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La domenica del villaggio

La domenica del villaggio

A cura di Mario Russomanno

Storie di ordinaria femminilità: Licia Angeli, la ragazza con la valigia

È donna con i piedi piantati per terra e con l’etica del lavoro a fare da bussola. E con una visione cosmopolita che, per tante ragioni, non tutti possono permettersi

Partiamo dal ruolo istituzionale: Licia Angeli è vicepresidente nazionale dei giovani di Confindustria. Un impegno rilevante, quotidianamente operativo, che onora con serietà e che, progressivamente, ha reso sempre più responsabili, e talvolta sofferte, le sue considerazioni sullo stato della economia. Lo affermo con cognizione: ho avuto modo d’intervistarla in televisione in fasi successive della sua fresca esistenza. La prima diversi anni orsono, quando Angeli era presidente dei giovani confindustriali ravennati; l’ultima, a “Salotto blu”, la settimana scorsa. Licia guida comunicazione e marketing di “Nanan”, azienda che produce abbigliamento, oggettistica e arredamento per l’infanzia, con mercati e negozi in tutta Europa, in Giappone, Russia, Paesi del Golfo, etc, sorta nel 2008 grazie a una intuizione sua e di sua madre. Quello stesso anno le fondatrici aprirono a Milano la prima boutique monomarca dell’azienda. La manager ravennate è anche instancabile viaggiatrice, per lavoro e talvolta per diletto, a spasso tra i continenti con la frequenza, più o meno, con cui io vado a fare una vasca in centro. Figlia di romagnoli di normali e orgogliose origini, simpatica, alla mano, altissima, con l’aspetto che vedete nella foto, cittadina del mondo, Licia avrebbe potuto appiattirsi su una esistenza comodamente glamour e dai ritmi più riposanti. Non le è mai passato per la testa e, sospetto, non avrebbe trovato approvazione in famiglia.  È donna con i piedi piantati per terra e con l’etica del lavoro a fare da bussola. E con una visione cosmopolita che, per tante ragioni, non tutti possono permettersi.

Licia, cosa facevano i tuoi genitori?

Mia mamma è ravennate; mio babbo, originario di Meldola, è zio paterno del tuo amico e concittadino Massimo Angeli, mio cugino, imprenditore edile.

Lo so, grazie a Massimo, ho conosciuto i tuoi genitori, persone squisite. Delle quali, però, non conosco la biografia.

A Ravenna aprirono una cartolibreria, in seguito si trovarono a gestirne cinque. A quel punto mia mamma aprì un’azienda di produzione di gadget per festività natalizie, pasquali, etc. Le piacevano particolarmente gli oggetti in pelouche, circostanza non irrilevante.

In quanto legata alla nascita di “Nanan”?

Si. Un pomeriggio mia mamma ed io, mentre facevamo due passi in centro a Cesena, ci fermammo davanti alla vetrina di un negozio, attratte dalla culla per neonato prodotta da un’azienda francese. Fu in quel momento che ci venne in mente di creare un mondo ovattato, bianco, fatto di coccole, da mettere a disposizione di mamme e bambini.

È singolare rendersi conto di come frequentemente, con componenti e circostanze casuali, nascano brillanti avventure imprenditoriali.

Frequento colleghi, le storie aziendali si assomigliano: poi serve applicazione massima, propensione al rischio, costanza, fortuna. E anche quella che in Romagna chiamiamo grinta. Ma è sempre da un’idea che nasce la possibilità di creare lavoro per sé e per altri. 

Della famosa grinta chi ne ha di più, tua madre o tu?

Lei, certamente. È partita da poco, assieme a mio babbo ha sempre azzardato, scelto, combattuto. Io affronto sfide diverse, mi confronto con il mondo, con mercati e competitor, ma sono cresciuta nel privilegio d’avere genitori imprenditori.

Che tipo d’infanzia hai vissuto?

Coccolata. Intanto, vivevamo a Classe di Ravenna, un gran bel posto. Poi i miei genitori mi hanno fatta sentire molto amata. Anche se, crescendo, come capita a tanti, diventai un tantino ribelle. Quando m’arrabbiavo preparavo uno zainetto e minacciavo di partire per mete lontane. Forse era nel mio destino.

Infatti, circola sul web il tuo hashtag “la ragazza con la valigia”. A proposito, dove sei stata ultimamente, intendo in quali luoghi suggestivi?

