rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

Il voto in Romagna, cosa cambierà e cosa serve fare adesso

Cerchiamo, a questo punto, d’immaginare gli scenari che si aprono. Perché in Romagna ci sono un bel po’ di cose da fare

Domenica scorsa in Romagna s’è votato per il rinnovo di diverse amministrazioni comunali. Tutti sappiamo chi ha vinto e chi ha perso; con l’eccezione di Cattolica, ove il ballottaggio in corso vede Franca Foronchi, centro sinistra, nettamente avvantaggiata sul sindaco uscente, il penta stellato Mariano Gennari. Cerchiamo, a questo punto, d’immaginare gli scenari che si aprono. Perché in Romagna ci sono un bel po’ di cose da fare, per compensare il ritardo infrastrutturale: dalla E45 alla Ravegnana, dalla Cervese alla Emilia bis, dalla metropolitana di costa alla sistemazione dell’Adriatica alla E55, tanto per snocciolare un insufficiente elenco e limitarsi alle vie di comunicazione. Occorre scegliere, tutti assieme, su cosa puntare e poi muoversi a ranghi compatti. E serve farlo in fretta: la straordinaria occasione fornita dalle risorse europee è treno che passa  e se ne va, non salire in carrozza sarebbe colpa imperdonabile.

Rimini

A Rimini ha vinto, molto nettamente, Jamil, erede designato di Andrea Gnassi. Non era scontato: in città nel 2020, alle regionali, lo scarto tra il governatore Bonaccini e la candidata leghista Lucia Borgonzoni era stato di soli tre punti percentuali. Ma l’eredità politica di Gnassi era cospicua: negli ultimi dieci anni Rimini ha fatto, in termini di realizzazioni, un passo avanti decisivo, sconosciuto alle altre città romagnole. E Jamil, nella competizione, c’ha messo  del suo: la sua lista personale ha ottenuto il 15% dei voti, battendo il record romagnolo della specialità. Infruttuosa è risultata l’alleanza, che puntava a condizionare l’eventuale ballottaggio, tra Gloria Lisi, ex vice sindaco di Gnassi e l’area grillina dei parlamentari Giulia Sarti e Marco Croatti.

Particolarmente negativa, oltre ogni previsione, la performance del centro destra. S’apriranno riflessioni al suo interno, delle quali forse sapremo. Quel che interessa tutti è capire se Rimini vorrà far parte a pieno titolo della squadra di governo della Romagna. La città ha talvolta mantenuto una posizione “distante”:  tendenza che ha ragioni storiche e culturali che qui non c’è tempo d’approfondire ma che, nell’ultima parte del suo mandato, Gnassi ha ripetutamente definito superata. Intervistandolo per “Salotto blu”, gli ho posto, qualche mese fa, specifica domanda, registrando una decisa apertura. Sapremo presto quali saranno le intenzioni del nuovo sindaco. A proposito di Gnassi, per inciso, si sa cosa c’è nel suo futuro: la presidenza del nuovo ente che comprenderà la Fiera di Rimini e quella di Bologna, quando e se si farà storica la fusione.

Ravenna

A Ravenna ha stravinto il sindaco uscente Michele De Pascale. Qualsiasi giornalista avrebbe scommesso sulla vittoria del centro sinistra ma De Pascale ha fatto meglio del previsto e l’opposizione non più del minimo sindacale. Chi non ama il centro sinistra sostiene da tanto che in città non c’è ricambio, che comandano i poteri forti etc etc. A me pare che la questione sia più articolata: Ravenna è città performante, per usare un termine orribile ma caro ai manager. A cominciare dal settore bancario locale, più solido che altrove. La Cassa, guidata con mano sicura da Antonio Patuelli, ha mantenuto stabilità intanto che le Casse di Risparmio di Cesena e Rimini saltavano e le loro insegne erano sostituite da quelle di Credit Agricol. Per non dire del Credito Cooperativo, ove la Ravennate Imolese, di cuore faentino, nel 2017 ha assorbito pure la storica Banca di Forlì e guarda al futuro con ottimismo.

