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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Mulino Pelacano, in vendita lo storico opificio posto sul Canale di Ravaldino

Il Pelacano era il primo dei mulini del Canale di Ravaldino in uscita dalla città. In capo all’opificio, costruito alla fine del XIX secolo e inattivo da anni, non risultano vincoli di sorta dal punto di vista storico- architettonico: in teoria si può demolire e rifare tutto, anche se nel rispetto della disciplina edilizio-urbanistica vigente

Valdes, il vecchio mugnaio, sognava di farci un ristorante: adesso il mulino Pelacano è in vendita. Siamo sul tracciato del Canale di Ravaldino, l’antica via d’acqua che sfocia nel fiume Ronco a Coccolia, dopo un percorso di circa 23 chilometri iniziato alla Chiusa di Calanco, a San Lorenzo in Noceto. Il Pelacano era il primo dei mulini del Canale di Ravaldino in uscita dalla città, ma anche il più recente della decina di opifici ad acqua attivi all’inizio del ‘900. Quasi interamente tombinato nel suo percorso urbano, il Canale ritorna alla luce proprio a valle del Pelacano, prima di inabissarsi nuovamente sotto la ferrovia e riemergere in modo pressoché definitivo all’altezza del depuratore dell’ex Eridania.

“Costruito alla fine del XIX secolo come mulino ad acqua – scrive Elio Caruso in Forlì Città e cittadini fra Ottocento e Novecento – il Pelacano abbandonò presto l’antica forza idraulica, per affidarsi prima a quella a vapore, poi a quella elettrica”. Ad un anno dalla chiusura dell’ultima attività condotta nell’edificio, il “Vecchio Mulino di Elleri Natascia”, la società proprietaria in liquidazione Br.El.Mo ha deciso di cedere tutto, affidandosi all’Immobiliare Dama di Forlì. La proposta di vendita del complesso, pubblicata sul sito dell’agenzia, parla di circa 1.200 metri quadri di superficie al prezzo di 450.000 euro, “con possibilità di adibire i locali a vari usi come laboratorio artigianale, magazzino, locale vendita ed appartamento trilocale uso abitativo”.

Valdes Elleri, scomparso nel 2016, è stato l’ultimo mugnaio del Pelacano. Probabilmente aveva pensato di ricavarne un punto di ristoro, sulla scia di quanto avviato positivamente da anni nel vicino sito dell’ex Mulino Neri, già della Grata, posto anch’esso sulla “stecca” del Canale di Ravaldino con accesso da viale Italia. L’altra particolarità del Pelacano, nome derivante da un ospedale retto da suore sito “in Strata de fundo Plegadicci”, che in dialetto divenne “in Stré de Placan”, è la posizione, praticamente a ridosso di uno dei monconi residui della mura cittadine, demolite a partire dal 1905. I resti della torretta Pelacano, importantissima “illo tempore” proprio perché a custodia della preziosa via d’acqua in uscita dal tratto urbano, sono ben visibili dall’opificio ora in vendita.

“Il Pelacano - scrive Ettore Casadei nella sua Guida di Forlì e Dintorni – prende il nome da un bastione delle mura esistenti nelle vicinanze, ove era anche una guardiola”. Valdes Elleri cessa definitivamente l’attività molitoria nel 1984. Tre anni dopo cede in blocco i macchinari inutilizzati ad un intermediario in contatto con l’ex Jugoslavia e avvia il negozio di sementi e prodotti per l’agricoltura, condotto sino al 2021 al piano terra dell’edificio (la parte superiore era lasciata a magazzino). “Mio padre – spiega Natascia Elleri – mi raccontava di importanti interventi sul mulino operati nel 1949 e nel 1960. La porzione più vecchia è quella che si protende sulla via Pelacano”. Una veloce ricerca d’archivio parrebbe ricondurne la prima titolarità alla Società Eridania, cui subentrarono i Fratelli Bondi, che a loro volta vendettero ad Elleri.

“Siamo una famiglia di mugnai – ammette Natascia – visto che tuttora abitiamo al Faliceto”. Si tratta di un altro storico mulino posto sul Canale di Ravaldino, in via Caterina Sforza. In capo all’ex Pelacano non risultano vincoli di sorta dal punto di vista storico - architettonico: in teoria si può demolire e rifare tutto, anche se nel rispetto della disciplina edilizia e urbanistica vigente. L’auspicio è che, in sede di ristrutturazione dell’ex mulino, una volta venduto, venga salvaguardata la memoria e l’identità storica, anche a beneficio delle nuove generazioni di forlivesi. A cominciare da quella ceramica votiva con santo benedicente e pastorale, visibile in via Pelacano in una nicchia posta al di sotto della torretta molitoria, testimone di un “piccolo mondo antico” legato alla campagna e alla tradizione, che sta fatalmente scomparendo. 

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Nelle foto vari scorci del Mulino Pelacano

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