Quando gli anglo-americani bombardarono la Pianta
Le prime notizie della chiesa della Pianta risalgono al 1130. A partire dal 1943, le sue sorti si legano a doppio filo alla nuova scuola materna. Il bombardamento aereo alleato del 29 ottobre 1944 che annientò l’Asilo, danneggiò gravemente anche la chiesa. Nel 1949 è stato ricostruito l’intero complesso parrocchiale, ivi compreso il tabernacolo ligneo: sotto la croce della calotta protettiva è ancora visibile una scheggia di bomba, lasciata lì a monito della barbarie
Le origini del complesso parrocchiale della Pianta si perdono nell’antichità: “Questo lavoro – scrive nel 2001 l’indimenticabile don Amedeo Pasini, parroco dal 1997 al 2008, nell’atto di restituire alla comunità forlivese la chiesa restaurata - era necessario per conservare il ricco patrimonio artistico che i nostri predecessori, sacerdoti e laici, hanno lentamente e con amore costruito nel corso degli anni a prezzo di enormi sacrifici, dalla primitiva cappella del 1130, alla Chiesa del 1500 fino agli interventi del 1922 voluti dall’allora parroco mons. Mario Bondini, che hanno originato l’aspetto attuale”.
Durante i lavori, nella parete interna che divide la sacrestia dalla navata unica, sono riaffiorati i resti dell’antica chiesa di Santa Maria in Trentola. “Fu eretta – si legge in un articolo di mons. Adamo Pasini apparso sulla rivista “Santa Maria della Pianta”, numero unico del 20 agosto 1922 - in un fondo e a spese di un certo Viviano Pedirolo o Pedriolo, e da lui offerta all’Abbate Pietro di San Mercuriale. Il Vescovo Alessandro nel 1160 ne confermò il possesso dell’Abate (…) Delle sue varie ricostruzioni sfuggono le memorie.
Molti lavori vi hanno compiuto i Parroci Baccarini e Silvagni. Successivamente il Parroco Don Mario Dott. Cav. Biondini ha rinnovato le campane, innalzato il campanile e riformato la facciata della chiesa”. Dedicata all’Assunzione di Maria Vergine, la parrocchiale di via Tripoli è chiamata anche Santa Maria della Pianta sin dalla metà del XVI secolo. “Non è chiaro – continua mons. Adamo Pasini - il perchè sia stata identificata così: molto probabilmente perché attigua vi era una grandissima quercia, che è stata atterrata nel 1880”. Fra il 1931 e il 1940, don Bondini, che nel 1950 diverrà vescovo di Bertinoro, arrivò ad ampliare la chiesa, portandola alle dimensioni attuali e rifinendola con importanti affreschi e decorazioni. A partire dal 1943, le sorti della parrocchiale si legano a doppio filo alla nuova scuola materna dedicata a Santa Maria Ausiliatrice. L’istanza per la sua realizzazione era stata inoltrata il 1° giugno 1942 al Podestà cittadino: “In poco tempo – scrive mons. Bondini - vennero sbrigate le pratiche, in agosto cominciarono i lavori e, grazie al fervore di tutta la parrocchia, la primavera successiva ne avvenne l’apertura”.
Per la precisione, l’inaugurazione risale al 23 maggio 1943: per la sua conduzione giunsero a Forlì cinque religiose salesiane “Figlie di Maria Ausiliatrice” guidate da suor Gisella Marchiol. Mons. Bondini aveva coronato il sogno di dotare la sua comunità di un asilo per l’Infanzia: non aveva però fatto i conti con l’imperversare del conflitto mondiale. Il 9 settembre 1943, a partire dall’aeroporto, il Cittadone è occupato militarmente dai tedeschi, piombati sull’Italia nelle ore immediatamente successive all’armistizio Badoglio: questo espone anche Forlì alle iniziative belliche degli anglo-americani, che stanno risalendo l’Italia da sud. Il primo pesante bombardamento aereo sulla città del Duce risale al 19 maggio 1944: Antonio Mambelli nel suo Diario parla di 140 morti accertati e 250 vittime. Il 29 ottobre di quell’anno, a neppure 15 mesi dalla nascita, proprio una squadriglia di aerei americani decretò la fine dell’Asilo della Pianta.
I motivi per cui gli Alleati si siano accaniti sulla povera “materna” di via Eritrea, sono ormai chiari: già dal giugno ’44 la Wehrmacht e le milizie repubblichine l’avevano requisito per farne sede del Comando e persino ospedale militare, diventando così un preciso obiettivo bellico. Non ci rimise solo l’Asilo, ridotto ad un cumulo di macerie, ma anche la chiesa, che fu letteralmente squarciata e scoperchiata, senza peraltro cadere. Nel 1949 tutto il complesso parrocchiale era stato ricostruito, ivi compreso il tabernacolo ligneo: sotto la croce della calotta protettiva è ancora visibile una scheggia di bomba, lasciata a monito della barbarie bellica.