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La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

Ci sarà vita oltre il Commissario

Il sistema Romagna deve ripartire, se la macchina s’inceppa nulla sarà come prima. La generazione attuale di romagnoli ne farà le spese, più ancora quelle a venire. I primi cittadini ne sono consapevoli

Il diario della crisi registra l’imbarbarimento del dibattito politico attorno alla nomina  del Commissario straordinario. Non mi soffermo sulla figura di Stefano Bonaccini, persona capace e molto più affabile ed emotiva di quanto appaia in pubblico. Vado oltre, non per trascuratezza nei suoi confronti, ma perché anche i bambini hanno capito che non sarà lui ad essere designato. Troppi, da una parte e dall’altra, hanno parlato troppo. Un Commissario, comunque, ci sarà, impossibile che Giorgia Meloni possa tardare a nominarlo, vista la spinta dei sindaci di sinistra e destra, degli imprenditori e delle loro associazioni. E vista la logica delle cose.

Un Commissario è indispensabile, la sua nomina è tutt’altro che un falso problema, ma non è che, con lei o lui in carica, sarà tutta discesa. I problemi da risolvere sono enormi: chi in Romagna ha responsabilità nei governi locali ne è drammaticamente cosciente. Negli ultimi dieci giorni  ho intervistato, guardandoli negli occhi, diversi sindaci. Non è spettacolo leggero osservare da vicino le sindache e i sindaci, e non certo perché non siano persone gradevoli. Il fatto è che, di sinistra o di destra che siano, se li osservi attentamente nei gesti, nelle espressioni, ti rendi conto della slavina di problemi, angosce, incertezze che si è abbattuta sulle loro spalle.

La fase emergenziale è superata ma tutti, proprio tutti, ti confidano: “la prima notte e i giorni successivi pensavo alle vite dei cittadini che avremmo potuto perdere”. E’ il primo ricordo che riemerge, provano a esorcizzarlo, concentrandosi sul da farsi. Incontrano gente sfinita che attende risposte. La Romagna, che qualche buontempone vorrebbe trasformare in area metropolitana, è terra di campanili, di gente abituata a dare una mano, frenetica nelle ripartenze e spietata nel giudizio.

Di fronte ai sindaci c’è la sequela di problemi giganteschi da superare per ridare alle comunità di collina, pianura e città una parvenza di normalità. E adesso ciascuno di loro, al di là delle dichiarazioni volte a trasmettere fiducia e speranza nel futuro, opportune da parte di chi guida una collettività, sa di avere di fronte una montagna da scalare. Il sistema Romagna deve ripartire, se la macchina s’inceppa nulla sarà come prima. La generazione attuale di romagnoli ne farà le spese, più ancora quelle a venire. I primi cittadini ne sono consapevoli.

Lo leggi nei volti smagriti, dimentichi del cibo, del sindaci di Sarsina e di Modigliana. Nell’ansia della sindaca di Tredozio e di quello di Rocca, che si raccomandano di ricontattarli, temono che dalla pianura ci si dimentichi della collina. Nella riflessione della sindaca di Bagnacavallo: “alla gente dobbiamo dire quel che possiamo fare ma anche quello che non potremo fare”. Nella convinzione del sindaco di Faenza: “dobbiamo comportarci diversamente da come l’uomo ha fatto negli ultimi cento anni, creando un eco sistema che parta dalla montagna”. Nella consapevolezza del sindaco di Ravenna: “chiunque sarà il Commissario lo accoglieremo a braccia aperte, ma deve sapere che servono opere ciclopiche e strumenti per realizzarle. Io, nel frattempo, i cantieri non li fermo”. Nella determinazione del sindaco di Cesena che, come quello di Ravenna, è anche presidente della provincia: “servono misure e risorse urgentissime per progetti che abbraccino montagna, città e pianura. Se perdiamo settimane perché mancano finanziamenti non ce la facciamo”.

La nomina del Commissario è condizione necessaria ma non sufficiente per la ripresa. Il resto lo deve fare, come sempre ha fatto, la gente di Romagna. Serve come il pane un uomo, o una donna, che faccia da collettore/trice delle istanze locali e si interfacci con il Governo, ma idee e lavoro devono partire da qui. Tutto andrà ricostruito, con criteri diversi dal passato.

Tanto per dirne una, occorre rimuovere la paura collettiva che tutto possa ripetersi da un momento all’altro per un capriccio di Giove Pluvio. E’ compito spaventevole, per riuscirci occorreranno realizzazioni epocali, ma qualcuno se lo deve prendere e non sarà il Commissario/a. Tocca alla Romagna: datele i mezzi, proverà a farcela. Buona domenica, oggi splende il sole e non mancheranno tagliatelle e cappelletti. A cose risolte, il Commissario/a, se si abitua, non sarà facile mandarlo/a via. Ma sarà problema che ci porremo volentieri.
 

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