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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Quando le campane di San Mercuriale annunciavano il meteo

Fino al 1994, l’ultimo anno di don Bruno Bazzoli alla guida di San Mercuriale, il secolare campanile di Piazza Saffi ha comunicato ai forlivesi le condizioni meteo: 1 rintocco col sereno, 2 se era nuvolo, 3 con la pioggia e 4 con la neve. Nel 1929, l’anno del nevone, da San Mercuriale ne risuonarono ben 5

Oltre che il monumento più insigne della città, sopravvissuto alla distruzione bellica per merito di mons. Giuseppe Prati, il popolare don Pippo, il campanile di San Mercuriale, innalzato fra il 1178 e il 1180 dall'architetto forlivese Francesco Deddi, è una miniera di ricordi e aneddoti, legati anche ai sacerdoti che l’hanno custodito. A cominciare da don Bruno Bazzoli, che succedette allo stesso don Pippo alla sua morte, nel 1952, per lasciare, per raggiunti limiti d’età, nel 1994, quando gli subentrò don Quinto Fabbri. Don Bruno, morto nel 2006 all’età di 91 anni, vinse quel posto dopo regolare concorso per titoli ed esami, un po’ come si fa oggi per accedere ad un pubblico ufficio. All’epoca era una procedura normale per assumere una parrocchia di prestigio, vista la sovrabbondanza di sacerdoti.

“Don Bazzoli - ricorda il sacrestano e organista di San Mercuriale, Alessandro Dianori – ha legato il suo nome alla salvaguardia della chiesa più amata dai forlivesi, disponendo lavori di pulizia e consolidamento poi risultati determinanti”. Nel 1967 notò una crepa sulla facciata del campanile, lato piazza, che rivelò il progressivo distacco della guglia. “Ho ancora negli occhi – raccontò nel 1994 poco prima di lasciare l’incarico - lo sconcerto del direttore dei lavori che, salito per un primo sopralluogo sulla sommità della torre, si era reso conto che, solo per carità divina, la cuspide non era crollata sulla sottostante cella campanaria, con conseguenze ben immaginabili per l'intera struttura”. I conseguenti lavori di consolidamento hanno portato anche alla sostituzione del castello delle campane, ora in ferro ma precedentemente in legno. La modifica, motivata da ragioni di sicurezza, ha però reso impossibile il concerto praticato da campanari, che suonavano secondo la tecnica del “Doppio bolognese”.

Rimanendo in tema di campane, a don Bazzoli va anche il merito di aver portato fino ai nostri giorni alcune tradizioni del passato, fra cui l’Ave Maria del Tempo. Fino al 1994, grazie ai rintocchi, il popolare sacerdote ha regolarmente informato i forlivesi delle condizioni meteo del giorno appena avviato. Le modalità del servizio, praticato dai suoi predecessori sin dall’800 (in Regione coinvolgeva altre località importanti, fra cui Modena con la Ghirlandina), sono trascritte in una lapide murata all’interno della torre, quasi a ridosso del primo dei 270 gradini che conducono alla sommità. La pietra, forse affissa dallo stesso don Bruno, riporta alcuni versi del grande Aldo Spallicci dedicati al campanile: “Tot quant al matén, drì l’ivmarì de’ dé, donch, s’j è quatar e’ neva, o che piov quand ch’j è tri e l’è nuval cun du’ e, s’l’è un bot, l’è un bel sren”.

Traduce liberamente Alessandro: “1 rintocco col sereno, 2 se era nuvolo, 3 con la pioggia e 4 con la neve”. Se fino a tre il cittadino forlivese si avviava serenamente alle normali occupazioni, possiamo immaginare gli indugi derivanti dall’ascolto del quarto tocco, che indicava la presenza di neve. Quella gelida mattina del 1929, “l'ann dlà neva grosa” sempre per citare Spallicci, alla constatazione del metro e oltre di neve caduto al suolo (in Romagna la nevicata si protrasse, senza soluzione di continuità, dall'11 al 14 febbraio), il campanaro di San Mercuriale superò ogni limite.

“Fu lo stesso mons. Bazzoli - riferisce Dianori - a dirmi che gli anziani si ricordavano che nel '29 si dovettero suonare 5 rintocchi per via del famoso nevone, lo stesso immortalato da Fellini nel film Amarcord”. Se per la semplice Ave Maria (o Angelus) si usava il “campanone” con la sequenza 3 + 5 + 7 + 1 (in altre parti della Romagna era ed è tuttora 3 + 4 + 5 + 1), con la “mezzana” si aggiungevano i rintocchi, leggermente più accelerati, per annunciare il tempo. La campana più grande del gruppo storico di quattro di San Mercuriale, è la cosiddetta “grossa”: fusa da Cesare Landi e Francesco Fornasini nel 1772, del diametro di 126,5 cm, proviene dalla chiesa di Fornò. Poi c’è la Mezzana, realizzata da Alessandro Tognozzi e Giovanni Domenico Moreni nel 1775, seguita dalla Mezzanella, fusa da Cesare Brighenti nel 1924 (diametro 90.5) e infine dalla Piccola, creata da Giuseppe Brighenti nel 1903, del diametro di 80 cm. Nel 1984, don Bazzoli ne aggiunse una quinta (fusa da Francesco De Poli), la più piccola di tutte e molto più facile da gestire. Sulla sua superficie, lato piazza, l’abate fece riportare in modo indelebile, niente meno che il suo profilo.

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Nella foto la lapide nel campanile

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Cartoline storiche di San Mercuriale

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Vista di Piazza Saffi dal campanile

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Nella foto Alessandro

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