A Bali, in Brasile, a Marrakesh, alle Maldive, in Giappone, in Cina.

Cosa porti a casa, a parte le esperienze di lavoro? 

Culture diverse, modi di pensare, abitudine al confronto e a ragionare.  Per ultima ma non ultima, la gastronomia.

A proposito. Il fortunato marito, visti i tuoi ritmi, è costretto a ricorrere al Mc Donald?

Hai una visione superata della ripartizione dei ruoli in famiglia. Lui ed io abbiamo attività diverse, ci muoviamo, abbiamo abitudini abbastanza frenetiche. Detto questo, credi che mia mamma non m’abbia insegnato?  So preparare la pasta fatta in casa, la piadina. Appena possibile mi cimento, con ottimi risultati.

A proposito di visioni superate, indossi frequentemente giacche di taglio maschile con sotto t-shirt. Una ragazza esperta di moda come te, di una generazione precedente alla tua, avrebbe vestito diversamente. Cos’è cambiato?

Dalle intuizioni di Giorgio Armani, maestro supremo, in poi, la moda è diventata, progressivamente, sempre più comoda, adatta a diverse occasioni, agli spostamenti. Il canone è la semplicità, la possibilità di sentirsi a proprio agio.

Licia, ci tocca, purtroppo, cambiare argomento. Cosa si dice, in giro per il mondo, della guerra?

Che è una tragedia inattesa; era impensabile, in questa epoca, un conflitto sanguinoso in Europa. La percezione che si tratti di catastrofe umanitaria è diffusa. Poi, a seconda del Paese in cui ti trovi, ascolti opinioni diverse in merito alle responsabilità, agli interessi in gioco. Se sei in Francia i pareri sono di un tipo; se sei in Cina sono di altro tenore.

Negli ambienti confindustriali italiani?

Si ha, oltre a un giudizio netto sulla questione, che coincide con quello espresso dalle autorità europee, una grande preoccupazione per le ricadute negative sulla economia. Non solo quella italiana, le economie sono ormai interconnesse.

Pochi giorni dopo l’inizio del conflitto ho intervistato a “Salotto blu” il presidente delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi. Ha parlato di minori esportazioni, dalla nostra Regione, per più di un miliardo di euro all’anno.

Zambianchi ha ragione. Aggiungi che, dal momento in cui l’hai intervistato, le previsioni sono pesantemente peggiorate. Poi c’è la questione del turismo, dei trasporti, della logistica. Tieni presente, inoltre, che già prima del conflitto c’era stato un inspiegabile aumento del costo delle materie prime, oggi diventato inaffrontabile per un gran numero di aziende. Credo non sia chiaro che andremo incontro a una crisi. Produrremo meno, chiuderanno imprese, verranno a mancare posti di lavoro. 

Le sanzioni?

Parlo da confindustriale, senza considerare che la nostra azienda è attiva anche in Russia. Quella delle sanzioni è scelta politica pesante. Non so quanto potrà condizionare le decisioni di Putin. Di certo le sanzioni avranno ripercussioni negative sulle imprese e sulla possibilità di accedere alle risorse energetiche. Detto questo, c’è una politica del nostro Paese e dell’Europa che Confindustria rispetta.

Chiudiamo con un argomento meno drammatico. Tu e tua madre siete romagnole d’origine controllata. Conta qualcosa nell’essere imprenditrici?

Moltissimo. La creatività, la socialità, la cultura del benessere, del valore della vita e della sua qualità, l’abitudine a stare assieme, a superare differenze. Sono caratteri distintivi della nostra terra. Importantissimi per fare azienda, intrecciare relazioni. Nel caso nostro, poi, ancora di più: “Nanan” realizza prodotti che si rifanno a un’idea affettuosa dei primi anni di vita e dei rapporti familiari. Posso aggiungere una cosa?

Siamo qui per questo.

La Romagna dovrebbe essere più consapevole delle proprie enormi potenzialità: cultura, tradizione, ambiente, folklore. Un patrimonio inestimabile. Come hai spiegato, mi capita di viaggiare continuamente: non credo che esista, al mondo, un territorio simile. Occorrerebbe fare squadra, avere progetti di respiro. Mi fermo, il discorso si farebbe lungo.

Lo riprenderemo. Grazie e, ogni tanto, da quei luoghi lontani e affascinanti, manda una cartolina.

Buona domenica, alla prossima.

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