Per passare alle associazioni d’impresa che, a Ravenna, vantano esperienze di riferimento regionale: tra associazioni nate a sinistra, come Lega Coop o Cna, ma anche tra altre come Confcommercio, Confindustria o Confagricoltura. Quella ravennate, per di più, è società coesa, dialogante, raro registrare al suo interno faide fratricide o isterismi auto distruttivi.  In un contesto del genere, è complicato negare che la politica che governa la città da decenni abbia i suoi meriti. Oggi, a De Pascale riconfermato, si pone la stessa domanda fatta per Rimini: ci starà Ravenna a volgere lo sguardo alla intera Romagna? Il trentaquattrenne sindaco ha sempre risposto affermativamente e Ravenna, fuori dall’asse della Via Emilia, ha necessità di collegare se stessa, e il suo porto, all’entro terra e alle grandi vie di comunicazione.

Cesenatico

Ha vinto largamente, oltre le previsioni, anche Matteo Gozzoli a Cesenatico, guidando una coalizione di centro sinistra che non comprendeva i grillini. Pochi dubbi ci sono sul fatto che Cesenatico intenda lavorare sullo sviluppo romagnolo: sia per i convincimenti più volte espressi da Gozzoli sia perché il turismo necessita di collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali più efficaci degli attuali. Briscole che la città non può certamente giocare da sola. Forlì, Cesena e Cervia, voteranno tra quasi tre anni, Faenza tra quattro. Dunque il tempo consente ai sindaci di tutti i principali centri romagnoli di radunarsi attorno a un tavolo e lavorare su programmi da mettere in condominio. Avere altre distrazioni e non concentrarsi sulle infrastrutture che servono non sarebbe giustificabile. Tralascio volutamente il ruolo che dovrebbe, nella partita, giocare la Regione perchè ne parleremo prossimamente. 

I parlamentari

Un ragionamento va fatto sui parlamentari romagnoli, figure che ebbero, nei decenni migliori della nostra terra, grande importanza e che seppero anche superare gli steccati di partito lavorando a progetti comuni. Oggi la situazione è fluida, anche perchè il destino politico di molti di loro è appeso a un filo. L’onda di consenso penta stellata (nel 2016 primo partito a Rimini e a Ravenna) e quella leghista (con percentuali tra il venti e il trenta per cento in Romagna, tra 2018 e 2019) pare esaurita. Il voto di domenica scorsa, tanto per dire, ha fatto registrare in diversi comuni il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega. Inoltre, quando si voterà per le politiche, nel 2023, ci saranno, a prescindere, meno eletti in Parlamento per via della riforma già varata.

Al momento, in Romagna, soprattutto per chi non è collocato nell’alveo del centrosinistra, la riconferma, volendo dar retta alle tendenze emerse dal voto di Domenica scorsa, pare complicata. Tendenze che potrebbero cambiare, nulla appare volatile quanto il consenso politico, ultimamente; per di più, grandi manovre si profilano a Roma, tra nuove alleanze e apparentamenti, nascita di un ipotetico schieramento di centro, chiarimenti a destra, ritorno al bipolarismo o no, etc etc. Quindi tutto è possibile, chi vivrà vedrà. Quel che è auspicabile, per rimanere alle cose di casa nostra, è che i parlamentari romagnoli dedichino  energie, talenti, agganci nazionali etc, con l’obbiettivo di dare una mano alla Romagna. Di concerto con le comunità locali. Che ciò costituisca un passaggio della loro carriera politica (che auspichiamo lunga e fortunata) o anche l’ultimo regalo che vorranno fare a chi li ha eletti. I romagnoli gliene saranno, comunque, grati. Buona Domenica, alla prossima. 

Si parla di

Il voto in Romagna, cosa cambierà e cosa serve fare adesso

ForlìToday è in caricamento