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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

L'astronomia può far paura

Dopo la “cometa Garibaldi” è il turno delle lezioni di Quirico Filopanti. Resoconto di un appuntamento culturale nella Forlì del 1869

È iniziata l'estate astronomica, stagione in cui anche i distratti alzano lo sguardo per contemplare il cielo stellato. Nel febbraio del 1869 raggiungeva la Prefettura di Forlì un avvertimento dall'allora capitale Firenze: “Da qualche tempo il prof. Filopanti, noto come uno dei più attivi aderenti al partito repubblicano, va aggirandosi da una ad altra città del Regno, collo specioso pretesto di dar lezioni popolari di astronomia, ma in realtà con un fine politico”. Il Ministero invitava pertanto le autorità del capoluogo romagnolo a sorvegliare questo genere d'incontri “per ispezionare dove trovasi costituita l'affiliazione dell'alleanza repubblicana”. Però tutto questo, a Forlì, era già successo: infatti Quirico Filopanti aveva dato le “lezioni popolari” il 21 e 22 gennaio precedenti.

Questo nome, sentito forse da chi ha studiato a Bologna, è quello di uno scienziato di umili origini, nato come Giuseppe Barilli in quel di Budrio. Impegnato secondo lo spirito del tempo a elevare, dispensando con piglio positivistico nozioni e proponendo soluzioni, la consapevolezza e la conoscenza anche dei censi più modesti, tanto da farsi chiamare “Filopanti” che potrebbe significare “Che ama tutti”. Per il resto la sua vita è imbevuta di Risorgimento fino ad approdare, ormai anziano, agli scranni del Parlamento.

Le forze dell'ordine forlivesi – sapendo “da più di un mese” di questi appuntamenti - avevano già pensato a dare un'occhiata a questi incontri e un solerte ispettore ci lascia pertanto una buona testimonianza. Erano pertanto previste due “lezione pubbliche di astronomia” presso “una sala di questo Ginnasio dalle ore 6 alle 8 di sera”. Il pubblico era composto da “200 e più uditori” in mezzo ai quali si distinguevano insegnanti, magistrati e politici locali di tutti i partiti “quantunque primeggiassero quelli del partito avvanzato”. A fare da padrone di casa è – manco a dirlo – il conte Aurelio Saffi che “prese pel primo la parola con brevi e modesti concetti della scienza dell'astronomia e del merito insigne del Filopanti”. I complimenti sarebbero stati poi ricambiati dallo scienziato, lodando il suo impegno di amministratore e “l'onore che ebbe nel far parte della Repubblica Romana”. Dopo aver parlato un po' della Romagna, di Ravenna e di Forlì e dei suoi “uomini sommi”, “prese poscia a trattare vastamente della scienza astronomica”. Specialmente trattò di “pianeti, della loro distanza, volume, peso e rottazione”. Poi si spinse fino alle “comete comparse nel firmamento nei diversi tempi ed epoche”. Tra esse, “disse che una ne comparve nel 1862 a cui fu dato il nome del gran capitano del popolo: Cometa Garibaldi”. Probabilmente il professore si aspettava un boato di approvazione, ma l'ispettore è netto: “a queste parole nessuna sensazione da parte del pubblico”. Insomma, l'unica allusione politica pare essere stata questa, poiché poi discorse “del movimento della Terra intorno al Sole”, scoperta da attribuirsi “al sommo Galileo”. Agganciò qui un'altra scintilla politica parlando di progresso: “Io ripeterò sempre al pari di Galileo che questo gira e va”. E anche qui il pubblico tacque “senza dimostrazioni di sorta”.

Anche nella seconda lezione “gli uditori erano dai 180 ai 200” (quindi forse un po' meno). L'ispettore rivela che “questa volta il Filopanti entrò senza allusioni di sorta nella materia della scienza, e si mise a trattare delle varie categorie delle stelle, della loro denominazione, dello splendore”. Aggiunse poi che “per l'immensa quantità di stelle che popolano il firmamento” è plausibile che l'universo “non abbia limite e sia infinito”. Terminò quindi la sua lezione mutuando le parole dell'amico Saffi, secondo il quale “l'astronomia è quella scienza che eleva i popoli e li feconda di nobili arti e sentimenti”. E per finire senza peraltro causare disordini, esortò agli intervenuti di mirare in alto: “Uomini, astenetevi dal commettere una bassa azione, ricordandovi di quale immenso universo siete cittadini”.

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