposto anche nella torre ricostruita, è stato in gran parte sostituito alla fine degli anni ’80 da un dispositivo più moderno, affidato alla manutenzione della ditta Meloncelli di Mantova. 

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