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A Forlì-Cesena l'inflazione è pari allo 0,6%: diffusa la classifica delle città più care

L'Istat ha reso noti oggi i dati territoriali dell'inflazione di febbraio, in base ai quali l'Unione Nazionale Consumatori ha stilato la graduatoria di tutte le città più care d'Italia

L'Istat ha reso noti i dati territoriali dell'inflazione di febbraio, in base ai quali l'Unione Nazionale Consumatori ha stilato la graduatoria di tutte le città più care d'Italia, in termini di aumento del costo della vita, sulla base dei nuovi dati del paniere Istat. Non solo, quindi, delle città capoluogo di regione o dei comuni con più di 150 mila abitanti ma di tutte le città monitorate dall'Istat. In testa alla top ten delle più care d'Italia torna Bolzano, dove l'inflazione pari all'1,7%, la seconda più alta d'Italia dopo Brindisi, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 492 euro per una famiglia media, in aumento rispetto alla spesa che ci sarebbe stata con i vecchi dati Istat ora superati, pari a 452 euro.

Medaglia d'argento per Brindisi, dove il rialzo dei prezzi del 2,1%, il record del mese di febbraio, determina un incremento di spesa annuo pari a 398 a famiglia. Medaglia di bronzo per Napoli che con +1,7% ha una spesa supplementare pari a 375 euro annui per una famiglia tipo (sarebbero stati 344 euro lo scorso anno). Appena fuori dal podio Venezia (+1,4%, al 5° posto per inflazione, pari a 369 euro), poi Trieste (+1,4%, 342 euro), al sesto posto Firenze (+1,3%, +340 euro), poi Bologna (+1,2%, 334 euro), Pisa (+1,3%, 332 euro) e Rimini (+1,2%, 326 euro). Chiude la top ten Alessandria (+1,3%, +325 euro). Forlì-Cesena presenta a febbraio una inflazione dello 0,6% piazzandosi al  44esimo posto.

Nella graduatoria delle città più virtuose d'Italia, 9 città sono in deflazione. Tra queste vince Campobasso dove l'inflazione più bassa d'Italia, pari a -0,9% si traduce in un risparmio equivalente, in media, a 186 euro su base annua. Medaglia d'argento per Imperia, dove la diminuzione dei prezzi dello 0,7% determina un calo di spesa annuo pari a 157 euro per una famiglia tipo. Sul gradino più basso del podio delle città più risparmiose, Pescara che con -0,7% ha un taglio delle spese pari a 156 euro annui per una famiglia media.

In testa alla classifica delle regioni più "costose", con un'inflazione annua a +1%, il Trentino Alto Adige che registra a famiglia un aggravio medio pari a 284 euro su base annua. Segue il Veneto, dove la crescita dei prezzi dell'1,1% implica un'impennata del costo della vita pari a 274 euro, terza il Lazio (+1,1% e +269 euro). La regione più risparmiosa è il Molise (-0,8%, -166 euro). Medaglia d'Argento per l'Abruzzo, sempre in deflazione (-0,2%, pari a -43 euro).

La situazione in Emilia Romagna

In testa alla top ten delle più care Bologna, dove l'inflazione pari all'1,2% si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 334 euro per una famiglia media, e colloca il capoluogo in 7° posizione nella graduatoria nazionale. Medaglia d'argento per Rimini, dove il rialzo dei prezzi dell'1,2% determina un incremento di spesa annuo pari in media a 326 euro a famiglia (9° posizione in Italia). Medaglia di bronzo per Parma che con +1,1% ha una spesa supplementare pari a 299 euro annui per una famiglia tipo. Appena fuori dal podio Ferrara (+0,8%, +217 euro), poi Modena (+0,7%, 190 euro), Forlì-Cesena (+0,6%, +163 euro), Piacenza e Ravenna (ex aequo con +0,5%, +136 euro). Chiude la graduatoria Reggio Emilia, la più virtuosa con +0,1% e un aggravio di spesa di appena 27 euro annui, in 66° posizione su 78 città monitorate.

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