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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Pensiero e carta stampata

Sembra al crepuscolo l'era delle edicole: eppure centoventi anni fa i giornali pubblicati a Forlì erano tantissimi, insomma, altro che "zitadòn"!

È finita l'era delle edicole? Giorno dopo giorno si legge di giornalai che chiudono le serrande. La mannaia del presente è inesorabile e qualche forlivese si fa prendere dalla nostalgia per questi chioschi fino a poco tempo fa punto di riferimento, sede di convivi improvvisati, di incontri quotidiani, abitudini mattutine nel profumo della carta. Nella sola piazza Saffi, fino a pochi anni fa, se ne contavano almeno cinque, tra cui una la cui collocazione – incomprensibile – era sotto un arco gotico del palazzo del Podestà, balzando all'occhio come un cubo rosso sotto il pregevole edificio. 

Eppure il forlivese delle foto seppiate viveva in una città che produceva e pubblicava un numero considerevole di riviste e giornali, vantando una fama ben diversa da quella del “cittadone” o di grande paese di campagna che in parte è in voga pure oggi. Un fervore inusitato per la Romagna semianalfabeta, titoli di vario genere e d'interesse non certo solo locale: insomma, ben lungi dal panorama contemporaneo. Il ceto intellettuale, dinamico, legato anche all'industria e ai vorticosi anni che dal Risorgimento hanno accelerato fino alla Grande Guerra, partoriva dibattiti, discussioni, provocazioni, sapidità intelligente in un crescendo, in un'acuzie di curiosità che ora è difficile trovare. Gli antenati, fin dall'epoca dei ghibellini e dei guelfi, attaccati a questa o a quella bandiera politica trovavano nella rivalità senza sconti il modo per far crescere la cultura di una città non certo marginale, né tantomeno mortificato “co-capoluogo” come da trent'anni si è voluto. Ecco, dunque, cosa si poteva trovare nelle edicole di inizio Novecento a Forlì. Erano stampati in città periodici politici, con chiara identità ideologica, da quella più conservatrice a quella più rivoluzionaria senza dimenticare l'area cattolica. Esperienza più longeva e caratterizzante fu data dalla triade “Il Pensiero Romagnolo” (per i repubblicani), “La Lotta di Classe” (per i socialisti), “Il Lavoro d'Oggi” (per i cattolici). 

Si possono inoltre annoverare “Il Presente” (1897-1903), gazzetta settimanale dei monarchici costituzionali forlivesi, ispirata all’azione di Alessandro Fortis. Con rubriche, corrispondenze, cronaca cittadina, articoli di genere letterario, storico, bibliografico, rassegne varie. Interpretava i postulati della borghesia liberale, senza ignorare le esigenze della gente del lavoro.. Simile il coevo “Critica Cittadina”, settimanale liberale monarchico diretto di fatto da Curzio Casati. Si trattava di un periodico fortemente polemico contro i repubblicani, anticlericale ma rispettoso della religione. Oppure “La Giovane Romagna” (1905-1906), anticlericale e antimilitarista, quindicinale fondato e diretto da Giuliano Mambelli. O ancora “L’Idea Socialista” (1905-1907), settimanale della Federazione socialista forlivese diretto da Aurelio Valmaggi, con un’apposita rubrica dedicata ai contadini. Altro organo socialista era il “Risveglio”, sempre settimanale, fondato e diretto da Alessandro Balducci. Il motto di questo giornale presente già nel 1893 e poi pubblicato a più riprese dopo la chiusura era “Voi tutti siete fratelli – Gesù – XIX Secoli prima d’oggi!”.. Per evitare di essere tediosi si possono solo citare le pagine de “La Difesa” o “La Voce della Libertà” e si è consapevoli di ometterne molte altre. 

Forlì produceva numerosi titoli culturali come “Rivista Romagnola” di scienze, lettere ed arti (1897) o il più fortunato pungente mensile “E’ Pestapevar” (1907-1911) fondato da Aldo Spallicci con la collaborazione di Antonio Beltramelli. Di particolare prestigio era il quindicinale “Il Plaustro” (1911-1914), sempre diretto da Spallicci. Come guida agli spettacoli c’era “L’Araldo Forlivese” (1914). E un certo prestigio vantava la “Rassegna Bibliografica dell’Arte Italiana” (1898-1916), a fascicoli annuali, diretta e fondata da Egidio Calzini. La carta stampata a Forlì produceva pure titoli umoristici come “Il Gazzettino” (1903), qualificato ironicamente come “molto periodico”. O “Pasquino” (1903), anch’esso di durata effimera. C'era poi il mensile “Ecc… Opp!” (1912) ma non ebbe gran successo. Si può infine menzionare “La Fira d’a S. Luzì” (1913-1914).

Non mancavano i periodici tecnici come “Il Veterinario di Campagna” (1898-1914), il “Corriere Agricolo della Romagna” (1902-1903), quindicinale dell’Istituto Agrario Umberto I, o “Pro Ferrovia Umbertide-Forlì” (1907) sul problema delle comunicazioni tra Forlì, l'Umbria e la Toscana. La questione ferroviaria tra Forlì e Firenze o Forlì e Arezzo occupava spesso spazio nelle pagine dei settimanali politici dal 1870 fino ad almeno la prima guerra mondiale. Nonostante tanti progetti e tante battaglie, rimase tutto solo su carta. Va menzionato altresì “Il Mezzadro” (1911-1912) ma pure il “Giornale Agrario Italiano” presente dall'Unità d'Italia e che fin dal 1878 aveva sede in casa Sajani di via Sant'Agostino 2 (ora via Zauli Saiani) diretto da Francesco Marconi e Tito Pasqui. 

È interessante notare come vi fosse particolare premura nel sottolineare lo scopo educativo della stampa. Anche sotto San Mercuriale nacquero giornali rivolti a un pubblico più giovane, a scopo edificante, didattico, pedagogico. Come “L'Amico dei Fanciulli” (1877-1879), elegante quindicinale compilato da Filippo Marinelli, direttore delle Scuole di Forlì. In esso si leggevano racconti storici e morali, biografie, poesie, elementi di scienza: il primo volume era dedicato ai fanciulli d'Italia affinché s'ispirassero a forti propositi e a virtù religiose e civili. Furono solo quattro i numeri di “Primavera” (1907-1908), giornalino del Collegio educativo diretto da Antonio Dalle Vacche. E poi “Lo Studente” (1907-1908), sempre scritto da studenti sotto la guida di Pio Macrelli. Successive riviste per giovani e ragazzi di matrice forlivese furono “La Face” (1913-1914) curata da don Giuseppe Prati, cioè don Pippo e “Il Romanzo dei Piccoli” (1913-1914), quindicinale diretto e fondato da Antonio Beltramelli. 

Un'ultima fiammata di giornali nati a Forlì si avrà dopo la Grande Guerra, con la nascita de “Il Momento” (1919), tutt'ora esistente, “La Piê” (dal 1920) a cura di Spallicci, Beltramelli e Balilla Pratella. Sorse poi il longevo “Penombra” (dal 1920), noto mensile enigmistico illustrato e diretto da Eolo Camporesi. Nel 1922, infine, nacque “Il Popolo di Romagna”, settimanale d'ispirazione fascista. 

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